Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Non é forse vero che l’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, ha voluto, a sua volta ricambiarlo, costruendosi un piccolo dio a propria immagine e somiglianza?
Purtroppo, oggi più di ieri, l’uomo é scivolato nella voglia di multiformi desideri: tra essi peró manca Dio, considerato quasi un fastidio.
Cerca di vedersi in tutto, eccetto nelle cose di lassù, diventando così un capolavoro abbrutito, anche se ancora si intravedono in lui orme di antica bellezza.
E sono proprio queste orme, che, se pulite, potrebbero aprire il ritorno alla Verità, nella quale egli, guardandosi, puó ritrovare i contorni della sua grandezza: il vero specchio, dove la misericordia di Dio misura il suo amore.
Una domanda affiora costantemente alla mente: che cosa fa più paura al diavolo?
Non credo che possa temere gli incontri di massa o le tante iniziative culturali e sociali.
E neppure ritengo che possa impressionarlo la dottrina predicata o ostentata.
Ciò che mette in crisi seriamente il diavolo è la santità del cristiano.
Quell’esplosione di umanità e di fede che si fa richiamo e crea autentica sequela.
Se egli prova goduria insensata nella visione di tanti, che giocano con il soprannaturale e si perdono in semplici moine esteriori, si sente, invece, perso, per non dire, affogato, al cospetto di chi, non solo si pone, ma pensa, parla e vive anche come Cristo.
E sono proprio tali cristiani, che realizzano e continuano la vittoria di Cristo su Satana.
E mi perdo, ogni volta che chiudo gli occhi davanti alla verità
e preferisco camminare tra i cespugli di apparenze che il mondo
non si stanca mai di porre lungo il mio cammino come arcobaleni.
Affascinato da essi, mi sembra di attraversare come in un sogno
gli avvallamenti della vita e senza vedere la vacuitá dei ponti,
quasi sempre precipito, trovandomi preso dai raggi della realtà.
I genitori non sono i proprietari dei figli.
Non sono il loro presente che, a tutti costi, vogliono gestire come se fossero piccoli automi.
I figli vanno amati sempre, ma mai costretti a conformarsi ai loro pensieri.
Essi hanno già i loro pensieri, che devono solo essere rispettati.
Hanno una volontà vera, che mai deve essere piegata alla loro.
Essi sono uomini nuovi, che vanno custoditi nei corpi, ma non nelle anime, che volano in alto, dove certamente cercano orizzonti del tutto diversi dai loro.
É assurdo pretendere di essere gli occhi, le mani, i piedi dei propri figli, quasi specchio, dove li devono plasmare senza alcuna autonomia.
Finché i genitori non si rendono conto che la vita non indugia nè si ferma su ieri, ma cerca sempre il domani, e, quindi, avanza nel tempo, i figli non cresceranno mai adeguatamente.
Anzi, se piccoli, saranno solo la loro immagine, in cui si autoglorificano; se grandi, saranno un problema, perché ormai pensano e decidono diversamente da loro.
La bellezza genitoriale, fonte di reciproca fecondità e maturità, sta solo in un dialogo appassionato con i figli, che apre la porta ad una vera amicizia.
E fallisco sempre ogni volta che abdico a me stesso
e cerco nelle cose o nelle idee altrui la mia gioia.
Anche se per qualche istante sogno lontani eldoradi
che eccitano la fantasia, in realtà mi sento non io,
essendo gli altri a tracciare la strada e a segnare
il cammino, che non ritengo mio se non per comodità.
La bellezza del tempo o delle ore, che segnano lo scorrere della vita, non sta nella semplice ebbrezza di quanto uno riesce a fare, ma essenzialmente nella serenità, che sa trarre da ciò che fa.
Esasperare le proprie capacità esclusivamente per riempirsi di cose, senza mai toccare le corde dell’anima, è uno sbaglio enorme.
È come un porre le basi per un castello di sabbia, che cede alla prima scossa: se leggera, lo indebolisce; viceversa, lo abbatte.
Del resto, nessuno é felice nella gabbia di ciò che possiede: mai esce dalla sua ragnatela.
La paura di perdere o di impoverire ciò che ha, gli impedisce ogni volo e facilmente finisce per abbrutirsi tra e nelle stesse cose.
Quasi sempre la serenità si legge più sul volto di chi ha poco che di chi ha molto.
Chi ha molto, vive nell’ ansia di perderlo. Chi ha poco, si lascia più facilmente abbracciare dal Cielo.
Ogni giorno penso cose diverse allungo lo sguardo
e mi smarrisco nella visione di tanti grattacieli,
che fingono di misurarsi tra loro senza guardarsi
in faccia: sono distanti, anche se vivono insieme.
Sembrano perfette fotocopie delle nostre immagini
belle e svettanti, vicine e disincantate tra loro,
è il giardino della indifferenza, dove ogni fiore
nasce vive muore senza alcun lamento degli alberi.
Quando imparerò a dire no alle sciocche lusinghe e correrò lontano,
soprattutto da ciò che mi piace, io sarò certamente più uomo.
Getterò alle ortiche la veste del pagliaccio sempre ondeggiante di diversi umori
e senza più regalare artefatte moine, mi darò un volto nuovo, dove chiunque mi vedrà nella verità.
Attento aguzzino di me stesso, respingerò le voci di sirene inutili e curvo sotto il peso dei pensieri,
mi aprirò, come una crisalide, al calore di un’ altra vita.
Cercherò e volerò in orizzonti di bellezza più alta, dove respiri e profumi di ogni genere
mi avvolgeranno e mi faranno scrivere la mia vera storia.
E sarai una delusione se continui a vedere nella politica
intrecci di affari arcobaleni di promesse mercati verbali,
puoi giocare con il ritornello di essere una faccia nuova
gridare idee di moralità indossare il saio della riscossa,
un coacervo di finzioni che attraggono amanti di speranze,
ma la maschera che nasconde il vecchio peggiore un giorno
cederá e ti rivelerà per ciò che veramente sei: un illuso,
mestierante da strapazzo che recita su canovacci ipocriti
la commedia del politico i cui occhi vedono solo eldoradi,
e non lamentarti se la coltre della giustizia ti arrotola.