Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Non domando applausi nè contorni di affetto
quando in Chiesa proclamo la Parola di Dio.
Chiedo solo a chi ascolta di non giudicarmi
a partire dai propri gusti, anche perchè io
non parlo per me nè considero mie le parole.
Parlo in nome di Gesù e sue sono le parole
che dico, per cui chiunque non ascolta, dovrà
un giorno a Lui e non a me dare conto, anzi
é Gesù stesso che domanderà il non ascolto
delle parole che io ho detto nel suo nome
A differenza di tanti che temono la solitudine
io la cerco la trovo e la gusto con vera gioia
mi lascio cullare e sollevare dalle sue intime
ali,che aprono l’anima alla Bellezza del cielo
ove la figura della terra svanisce nell’estasi
dell’invisibile che la mente tende a penetrare
Qui tutto pare diverso:ogni pensiero di verità
o di menzogna muore nell’amore che non giudica
ogni lacrima si fa solo ricordo,quasi un sogno
che indugia nei sapori dell’eterno;ogni voglia
di essere il primo si frena e cambia direzione
mi sento un naufrago felice nel mistero di Dio
Una sola parola ha sempre guidato la mia vita: adesso.
Non mi sono mai detto: è meglio domani o dopodomani.
Ho sempre percepito ogni istante di tempo
come un’ occasione da non perdere, convinto che persino
le briciole possono determinare il destino di una vita.
Quanti legano se stessi al passato o al futuro, nascondendosi
nei soliti ritornelli: lo dovevo fare ieri oppure lo farò domani,
rischiando alla fine di non farlo mai?
È triste bruciare il tempo in promesse inutili, quando so che
il suo destino è quello di scorrere senza mai aspettarmi.
Tu mi hai reso erede non di qualcosa che
un giorno scomparirà anche dalla memoria
né di talismani che m’accendono fantasie
di miracoli che la verità subito elimina
nè di un destino indistinto come un mito
che mi schiude al senso dell’impossibile
ma di Te stesso,che in ogni istante gemi
ti annienti per farmi una creatura nuova
Sei Tu l’eredità unica non fatta di cose
fragili o di un mucchio di parole smorte
ma d’amore che si scioglie in sofferenza
in lacrime,in sangue che la croce genera
Qui e solo da qui Tu m’attiri e illumini
il cammino seminato da intarsio di spine
che non coprono il respiro del tuo Cuore
né lo strazio del Volto tanto stracciato
anzi in essi come avvolto da un manto,io
mi riposseggo e porto in Te la mia croce
Quando sto solo ed inizio a pensare, attorcigliandomi in me stesso,
ripasso la mia vita,intarsio di ombre e di luci, consumato senza nostalgia,
se non il dispiacere di aver parlato troppo ed ascoltato poco.
Così, rivivo i miei effluvi di parole, quando un solo gesto avrebbe reso di più;
i discorsi forbiti, quando sarebbe stata sufficiente una semplice parola;
i giochi di sguardi o di finti sorrisi, quando il silenzio
sarebbe bastato per farmi capire meglio e bene.
Se potessi riprendermi parte del tempo passato, parlerei di meno
e mi spenderei soprattutto per ascoltare,convinto che nell’ascolto
e non sprecando le parole, potrei vivere di più e
dare un senso di maggiore ricchezza allo scorrere della vita.
Ciò che mi rende indisponibile all’ascolto è la prosopopea di chi parla,
quasi sempre fruitore di un chiaroscuro di parole, che nulla hanno e niente creano.
Rivelano solo un intarsio di atteggiamenti, ben curati da studiate finzioni,
che nascondono la voglia di essere qualcuno.
Non così quando a parlare sono labbra umili, per le quali anche un respiro
ha il profumo di una profonda dignità.
Più la osservo e più scopro che é un vero mistero.
Non so se vale la pena sostare nella sua visione,
dove mai riesco a decifrarne l’ identità, intarsio
sbiadito di sentimenti, che sembrano esili lucciole
in una notte d’ estate. Oppure allontanarmi da essa,
sperando che il tempo ne divori persino il ricordo.
Decisione non facile, perché aldilà del suo mistero,
trovo un’ anima e un volto, che pullulano di umanità
e creano ancora un fascino, che ha sapore di affetto.
Certo guardarmi attorno,girare per casa e non sentire più la voce di mia madre
non vedere più quegli occhi stanchi,ma svegli sempre in attesa del mio rientro
per me che sono vissuto con lei sino alla fine,come figlio prediletto,è atroce
Mi schiude orizzonti di mistero:chi sono da dove vengo dove vado,domande forti
che rivestono il destino di tutto ciò che è umano e mi portano oltre la soglia
ove contemplo trovo tante immagini,che dipingono ancora una volta il suo volto
Non credo di essere un colletto bianco
inamidato ed ingabbiato tutto in abiti
di dignità artefatta ma poco profetici
né ostento di vezzeggiare l’arcobaleno
dei miei sguardi solo perché scivolano
su chi ha potere ma non una vera anima
Pur sapendo di avere un ruolo,mi sento
sempre un manovale nella chiesa di Dio
e vivo tormento e gioia ogni volta che
la calcina della mia caldarella,invece
di alimentare la sua costruzione,si fa
scarto,gettando alle ortiche il lavoro
che ha crocifisso le spalle e il cuore
Non oggi nè domani,ma un giorno saprai la veritá
adesso ascolti solo il vagito delle parole vuote
fasciate da riverberi di grida che nulla offrono
o da silenzio di mistero che fanno pensare tutto
e il contrario,sempre nel gioco di tanti teoremi
ove le premesse in sé già vibrano di conclusioni
E tu credi che esse rispondono al vero,invece no
sono povere bugie che,una volta elaborate,volano
come aquile di certezze,anche se le ali affogano
nel letame del falso,dove il respiro del pentito
sembra un macigno verso la dignità di chi non sa
come difendersi dalla ragnatela delle sue accuse
Poco o niente vale oggi la parola di una persona
perbene:l’idolatria di chi si pente é un vitello
d’oro ai cui piedi rovina ogni forma di reazione
e finché non muta il vento con la venuta di Mosè
l’arte di fare la verità é un capriccio di menti
che leggono in ogni notizia provocata un delitto