Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Come vorrei comprendere
il Tuo e il mio mistero
turbinio di idee,che si
fermano quasi sempre là
dove è la soglia Ultima
A volte allungo le mani
perché mi sembri Vicino
a volte ti vedo Lontano
come un magico specchio
ove la identità Tua mia
si velano e si rivelano
Ma Tu,Lontano Vicino,se
veramente mi ami perché
non mi sussurri chi sei?
Non mi dici io chi sono?
Se Tu,o Dio,sei l’unico
sogno per il quale ogni
attimo io consumo,fammi
incontrare con il Sogno
sì da vedere l’Infinito
sulla nebbia della fede
e rendermi uomo di luce
Non è l’oroscopo che segna
di timori il nostro futuro
ma i pensieri deboli lenti
onde sempre vacillanti che
gettano a riva,lasciandoci
con noi stessi.Non importa
se qualcuno nello specchio
ancora sa truccare le pene
le gioie oppure sa leggere
nelle sue carte il destino
La verità appartiene a chi
la dona,non a chi la vende
ed è questa la verità vera
Nel cuore ho sempre
il vecchio gabbiano
pur volando in alto
ama gli scogli,dove
muto osserva medita
preso dall’infinito
mistero senza paura
Al di là dei limiti
mai da lui misurati
qui agita delle ali
la bellezza leziosa
qui il tempo ultimo
aspetta nel respiro
dolce dell’eternità
Quando i miei occhi si abbandonano alla bellezza del cielo,
ad uno ad uno cadono i pensieri pesanti.
Non vedo più cose e persone in chiaroscuro,ma nella luce,
che mi aiuta a cogliere persino la mia verità.
E sono veramente un altro,non più immoto in un grigiore incerto,
ma libero di correre ovunque,dove anche l’incontro a bassa quota
con una farfalla, schiude ebbrezze di novità.
Non hanno il coraggio di cambiare direzione
accendono solo lucciole di speranze, gridano
tanti cammini nuovi, senza mai indicare orme
di verità; fingono, mentre lo Stato precipita
sotto il peso di una locomotiva arrugginita
intasata di letame della politica che muore
della burocrazia che strangola ogni impegno
della magistratura che trasborda dai limiti
della sanità che mangia denaro senza curare
E noi siamo diventati nudi e persino restii
a levare contro di essi la voce di protesta
sapendo che nulla muta per le nostre attese
trafitte dalla sapienza economica che cerca
solo di scrutare le solite tasche, e tutto è
ben misurato per mantenere i loro privilegi
che come gabbiani sornioni su vecchi scogli
difendono, non disdegnando di roteare,quando
gli stimoli della fame bussano allo stomaco
Parliamo con le stesse parole
indossiamo gli stessi vestiti
usiamo uguali movenze e gesti
sembriamo stereotipi generati
per un circuito di marionette
Abbiamo smarrito il nostro Io
che è plasmato come l’ argilla
dal vasaio che fa ultima moda
non abbiamo più un’ anima vera
che grida il peso della morte
Viviamo senza cogliere un’ ora
neppure un attimo per tornare
a meravigliarci di quello che
siamo, per riscoprire sorprese
e novità che l’ io sempre dona
Solo se riprendiamo il nostro
io, liberandolo dalle mode che
l’addormentano, riviviamo ogni
ora, pure un attimo come fosse
la prima volta: e saremo nuovi
Non ha scarpe di marca né vestiti
di alta moda:un completo bianco è
il suo unico abito,che lo avvolge
di candore fino a farlo un angelo
le sue mani sono vuote di cose,ma
ricche di amore,non porta argento
né oro,ma solo il sorriso di Gesù
il suo cuore bussa alla porta
del nostro come un mendicante,che
pur rischiando d’essere importuno
insiste,finchè non trova ingresso
per donare le vere carezze di Dio
Guardare le nuvole fugaci è un passatempo
che mi libera dai pensieri pesanti, perché
colgo dietro di esse intrecci di immagini
che mi parlano come delicate fate d’ amore
e subito scompaiono senza lasciare tracce
se non leggeri chiaroscuri, che si perdono
nel cielo, ove dipingono sbiadite montagne
sulle quali vado come un bambino,provando
l’ebbrezza vera di davide che sfida golia
E mentre gioco con lineamenti occasionali
che si distendono per strisce trasparenti
intarsiate da cupe megere, che languiscono
per farmi vedere come è stupendo il cielo
ove disegno il mio volto, io come in sogno
mi sento signore delle nuvole,che cavalco
senza briglie, frangendo le vette più alte
che mi sollevano per stringere l’infinito
Non so chi é più finto se colui che finge o chi accetta volentieri tale comportamento.
Certo, non ci vuole troppa intelligenza nel riconoscere una persona, che gioca con la finzione
Eppure, c’é sempre qualcuno che si lascia sedurre dall’ascolto delle sue parole.
Forse trova in esse sapori di adulazione o il fascino della compiacenza.
Però, é veramente incredibile farsi ammaliare dalle moine di chi finge,fino a lasciarsi intrappolare dalla rete dei suoi desideri.
Purtroppo, l’incenso di chi conosce l’arte della finzione, vale piu della sincerità di chi cerca di parlare con il cuore.
E questo perchè ?
Perchè la sincerità non si piega, al contrario della finzione, che ha sempre cento facce.