Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Non é forse vero che oggi c’ è una caduta del desiderio di Dio,
generata dal naufragio dei valori e una grande voglia di avere e bruciare tutto in fretta ?
Certamente abbiamo smarrito il vero orientamento della vita,
per cui non sappiamo più volare in alto, anzi ci siamo assuefatti al piccolo particolare da gestire,
che consumiamo purtroppo senza alcuna prospettiva.
Siamo fermi a ciò che vediamo, con l’ unico tarlo nella mente di affogare ogni desiderio e voglia nel piccolo mondo,
che non ci turba, dove perfino la coscienza si fa un optional per tutte le occasioni.
Quanto sarebbe diverso, invece, se imparassimo ad aprire la vita ad altri orizzonti, al fascino di realtà superiori,
al cospetto delle quali, ogni istante sarebbe carico di stupore e ci guiderebbe al desiderio più profondo della vita: Dio.
Non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo!
«Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà» (Evangelium gaudium). La preghiera imbastita non solo delle nostre richieste di grazie, ma soprattutto di gratitudine verso il Signore fa posare automaticamente il Suo sguardo amorevole su di noi. E noi come reagiamo alla provocazione di chi ci domanda:-Che amore è il tuo se non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? La Sua vita, i Suoi modi di trattare i poveri, i Suoi gesti, la Sua coerenza, la Sua generosità quotidiana e semplice, ed infine la Sua dedizione totale verso gli altri si rivelano preziosi, perché sono capaci di fornire risposte a tutti i nostri interrogativi esistenziali e/o personali. «La Verità è in grado di penetrare là dove nient’altro può arrivare. La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore». Solo in questo modo, coloro che soffrono, coloro che domandano il nostro aiuto, coloro che attendono da noi una parola di conforto riconosceranno nel nostro cuore la Sua presenza, e non sapranno più fare a meno della Sua infinita tenerezza. «Non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera» (E.G.)
A cura di Teresa Perillo
Non puoi mai credere quanto sono fecondi certi momenti lontano dal chiasso e, persino dagli amici.
Ciò che altri vedono come solitudine, abbandono, io li vivo come una semplice pausa,
nella quale mi fermo, mi osservo e mi numero nella fragilità e nella bellezza.
Gustare la profondita del silenzio, che ti avvolge e dal quale ti fai accarezzare come se fosse foriero
di qualcuno che bussa al tuo cuore, per darti qualcosa di nuovo, é una gioia, che conta più del chiasso e degli stessi amici.
Anzi, mi riconquisto ed apro la porta a quelle gallerie interiori, da me mai scoperte, dalle quali stillano occhi di luce, che mi illuminano
e mi fanno sentire veramente diverso: non più prigioniero di cose e persone, ma libero e capace di volare in orizzonti di vera vita.
Tutto mi scorre innanzi, in una visione al cardiopalmo, che mi penetra in profondità,
quasi mi scortica il cuore, attratto da corpi disseminati, decapitati e schiantati al suolo
come manichini, che la ferocia sanguinaria dell’Isis eleva al cielo come trofei di vittoria.
Ascolto grida di odio come se fossero preghiere, minacce come se fossero devoti fioretti
vedo sguardi assassini, conditi da insensate risate, la cui cattiveria anticipa la sofferenza
della morte, che arriva puntuale nell’ illusione di crearsi il salvacondotto per il paradiso.
È un massacro senza risparmio, che colpisce uomini, donne, bambini, che, pur avendo
la stessa fede, hanno il solo torto di trovarsi al di là della barricata: e qui sono sacrificati
in nome di una religiosità senz’ amore, che fa di Dio una via per affermare la sete di potere.
Un giorno mi fu chiesto: ” hai mai visto un sorriso sul volto di un cristiano appena morto?”
Sì, risposi.
Un vero cristiano non muore mai senza il sorriso sulle labbra.
È la bellezza della vita vissuta che lo dipinge sul suo volto e rivela la grande gioia di incontrarsi con Dio.
Al cristiano non fa paura la morte.
L’accoglie come un dono, perché lo fa bussare alla porta dell’eternità.
Ciò che gli incute tremore, invece, è l’inutilità della vita, che,divorata dai rivoli del tempo, si è lasciata prosciugare, senza gustare in profonditá il respiro di Dio.
Le profezie dell’aurora economica da ben sette anni vengono puntualmente smentite.
Il solito intarsio di dichiarazioni, gridate come foriere di crescita,continua,invece, a scivolare sulla strada di una disoccupazione sempre in aumento, di una disarmante depressione dei consumi, che aprono orizzonti di nuove e malinconiche povertà.
La visione della società attuale offre uno spettacolo in chiaroscuro,dove, al di là delle parole,uniche ad aprire barlumi di speranze che presto muoiono, si constata una forte dose di incapacità a rompere il peso della burocrazia, delle lobbj e di tutto quel coacervo di misteri, che impediscono di pensare e volare alto.
Non c’è una istituzione che non pensa al suo “particolare” o non crea una barriera di resistenza a tutto ciò che scalfisce i propri privilegi. Non c’è un partito che non si muove se non in difesa di se stesso, anche a costo di bruciare le aspettative della collettività.
Che strano Paese è il nostro!
Tutti gridano la necessità delle riforme, ma nessuno realmente le vuole, soprattutto se toccano le tasche dei soliti protagonisti.
Giocano sulle scacchiere dei risparmi della gente, con continui balzelli fiscali, mentre la miseria aumenta, assumendo, spesso, connotazioni di vera disperazione.
E’ uno scenario questo, che certamente genera confusione e, in chi ha ancora briciole di umanità, tanta amarezza, soprattutto quando ci si trova al cospetto di persone, nei cui occhi si vede e si legge l’impossibilità di rispettare l’impegno di una pigione o la stessa gestione quotidiana della propria famiglia.
Così, mentre i Grandi discutono per una poltrona in più o in meno e nulla fanno per decurtare la maestosità dei loro stipendi, che continuano ad essere una grave offesa a chi non ha il necessario, la commedia si fa tragedia per tanti imprenditori, per tante famiglie.
Sette anni di parole, puntualmente tradite dall’ assenza di una vera fantasia politica, economica e comunitaria.
Finchè il germe del “particolare” da tutelare persiste nel cuore dei politici e delle istituzioni e, soprattutto, della burocrazia, la nostra società non sarà mai una vera “Ferrari”, ma solo una locomotiva arrugginita, carica di vecchi e patologici interessi.
La santità non è una meta che si può conquistare nel disincanto dagli altri.
Chi vuole diventare santo non può limitarsi ad essere tale solo per se stesso, ma deve impegnarsi, perché altri diventino simili a lui.
Non è possibile costruirsi e rimanere nella tenda delle proprie aspirazioni, senza mai uscire da sè, per essere specchio, dove chiunque può vedersi e plasmarsi secondo la bellezza di ciò che ammira.
La santità non é uno scrigno pieno di perle da tenere nascoste, ma è un tesoro da rendere visibile a tutti.
Non si riceve per conservare soltanto, ma soprattutto per dare, in modo che, dilatando se stesso negli altri, si diventa vero traino di santità.
Ci può essere la santità nel tempo presente?
Scrive papa Francesco:«Chi si mette in cammino per praticare il bene si avvicina già a Dio, è già sorretto dal suo aiuto, perché è proprio della dinamica della luce divina illuminare i nostri occhi quando camminiamo verso la pienezza dell’amore» (Lumen fidei). Quindi, in ogni momento della vita si può alimentare la nostra santità. Come? Ad esempio, stando in guardia dalla tentazione dei pregiudizi; ignorando i difetti altrui per metterne in risalto soltanto lo splendore e la bellezza delle virtù; rinunciando a qualcosa di superfluo per compiere un’opera di carità verso chi ha più bisogno; predisponendoci con discrezione all’ascolto delle ansie e delle preoccupazioni degli altri, per cercare di trovare insieme una soluzione ai problemi del quotidiano; instillando coraggio e fiducia in chi ci sta vicino; adoperandoci per l’armonia e la concordia sociale perché solo testimoniando la nostra fede, allontaneremo il pessimismo dovuto al fallimento e alla disperazione. «LA GIOIA DEL VANGELO riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Evangelium gaudium).
Per cui, la risposta alla domanda iniziale è affermativa. Infatti, pensare ai Santi non implica soltanto un riferimento a uomini e donne eccezionali del passato, che sono venerati con tanta devozione, ma anche il riferimento a persone che con la loro vita – proprio adesso – stanno imprimendo una traccia indelebile sulla Terra, per via della loro mentalità rivoluzionaria, dell’agire fuori dall’ordinario, per il possesso di particolari carismi. Principalmente, il concetto di “santità” non ammette parametri definiti una volte per tutte. Ciascuno di noi, infatti, ne ha una propria singolare visione, dipendente dalla sua sensibilità.
Infine, cerchiamo sempre di trarre il sommo bene di cui siamo capaci anche nelle circostanze più difficili, così già quaggiù, il mondo respirerà il profumo sublime della beatitudine celeste!
A cura di Teresa Perillo
Si dice che un buon prete deve avere un breviario ed un giornale.
Il primo, non per stare nel castello della preghiera, chiudendo la porta di ingresso a chi è fuori.
Il secondo, non per farsi assorbire dal terribile quotidiano, senza mai bussare alla porta del castello.
La preghiera vera fa varcare la soglia del mistero, ma non fa dimenticare ciò che sta prima di essa.
Anzi é proprio la coscienza di ció che uno é con sé e con il prossimo, che allarga l’ orizzonte della preghiera
e rende il suo castello un mondo dorato, dove é facile sperimentare il bisogno di Dio di rallegrarsi con ogni uomo.
Non bisogna mai lasciarsi irretire dal potere.
Obbedire sì e sempre, ma mai sottoporsi a ciò che non é morale.
Spogliarsi di sé per briciole di benevolenza, farsi soggiogare da falsi miraggi di carriera, desistere da ogni stima di quanto comandato, solo per evitare rappresaglie, é gravemente vergognoso per chi comanda e per chi acconsente.
Ed é proprio in questo coacervo di perfide volontà, che pullano spesso omertà, comportamenti infami, compromessi, coperture, che, se vengono alla luce, prostrano ogni aspetto istituzionale.
Purtroppo, non sempre chi ha il potere é degno di esercitarlo; come non sempre chi é chiamato ad obbedire, é capace di ribellarsi al contenuto ambiguo dell’ obbedienza.
Si preferisce la connivenza, gettando così alle ortiche la propria coscienza e, soprattutto, quei poveri cristi, piccoli o grandi, scivolati nella loro rete.