Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Ciò che mi addolora non è il peso dell’età
che ancora freme nell’incanto delle stelle
e sente il profumo della bellezza che vede
ma i tanti giorni marciti senza nulla dire
del mio esistere su cui calava come coltre
funerea il sipario della vera nullafacenza
Adesso sembrano povere memorie di cadaveri
che rendono triste il passato quasi musica
di doloroso addio a un tempo che non è più
giorni privi di fiori frutti,alberi secchi
ove tutto correva noiosamente senza attesa
neanche del domani,visto solo per mangiare
Quanto pagherei per rianimare almeno pochi
di quei giorni consumati senza nome,invece
di singhiozzare pensando al poco che resta!
IL poco che,nonostante tutto pur mi prende
e mi attrae,segnando nuovi cammini di luce
sui quali incontro il volto le mani di Dio
e gusto,pregando,la tenerezza di sua Madre
Si parla troppo e si fa poco, perché chi comanda si bea del crogiuolo delle sue idee e le ostenta come premesse e conclusioni da rispettare.
Tutto ritiene scontato e poco o nulla concede.
E chi ascolta, il più delle volte, dimentica presto, vedendo chiaramente la distanza tra le parole che si dicono e la realtà che si vive.
Purtroppo, ciò che si elabora in una stanza, lontana dalla conoscenza di tante povertà sociali e morali, presenti fuori di essa,
riflette solo ciò che si desidera o piace, ma non considera le reali verità, che chi ascolta, stando in avamposto, ben conosce.
É proprio da queste discrasie tra verità vissute e semplici desideri elaborati che nasce il non ascolto
e spesso la finzione di sorridere positivamente a quanto detto.
Finchè tu non dissolverai
il velo della polvere che
tiene appannati gli occhi
non vedrai né la bellezza
che freme in te né quella
che vive nel cuore altrui
Solo se avrai ali d’amore
e volerai oltre l’egoismo
che tarpa ogni meraviglia
scoprirai ciò che è in te
e udrai la voce del Bello
che geme sempre in ognuno
Troppe sono le bandiere finite nelle mani dei ciechi
e moltissimi sono coloro che li seguono, incuranti del baratro sempre in agguato.
Chi si pone alla loro sequela, si lascia facilmente sedurre più dalle parole gridate, che dalla verità delle idee, che ogni bandiera ha in sé.
Guai a chi va dietro ai ciechi, dopo aver conosciuto la luce della verità.
Il rischio più grande è quello di perdersi nei meandri di una notte senza ritorno.
Quando ci mettiamo in ascolto del Signore è come se si ridestasse in noi il bambino e/o la bambina che siamo stati un tempo e che, messo da parte l’imbarazzo, incalzano l’interlocutore con una serie di domande desiderosi soltanto che, i Suoi occhi non si separino mai dai nostri. In questo modo ci sentiamo investiti dalla possibilità di essere amati a dismisura da Colui che ci conosce meglio di quanto siamo disposti ad ammettere, ed è allora che avviene qualcosa di inspiegabile a parole: il ritmo del cuore è cadenzato da un’agitazione che dopotutto infonde una considerevole dose di entusiasmo, pungolati – come lo sono i più piccini – da un’inquietudine che non trova requie se non nella cauta e tranquillizzante risposta che riceveremo. Ognuno a suo modo può sperimentare questa cosa, a me è successo in un momento in cui il cuore ha sentito l’impellente necessità di restare per un po’ in silenzio, il luogo abitato per eccellenza dal Signore, e da quel preciso istante sono stata testimone di una conversazione all’insegna della tenerezza, che stava avendo luogo tra una bambina e suo padre. Notai subito la vivacità negli occhi della bambina, in particolare quando pronunciò queste parole:«Papà, secondo me, la figura del sacerdote non si discosta tanto da te, soprattutto se mi vede triste e cerca di calmarmi, oppure quando sa come fare per farmi ritornare il sorriso…Solo che tu hai la mamma, lui chi ha per consolarlo quando si sente triste?». – Ha tutti noi che siamo chiamati ad essere non solo a parole, ma anche con le buone azioni la sua famiglia lungo il cammino della fede!- rispose il padre. «Il punto quindi è questo: perché se sbaglio, se ho paura lui mi dimostra le stesse attenzioni che mi riservi tu, papà?» – È vero, tu non sei sua figlia ma sua sorella e, lui è tuo fratello, perciò non ti fa mancare la sua benevolenza! Dimmi la verità: perché vuoi annunciare il Vangelo?- E lei senza pensarci più di tanto:«Perché è la mia missione…Sento di essere nata per questo…È un dono che ho dentro! Grazie a te ho capito che, se voglio essere felice nella vita non devo più trascurarlo…Adesso so cosa devo fare…C’è ancora tanto da imparare, ma di questo non mi preoccupo se sto’ con te! Di me puoi fidarti, puoi svelare il tuo segreto, tu sei più del mio papà: sei Dio!!! L’ho capito dal modo in cui mi hai rivolto la parola, la tua voce è familiare melodia per la mia anima. Ti prego, tienimi vicino al Tuo cuore perché ti cercherò lì quando nessuno potrà capirmi…Tu non ti stanchi mai di me!».
A cura di Teresa Perillo
Alla fine di ogni storia coniugale, le spine più penetranti, che lacerano il cuore e uccidono ogni rimasuglio di affetto,
sono quelle che nascono dall’ esasperazione delle pretese economiche, che marito e moglie ostentano.
È veramente incredibile esaurire la bellezza di una reciproca condivisione con il pessimo ricordo
di pochi spiccioli in più o in meno, soprattutto se vissuta con sincerità.
Ancora una volta, tutto vince il denaro e nulla resiste al desiderio tormento del possesso.
Anzi, tutto scompare al suo cospetto e persino le banalitá verbali si enfatizzano, per sostenere un chiaroscuro di corrispettivi.
Come sarebbe bello, invece, guardarsi negli occhi e lasciarsi, conservando il rispetto delle proprie giuste esigenze!
Il demone della follia non guarda in faccia a niente e a nessuno.
Investe tutto: persone o cose diventano furia di parole ed azioni,
che colpiscono come lame sottili e penetranti.
Il folle si perde tra i meandri dell’inumano e prova gioia
nell’affogare se stesso nella violenza.
Fa paura e, nello stesso tempo, spinge a pensieri di tenerezza.
Sì, proprio di tenerezza, perché la sua visione sottolinea quanto
sia psichicamente fragile e quanta oscurità all’improvviso si cali su di lui, folle,che progetta senza pensare, uccide senza ricordare.
Un vero cristiano sa bene che l’amore coniugale si esprime con una sola decisione: per sempre, nella buona e nella cattiva sorte.
Pertanto, il tempo limitato non fa parte della storia del matrimonio, concepito e voluto da Dio indissolubile e perpetuo.
Tuttavia, non è facile restare indifferente a cospetto di tanti cristiani, che, avendo subito la fine della loro unione, spesso contro voglia, si sono risposati ed ora vivono il tormento della fede, che implora una maggiore comprensione e, soprattutto, una presa vera di coscienza di tale sacramento,che, pur realizzando ” una sola carne”, lascia inalterate due libertà, non sempre disponibili a soffrire e vivere il rischio dell’amore.
Ed è proprio nel tessuto di tali libertá che la Chiesa è chiamata a riflettere, senza mai perdere di vista il rispetto della salus animarum, che è il bene primario.
Oggi molti amano stordirsi nelle cose superflue, piuttosto che misurarsi con quelle essenziali.
Aprono facilmente la porta del cuore al chiasso, ma non hanno alcuna voglia di cercare un pò di silenzio,
necessario per rintracciare la loro identitá.
Eppure, pochi minuti di silenzio al giorno potrebbero invertire l’andamento della vita,
facendole gustare quella bellezza, che si trova nella sua profondità.
Solo nel silenzio, che crea attorno il deserto, chiunque può sentirsi padrone di sè
e cogliere quella trascendenza, che il rumore disperde.
Mi domando ogni giorno: esiste il vero cristiano?
Come un bambino curioso, mi guardo attorno.
Osservo il comportamento di tanti e, perché no, anche il mio,
e resto profondamente deluso.
Troppe apparenze ci truccano e vestono la fede
come un qualsiasi abito da indossare per le circostanze.
Ostentiamo sempre noi stessi, ma nulla o poco facciamo
per essere e spandere il profumo di Gesù.
Anzi, a parole lo confessiamo, ma con la volontà restiamo lontano.
Preferiamo costruirci non sulla sua roccia, ma sulla sabbia,
che si sgretola,appena le onde della tentazione ci invadono.