Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
La Chiesa non è un luogo di privilegio per pochi eletti o un premio di accoglienza per soli perfetti.
In Essa tutti hanno cittadinanza, soprattutto gli ultimi. Perciò, le sue porte non devono avere custodi, per visionare chi merita di entrare, ma devono essere sempre aperte, per ricevere e gustare il profumo di Dio.
E’ veramente triste sentire la freddezza di una porta chiusa nel momento in cui non sono le mani a bussare, ma il cuore di chi, distrutto, si pone alla ricerca di Dio.
Ed oggi è intensa la sete di Dio, ma non sempre c’è qualcuno, disposto a dissetare colui che chiede.
Se ognuno, sacerdote o laico, capisse che una vera chiesa e, quindi una coumunità parrocchiale, non può considerarsi credibile, restando prigioniera in se stessa, vinta dai soliti e vecchi schemi pastorali, uscirebbe dal proprio guscio, scenderebbe dal balcone della sua prosopopea e andrebbe lungo le strade, dove potrebbe cogliere, sporcandosi, i veri tratti del volto di Cristo.
Siamo diventati un pò tutti profeti,però
senza luce,essendo presi solo dalle cose
dalle illusioni,che regaliamo abbondanti
Siamo andati al di là del nostro cerchio
di normalità,facendoci latori di confusi
sogni deliranti fiabe che subito muoiono
E mentre apriamo le porte di falsi cieli
dove troppi attratti cercano di navigare
udiamo la speranza che geme negli ultimi
Quelli delle periferie per i quali notti
e giorni scorrono uguali in una tempesta
di lacrime che si veste di vera profezia
L’uomo che non dubita vive chiuso nella credulità e non si apre mai alle vere sorprese di Dio, che lascia orme dappertutto.
Non è un cercatore, ma un semplice depositario di quanto ricevuto, dove trova la sua compiacenza e fissa il canone della fede.
Non cercando, è destinato a non vedere; e non vedendo, resta nella sua cecità.
Invece, il dubbio favorisce la speranza e la speranza schiude profondi orizzonti di fede.
Qui ognuno penetra il Mistero, facendosi avvolgere dalla bellezza del Trascendente e dà ai suoi dubbi
quella chiarezza di certezza, che genera nel cuore il desiderio di intimità e familiarità con Dio.
Mai girerò le spalle al pianto della sofferenza
passerò sempre la frontiera e andrò la dove c’è
sempre qualcuno che aspetta una stretta di mano
uno sguardo un sorriso un segno di vera umanità
andrò là dove posso farmi contagiare dall’amore
nella visione di un mondo che brucia di miseria
stravolto da ogni forma di stupido appannamento
che vede più la dignità dell’animale che l’uomo
andrò mi fermerò indosserò il grembiule leggero
servirò,modulando l’arpa della bontà che mostra
come un uomo si riconcilia con l’altro,cercando
nella favela dell’abbandono il dolore di Cristo
Il presente è una porta sempre aperta: al passato per coglierne la bellezza; al futuro per costruire il domani.
Guai se non fosse così.
Il presente dimentico del passato, dell’ esperienza vissuta, risulta certamente povero di pensieri; e come se mancasse di qualcosa e, precisamente, di quello scrigno di lezioni necessarie per decifrare ogni attimo di vita.
Invece, il presente, che non lancia il suo sguardo al futuro, che non genera speranze di novità, si arrotola facilmente e si sciupa in un balenio di azioni, che sembra il “mordi e fuggi” di chi nulla pensa e tutto finge di fare.
Passato presente futuro è un trittico, che riassume ogni soffio di storia, scandendo nel cuore la voce del tempo che fu, che è, che sarà.
San Giovanni Crisostomo, vissuto tra il 350 e il 407, un giorno, disse:”Non ci sarebbero più pagani, se ci comportassimo da veri cristiani”.
In un mondo così tiepido, avvolto da una fuliggine religiosa, spesso con sapori anche di indifferenza, non sono pochi i cristiani che anche oggi non emanano alcun profumo di novità.
Non generano alcuna provocazione, non suscitano inquietudine, tanto si sono appiattiti su stereotipi comportamenti di mediocrità, dai quali traspare solo una fede pallida ed incolore.
Non hanno il coraggio di essere ciò che sono, non sanno andare controcorrente, si limitano a forme di sequela stanca ed esteriore, che non solo passa inosservata, ma non contagia nessuno, essendo priva di cuore.
Oggi più che mai, ai cristiani si chiede credibilità e coerenza, necessarie ed essenziali per riprendersi il loro ruolo di lievito e di luce in un mondo, che, nonostante le oscurità, continua a chiedere ad essi,di rimanere cristiani.
Mentre scrivo pagine in cui è presente
la volontà di volare in alto,ove colgo
brividi di infinito,che mi fanno udire
e toccare il volto le mani del mio Dio
e in realtà volo,conquistato dal bello
che non manca nella visione di ciò che
vibra lassù,all’improvviso precipito e
cado nella polvere,dove osservo le ali
le mie,simili a quelle di una farfalla
bagnata,che può rivolare solo se saprà
asciugarle,lasciandosi davanti al Sole
Per molti la coscienza è come una sostanza abbastanza elastica: si plasma per soffocarla e la si soffoca per plasmarla, dandole quasi sempre assensi di convenienza e mai di verità.
Così, oggi è facile ascoltare chi grida di avere una coscienza pulita, solo perché forse non la usa mai, e chi, invece, è sempre pronto ad assolversi per ogni azione compiuta al di là della sua valenza morale.
Certamente c’è un crudo cinismo, un duro affarismo, che coinvolge la profondità di ogni uomo senza alcuna possibilità di confrontarsi con la legge morale che ha dentro di sè.
Anzi, fa di tutto per far tacere la propria coscienza, in modo da crearsi un mondo senza luce, dove si fa guida unica di se stesso.
E’ veramente triste constatare la distanza tra questo modo di pensare ed agire, immerso nel groviglio del proprio io, e il pensiero del grande filosofo Kant, che diceva:” Due cose riempiono l’ animo di ammirazione: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”, perfetta interprete della vita.
Gesù cammina sempre davanti a noi. Ci precede e ci apre la via da percorrere insieme con Lui. Non ci lascia mai in balia di noi stessi o degli accadimenti.Non ci trascura lungo la strada né ci impone qualcosa superiore alle nostre capacita.Ci tratta come amici e, nella verità dell’ amicizia, ci rivela che camminare con Lui non è facile, non è nemmeno comodo, perché quella da Lui scelta è la strada della croce, davanti alla quale molti però sbandano, preferendo esporsi alla tentazione di pensare secondo la mentalità degli uomini e non di Dio.
Quest’ ultima è un cammino diverso da quello della croce,che suscita solo interessi di potere con la conseguenza di tante rivalità, gelosie, invidie, che il Papa, con determinazione e con profonda carità, stigmatizza nella Chiesa dei grandi Prelati.
Come sarebbe bello e salutare vedere la Gerarchia ecclesiastica modellare il cammino della sua vita sacerdotale su quello di Cristo e camminare con Lui, come Papa Francesco, senza ori ed ostentazioni, nell’ascolto e nell’ accoglieza della croce, unico specchio per vivere le proprie e le croci dei fratelli!
Finchè sono le cose, i surrogati illusori, propinati in abbondanza, ad occupare le vie del cuore, la vita sarà solo un povero frattempo, in cui tutto diventa una corsa all’ effimero
E correre su questo circuito, senza provare mai il respiro di una sosta di riflessione, è come sospendersi all’ ebbrezza di tanti istanti, che si appassiscono subito nella visione di cio che si ha.
Qui non si vive, anzi si sperimenta l’infelicità, che nasce poprio dal cuore ricco di cose e di colori diversi, ma incapace di volare oltre, fuori dal suo scrigno.
Anche se non è facile sbarazzarsi di ciò che si ha e persino di se stesso, non si può sottacere che solo chi ha il coraggio di abbandonare il suo mondo artefatto, ritroverà se stesso, sarà sempre di più e si abituerà a pensare in grande con lo spirito, percorrendo quel punto di incontro tra cielo e terra, che è l’arcobaleno della verità.