Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Nella mia esperienza cristiana conosco troppi maestri, depositari di dottrina e teologia, pronti a dare risposte ad ogni quesito di fede, però incapaci di viverla ed impregnare il loro vissuto della sua bellezza. Tante belle e soltanto parole, sospese ad una cultura astratta, prive di ogni annientamento nella realtà. Tutta teoria che genera il fascino della cultura come qualsiasi altra conoscenza, ma non apre la porta del cuore, sollecitato dallo Spirito, a “ricevere il messaggio di Dio che ci ha portato Gesù Cristo,viverlo e portarlo avanti”.
Purtroppo, questa mania della sola cultura religiosa è presente anche nelle comunità parrocchiali, dove non pochi sono coloro che, pur sapendo bene il contenuto della fede, non hanno fede, a differenza di tanti altri, che, pur ignorando la teologia, hanno una fede viva, perché hanno incontrato realmente Gesù Cristo e non verità astratte. Ed è proprio questo incontro con Gesù Cristo, che porta alla testimonianza. Perciò ” una fede senza opere – sottolinea l’apostolo Giacomo – una fede che non coinvolge e non porta alla testimonianza, non è fede. Sono parole. E niente più che parole”.
Credi di essere qualcuno solo perché hai qualcosa,
come di essere già un grande, solo perché appena titolato.
Invece, se ti guardi bene, scopri che troppe cose mancano,
per farti sentire una persona vera e completa.
Aldilà del superfluo, che è la cornice del tuo modo di essere,
non hai l’essenziale, ossia, quella pace interiore,
che ti rende veramente irripetibile.
Devo ancora imparare molto per entrare nel cuore della gente.
Non è sufficiente spandere sorrisi e carezze, dare e fingere di dare.
Se dal mio cuore non fluiscono sincere vibrazioni d’amore,
mai riuscirò a toccare quello di chi mi sta davanti.
Solo la semplicità, impregnata di umiltà, è la chiave per aprire il cuore,
che quasi sempre, si lascia sedurre dall’odore dalla bellezza interiore.
La burocrazia è uno dei peggiori disagi, che affligge la nostra società. Un vero sistema di potere silenzioso, che impone pesanti fardelli di denaro e di tempo, impregnati da continui capricci verbali, che hanno nomi diversi e sempre destinati a rallentare ogni iniziativa sia imprenditoriale che personale. E’ una ragnatela avvolgente con fili soffocanti, che si insinuano ovunque, generando contesti di perbenismo interessato che si scioglie soltanto con i soliti ritornelli del do ut des. E la politica, che nicchia nei suoi aborti di fantasia, poco o nulla fa per eliminare questo mostro dalle multiformi teste, che sta divorando lo stesso Stato . Poco o nulla fa per snellire questa locomotiva, che uccide la voglia di viaggiare, tanto è lenta e paurosa di perdere le trame dei propri appannaggi economici. Eppure, in una società che sta cadendo nella povertà; che vede bruciata ogni speranza occupazionale, è veramente assurdo registrare come le strutture di controllo addormentino ogni rilascio di autorizzazioni sia per i piccoli che per i grandi progetti, la cui valutazione finale arriva quasi sempre dopo esaurimenti di tempo e di denaro. E la politica grida e a volte promette riforme, che mai arrivano, quando sarebbe sufficiente solo una leggina che contemplasse tempi perentori per ogni autorizzazione e sanzioni per chi senza giustificati motivi non rispettasse i termini previsti. Il che eviterebbe lo spettacolo dei tanti salotti nei luoghi di lavoro e darebbe certamente maggiore dignità all’intelligenza di chi,arrabiato,osserva i capricci interessati dei burocrati di turno.
Non essere triste, se non sei come prima.
Il tempo è un grande cesellatore.
Ti affina e ti consuma.
E finché non subentrano traumi, il tuo fascino resta intatto.
Anzi si accresce, dipingendo sul volto la bellezza dell’arte.
Non cosí quando alla vivacità del tempo, si aggiunge l’imprevisto,
che segna il tuo corpo e trasforma i vezzi dell’etá con il timbro della paura.
Lo scrittore francese, Charles Baudelaire, diceva:” La più grande astuzia del demonio è far credere che egli non esiste”. Invece, oggi è più presente ed attivo di quanto si possa immaginare. Egli, scacciato dalla porta mediante la fede, è rientrato dalla finestra attraverso la superstizione.
Ed infatti, pur vivendo in un mondo fortemente proiettato in avanti, non si può sottacere che esso pullula di maghi, venditori di fatture, spiritismo, satanismo, fenomeni che inquietano non poco la coscienza e l’ aprono all’influsso del demonio.
Molti bollano la sua esistenza come frutto di “oscurantismo medievale”, ma egli esiste realmente e la prova vera non sta tanto negli ossessi, quanto soprattutto nei santi, che hanno, sull’esempio di Gesu nel deserto, lottato, vincendo, contro di lui.
Un giorno San Francesco d’Assisi confidò ad un suo compagno:” Se i frati sapessero quante e quali tribolazioni io ricevo dai demoni, non ce ne sarebbe uno che non si mettesse a piangere per me”. L’esistenza del demonio, però, non deve indurre ad attribuire a lui ogni sbaglio senza considerare la personale responsabilità né ogni sorta di disturbi morali, fisici e mentali con la conseguenza di facili e ridicoli esorcismi. Fenomeni che spesso fanno ridere persino il diavolo, il quale non riderebbe affatto, se questo ministero di misericordia venisse compiuto, per incarico del proprio vescovo, dal sacerdote che si muove solo ” con preghiera e digiuno ” e non per professione, come se si sentisse dotato di poteri speciali da attivare non senza corrispettivo economico. Ebbene, aldilà di ogni considerazione, è importante non avere paura. Con Cristo non c’è nulla da temere.
” Satana – diceva un padre della Chiesa – è come un cane legato sull’ aia: può latrare ed avventarsi quanto vuole; ma, se non siamo noi ad avvicinarlo, non può mordere”.
Non vivrei da uomo vero,se mi fidassi solo di me
sarei uno scrigno dorato di idee senza confronto
che il tempo divora,maltrattando il senso di ciò
che sono:non isolato grattacielo che guarda solo
in alto,beandosi del silenzio o chiasso che vede
sente senza suscitare arco di stupore in nessuno
ma uomo che,per quanto mischiato nelle apparenze
sa ancora leggere barlumi d’amore,salde speranze
di riscatto in ogni viandante povero o ricco,che
gli cammina a fianco,sa ancora scoprire il canto
della fede che apre all’altro la gioia di essere
Ma tu credi che sia facile, in questa strana società, essere e vivere da prete?
Al di là del groviglio dei giudizi e pregiudizi, a cui uno si sente spesso sottoposto con diabolica cattiveria; al di là delle gelosie che serpeggiano nel proprio ambiente, dove l’ arrivismo abbaglia gli occhi e non fa considerare la vera e reale bravura altrui, ciò che più mette in crisi è il ritrovarsi, a tarda sera, solo con se stesso, nella visione di una giornata pastorale, segnata da un intarsio di impegno, profuso senza alcun risparmio, a cui non sempre risponde una briciola di ricompensa.
E qui, al cospetto di tanta delusione, avanza il peso della sofferenza, che certamente potrebbe causare pessimismo ed amarezza, se uno non sapesse che in ogni semina spirituale non manca mai la zizzania, che il diavolo sparge con l’ intento di scoraggiare.
Il che comporta che chiunque, laico o sacerdote, quando semina, non può non prepararsi alla lotta, perchè, insieme con Gesù e lui, c’ è sempre il nemico invisibile, che è pronto a svilire anche le cose più belle, quelle che piacciono al Signore: la carità verso gli ultimi.