Nasce l’amore

Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]

Amami come sono

Amami come sono e non per ciò che sembro non cercare in me ciò che è in te:sbagli Ognuno ha in sè qualcosa di irripetibile tu,se vuoi,puoi imitarlo,ma mai copiarlo Forse ti impressioni per la mia maturità non desistere,sarai certo […]

Il miracolo delle lacrime

Chi non ha mai pianto non è un vero uomo e tanto meno ha una fede viva. Tra i tanti miracoli dell’umanita quello delle lacrime è  il più bello, perché schiude il cuore alla gioia e al dolore, al sorriso dell’accoglienza e […]

Chi bussa alla porta?

Non affogare la vita nello scrigno d’oro ogni cosa vive nel segno del provvisorio Nessuno si appaga in quello che possiede nè depone le ali,usate sempre per volare Chi ha,più vuole e si preoccupa di avere è come una trottola,mai […]

Più tempo per me

Ho consumato troppo tempo,senza avere nemmeno un istante per poter misurare la cifra tra ciò che ero ed oggi sono Sempre immerso nell’immediato,tutto m’è sfuggito di mano persino l’ombra del silenzio,dove guardavo al mio futuro Ora conto attraverso le rughe […]

 

Giano bifronte

Le parole che si spendono ogni giorno per rinnovare il tessuto sociale  sono tantissime, ma le testimonianze sono poche. Infatti, è  più facile ascoltare discorsi innovativi, che osservare vite esemplari, che imprimono orme di sequela. A molti, del resto,  non costa niente o poco gridare il rinnovamento, soprattutto quando riguarda gli altri e non se stessi. Come per tanti, predicare la trasparenza è  il  colore preferito in pubblico, mentre in privato e nell’esercizio delle proprie mansioni , il compromesso è  la linfa vitale di ogni rapporto.  Oggi, sul palcoscenico politico si notano solo maschere parlanti, che ondeggiano  e si piegano facilmente  al cospetto di chi favorisce  vie di facile guadagno. E sono proprio  questi  soggetti, che, come Giano bifronte, ostentano un  volto di trasparenza, che  cercano  di attribuirsi, spesso infangando gli altri con lo squallido pennello della cattiveria gratuita, ed una  mente  di intrallazzi , che  perseguono senza alcuna dignità.

Il valore di ciò che sei

scomodoFare, sempre fare, soltanto fare, per affogarti nelle cose,
senza sentire il respiro di varcare la loro  soglia.
Ti immergi in esse, provi contezza di ciò che hai,
ma sul tuo volto è incisa la ruga dell’infelicitá.
Invece se ti fermi e bussi alla porta del pensare,
essa, aprendosi, può farti capire, aldilá delle cose,
il valore di ciò che sei.

 

 

L’ assenza della Bibbia nelle famiglie cristiane

In molte famiglie, che pur si dichiarano cristiane, la Sacra Scrittura è  un libro così dimenticato, che in esse è  quasi raro trovarla; e quando si trova, funziona spesso  come un semplice soprammobile.
Purtroppo, oggi la conoscenza di Dio e di Cristo,  nonchè  la stessa vita cristiana non si nutrono né  sono regolate dalla Sacra Scrittura, ma tante volte solo da riviste o dalla visione di film religiosi, che suscitano fugaci sentimentalismi, ma non fanno vibrare il cuore del vero mistero di Dio, che soltanto la sua Parola può illuminare.
In tale contesto di povertà, i cristiani facilmente si lasciano sopraffare dalle sette, come i Testimoni di Geova, che usano la Bibbia come duro grimaldello di ambiguità interpretativa, per colpire la vera Chiesa di Dio. Come sarebbe salutare, invece, per i cristiani gustare il contenuto della Bibbia, onde cogliere le sorprese di Dio e la bellezza del suo Amore, Cristo !

La forza del silenzio

L’uomo moderno, con le sue problematiche sempre in crescendo, è diventato una povera “appendice – dice Max Picard – del rumore”.
Parla come un cembalo scordato, librandosi in un circuito di parole a vanvera, inessenziali, che fanno da cornice alla fiera delle chiacchiere.
Le sue, purtroppo, sono parole che vengono dal chiasso e non dal silenzio, che è una precondizione del vero parlare.
Una parola che non riposa su di un fondo di silenzio non è mai autentica, perché  non nasce dal cuore;  è  solo un fatto palatale, ossia di parole non pensate, di parole parlate, ma non parlanti, capaci di interrogare il cuore di chi ascolta.
Chi vive solo di chiasso, perché ha disimparato il silenzio, possiede ” solo una lingua kitsch”.
E ciò si sperimenta ogni giorno nell’ ascolto televisivo o in  certi convegni, dove alcuni parlano per non dire niente,  a differenza di altri, per i quali il silenzio, in ascolto di sé,  è  segno di pensiero ed è più significativo delle stesse parole.

Gli scialacquatori del denaro pubblico

denaroNon c’è solo la povertà visibile che, senza parlare o chiedere, ma solo con gli occhi, bussa alla porta del cuore per pizzichi di considerazione:  il dramma degli ultimi, che affollano le strade  e campano con gli scarti, che spesso ricevono. Esiste  un’altra povertà, quella che si vive all’interno di tante famiglie nell’angoscia del lavoro perduto, che ha infranto l’unica  risorsa economica.

E se la prima è il frutto della ingordigia umana, mai stanca di accumulare per sé, senza alcun sentimento di condivisione; la seconda è il pessimo risultato di una gestione del potere, che ha pensato troppo agli interessi di parte senza garantire il futuro delle nuove generazioni.

Quest’ultima  povertà, che si consuma nelle mura domestiche e si rivela in un andirivieni di richieste ai vecchi genitori se ci sono, o alle strutture della Caritas parrocchiale,  potrebbe esplodere, in breve tempo, in maniera eclatante, se lo Stato non inizia a movimentarsi con una vera fantasia di iniziative valide e concrete  a favore delle famiglie cadute in disgrazia.

E’  il futuro della società che è in gioco. E finchè tale futuro resta imprigionato in un presente senza idee e prospettive, ma solo intarsiato da una ridicola e chiassosa rissosità tra i  detentori del potere, il calice del benessere sarà bevuto soltanto da pochi fortunati, che, nemmeno a farla a posta, sono sempre gli stessi: gli scialacquatori del denaro pubblico.

All’ombra della gola

Quando mangi non trasformare la fame in un rito celebrativo della gola, la quale più che gustare veramente il cibo, diventa solo uno strumento di eccesso, che non ha niente a che vedere con una seria nutrizione.
Una bocca schiava di abusi, prigioniera della tavola sempre da imbandire, non solo inquina il corpo, ma obnubila anche la mente.

E poi in un mondo affamato a volte senza nemmeno il superfluo, è triste vivere solo per il gusto di mangiare, al cospetto di tanti che si accontentano di poche briciole.

Non sembra, oggi, di grande attualità la parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro? Forse alcuni non si muovono sulla stessa lunghezza d’onda degli antichi ricchi Romani, in riferimento ai quali, Seneca scriveva:”edunt ut vomitent, vomitant ut edant”,cioè, mangiano per vomitare e vomitano per mangiare?

Artigli giornalistici

artigliOggi c’è un giornalismo che crede di essere depositario di ogni verità, non importa se poi il suo orizzonte  venga abbagliato quasi sempre da notizie semplificate extrapolate,  distorte, forzate,  amplificate,  addirittura false, che avvolgono i malcapitati in una ragnatela di denigrazioni orripilanti.

Non solo, ma ci sono anche tanti giornalisti che parlano di tutto: scienza, religione, fede,  Dio,  Cristo… senza le dovute conoscenze, riducendo così i valori umani e religiosi ad una fictio mentis, impregnata di strumentalizzazione e cattiveria dissacrante.

E non si avvedono della mole di danno che causano ai lettori, che si fanno ammaliare dalle loro elucubrazioni, che traducono una fiera di idee in un artefatto chiaroscuro.

Purtroppo, in gran parte del giornalismo e tra molti giornalisti  vige il principio dello scoop: più clamore, più vendite, più denaro in un circuito perverso, che corrode la base della stessa dignità umana.

La mania della bomba mediatica, che mira a far passare come vero il falso, come legale  l’ illegale, come morale l’ immorale, come giusto l’ ingiusto, al di la della durata temporale, è  il quadro di un giornalismo inumano, pervertito ai costumi di una certa moda: auri sacra fames!

Ogni giorno non è mai uguale

Ogni giorno non è mai uguale.

Ha sempre un sapore diverso: un intarsio di gioia e tristezza, di lacrime e sorrisi, di affanni e serenità, che rende la vita espressione di continuo stupore.

Non solo, ma la veste anche di  certezze e speranze, di illusioni e delusioni, che  la ravvivano o in un arcobaleno di ebbrezza o la prostrano in un tonfo di sconforto.

E tutto, nella bellezza delle sue sfumature e  dei vari colori, forma  quel mosaico irrepetibile, che si chiama uomo, nella cui immagine Dio si specchia  ed  imprime  orme di  novità.

E’  il fascino avvolgente di un Padre, mai stanco di cercare  e ritrovare, nella trama delle vicende terrene, la sua  creatura, che meglio e più di tutte, rivela  i lineamenti  del Suo volto.

Il ritratto della vergogna

Il nostro è  un mondo dalle troppe maschere.
C’ è  chi grida a squarciagola la carità  e chi in silenzio copre facilmente il suo volto, per non vedere né  ascoltare i lamenti, che attraversano le vie.
C’ è  chi condanna con frasi stereotipate l’ ingiustizia, che alligna ovunque e chi in privato la ordisce a danno di chiunque, pur di tutelare i propri interessi.
C’ è chi si ferma per strada e piange a dirotto sulle ferite di un cane investito e chi, di fronte alla morte tragica di un uomo, passa oltre, senza neppure uno sguardo di pietà.
E’  il mondo senz’ anima, che fa da contraltare al vangelo. E’  il mondo che continua a restare sordo al comandamento nuovo di Cristo: la carità.
A tale proposito, sono di grande attualità le parole di Ernesto Oliviero, che, parafrasando quelle di Gesù, scrive:” Avevo fame e ho ancora fame. Avevo sete e resto assetato. Ero straniero e non trovo una terra amica. Ero carcerato e nessuno mi ha liberato. Ero nudo e continuo a vestirmi di freddo. Ero malato e muoio solo. Avevo dubbi e nessuno mi aiuta a capirli. Ero angosciato e nessuno mi dà speranza. Ero bambino di strada e solo la strada,con le sue violenze, mi accoglie…”.
E’  il  vero ritratto della vergogna di un mondo, che si preoccupa più di dare il necessario ad un animale, che il superfluo al proprio fratello.

La Chiesa vista dal basso

bassoFinchè  il tuo sguardo si posa solo sulle tante sfumature della Chiesa, chiusa in un intarsio organizzativo – istituzionale, sostenuto da volontà verticistiche, che attirano su di sé  i riflettori dei mezzi di comunicazione o che si muovono in contiguità  con altri poteri, tu capirai poco o nulla della sua bellezza.

Anzi, non disdegnerai  di renderla facilmente oggetto della tua critica, anche cattiva.

Eppure, la vera Chiesa la potrai  conoscere,  non spingendo tanto gli occhi in alto, quanto in basso, dove c’ è  una chiesa nascosta, silenziosa,  immersa nel terribile quotidiano; pronta ad ascoltare e ad accogliere lacrime e  mani tese.

E’ la chiesa vera, quella  che cammina senza ignorare la voce dei poveri; è  la Chiesa che vive in tante comunità parrocchiali, dove le sacrestie non hanno orario ed ogni povero cristo può trovare, al di là  di qualcosa con cui sfamarsi, anche qualcuno da cui ricevere  petali di amore.

Perciò, quando stai per voltare le spalle alla Chiesa, fermati ed impegnati a vederla dal basso: qui,  nella visione di tanti volti sereni,  scoprirai il profumo della sua santità e la voglia di amarla.