Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Caro Piergiorgio, rispetto la tua vita senza Dio, ma non approvo l’ ostentazione del tuo ateismo come se fosse l’unica verità, a cui appendi te stesso, nel rigetto del Mistero e di tutto ciò che si collega ad esso.
Neppure approvo, caro Paolo, la tua fede vissuta e difesa con molta grinta e spesso senza un adeguato e cristiano rispetto verso chi pensa diversamente.
Nessuno deve sentirsi unico depositario delle realtà ultime, come nessuno può considerare il proprio pensiero traguardo definitivo valido per tutti.
In ogni dialogo non è l’enfasi verbale o la voce altisonante caricata di assiomi, che piega l’altrui volontà, ma la carità che, accarezzando ogni parola, può aprire orizzonti di convergenza, dove gli opposti possono guardarsi negli occhi e trovare qualcosa di nuovo, per non dire, Qualcuno che risponda alla loro ricerca.
Siamo diventati tutti poveri burattini, inghiottiti quotidianamente dai grandi pesci di questa famelica società, che senza dignità, smagnetizza ogni valore, appesa solo all’eccessivo materialismo.
Siamo quasi comparse all’interno delle solite commedie, recitate sempre sugli stessi canovacci, le cui stesure odorano di compromessi sulla pelle della gente, che non ha alcuna consistenza e vive in attesa di miracoli, che mai verranno.
Tutto viene gestito con i parametri del proprio particolare senza alcuna considerazione del pianto di chi giace nella ragnatela della miseria. Anzi votati solo al calice del piacere in una sorta di folle consumismo, persino della corporeità, questi pesci predatori sono caduti in una profonda indifferenza verso tutto ciò che è umano, favorendo così la cultura dello scarto, in cui troviamo i senza identità, abbandonati lungo i marciapiedi; gli esclusi, le cui voci non servono più a nulla.
E’ la storia di sempre, dove a contare non è l’onore vero, ma il perbenismo interessato, l’intruglio del potere e del denaro che pone sul piedistallo idoli di argilla culturali e morali.
Una visione poco edificante che purtroppo rivela quanto siamo scesi in basso; anzi, nel baratro di una reale disfatta.
Finché la seduzione delle cose vince la bellezza delle verità, che elevano la nostra umanità, il mondo e ,quindi noi, rischiamo di perderci nei meandri della notte, senza il sogno di una serena alba di fraternità e solidarietà.
” Con la concordia – diceva Sallustio – le piccole cose crescono, con la discordia le più grandi si dissolvono”.
Infatti, finchè il nostro pensare ed agire si lascia plasmare dallo spirito del dialogo, del confronto e dell’ incontro, ogni rapporto si inserisce sempre in un contesto di crescita personale, morale e sociale.
Non solo navighiamo verso un porto di tranquillità interiore, ma creiamo anche i presupposti per raggiungere obbiettivi più grandi, per i quali ognuno offre il suo contributo.
Sì, perché là dove esiste la concordia, c’è la serenità, la reciprocità di intenti, che schiudono desideri di feconde conquiste.
Viceversa, quando c’è la discordia, sentiamo il respiro pesante dell’odio, della divisione che disgrega ogni relazione e sfalda ogni struttura anche la più compatta.
Si, non solo uccidiamo il nostro cuore, impregnandolo di tenebre, ma poniamo anche le basi, per dissolvere tutto ciò che di bello, di valido e di umano esiste in noi e nel mondo.
La concordia vince ogni resistenza e barriera; la discordia rompe ogni equilibrio e, se non controllata, diventa fonte di paurosa rovina.
Quando vuoi gustare la bellezza della vita, non guardare al mondo agitato che vive in te.
Osserva la serenità e la semplicità che brillano negli occhi dei bambini, il cui sorriso,
se tu lo potessi acquistare ed imprimerlo sulle labbra, certamente ti farebbe un uomo nuovo.
Solo nella contemplazione di questo mondo, intarsio celestiale di tutto ció che fa felice,
ti puoi riconquistare e sentire quei profumi di novità morale, che l’innocenza non smette mai
di regalare : e stasera questi piccoli ti accarezzano proprio con la loro innocenza.
E’ veramente deprimente lo spettacolo della politica, avvolta da una ragnatela di interessi, che tracciano strade di ipocrisia in un girotondo di finzioni, che mirano solo a salvaguardare il proprio egoismo. Mentre la miseria imprime il sigillo della povertà, gettando sul lastrico tante famiglie, assistiamo all’indifferenza del mondo politico, che cerca di tutelare solo il proprio giardino, già fiorito di benessere, e sempre più indisponibile ad ascoltare il grido della sofferenza dei poveri cristi che affollano le mense della Caritas.
Come è triste la visione di sperperi del denaro pubblico, gestito come se scendesse dal cielo e senza alcuna responsabilità, quando il suo gettito è irrorato da tasse continue ed asfissianti! Ma questo mondo della politica, che si veste sempre a festa, attingendo dovunque e senza mai disdegnare la rete dei compromessi, non ha ancora compreso che il suo modo di pensare ed agire è troppo lontano dalle esigenze della collettività, la quale, nella sua quotidianità, rivela rabbia e sdegno, pur non perdendo la speranza che il deserto di oggi, generato da poteri eccessivamente interessati e personali, si trasformi domani in un giardino fiorito, dove tutti possano respirare il profumo di una vita qualitativamente migliore, senza ladri e senza la solita commedia, recitata su canovacci di promesse mai mantenute.
Riscoprire la bellezza della fede cristiana significa riandare continuamente al suo momento fontale che è l’incontro con il Signore Gesù nella Chiesa.
È dalla relazione intima con il suo Sposo che la Chiesa trova la forza per accettare la sfida della nuova evangelizzazione e per proporre continuamente la fede, dandone le ragioni, mostrandone il logos più profondo.
Ogni cristiano deve mostrare la ragionevolezza della propria fede, che egli ha scoperto come l’unica capace di illuminare realmente la propria esistenza. Deve mostrare le ragioni non sempre evidenti del proprio atto di fede, la ragionevolezza della Rivelazione di Dio in Cristo Gesù. Credere è bello, ma credere è anche ragionevole e la Rivelazione è affidabile; credere non è un atto illogico, irrazionale, non è sacrificio della ragione e dell’intelletto.
Dobbiamo testimoniare una “fede amica dell’intelligenza”. Questo significa essere adulti nella fede, cristiani capaci di mostrare la ragionevolezza del proprio credere, cristiani che non sono più – come dice Paolo nella Lettera agli Efesini – «fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina» (Ef 4, 14).
La luce della fede illumina il nostro orizzonte conoscitivo umano e ci fa riconoscere con occhi nuovi, gli occhi della fede, la verità di questa. La Chiesa non deve dimostrare la verità, né può pretendere di farlo, ma deve essere convincente e credibile e ciò accade solo se non distoglie lo sguardo dal suo Sposo e non smette di seguire Lui, il Signore, che è la via, la verità e la vita (Gv 14, 6), Lui l’unico testimone fedele e affidabile (Ap 1, 5; 3, 14).
A cura di don Agostino Porreca
9 e 10 ottobre 2015 ORE 17.00
BASILICA CATTEDRALE
Sono rimasto affascinato dalla fantasia degli organizzatori del nostro sinodo, per l’immagine impressa sul depliant. Anche se carica di profondo realismo,per il riferimento alle comunità parrocchiali, fa trasparire come sottofondo un uomo indifferenziato, senza una vera identità. Un uomo che rivela il dissolvimento di ciò che è umano, inchiodato nella miseria delle periferie, nei crocicchi delle strade; violentato dalla spirale del potere, calpestato dai costanti circuiti di egoismo.
Questo dissolvimento dell’umano, che scorre nell’indifferenza e nella sordità di tanti, affonda le radici nello svilimento del divino che l’uomo sta perpetrando con il suo modo di pensare ed agire.
Ha smarrito lo sguardo di Dio e ha finito di scivolare nel labirinto nero della sua umanità. Ecco, allora, che la Chiesa, consapevole di tanta povertà, cerca di tracciare i lineamenti di un nuovo umanesimo, che trova e vive nell’incontro con Cristo, uomo nuovo.
Tale umanesimo, impresso nel volto di Cristo, non ha bisogno di scrivanie per impararlo o insegnarlo, ma di strade, e, precisamente di quella periferia esistenziale ” presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo”. Considerando l’umanità di Gesù, si individuano cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Cinque vie ed azioni che si coinvolgono reciprocamente e se vissute alla luce del Vangelo, si inscrivono tutte nel volto di Cristo, che conduce al vero umanesimo. Solo l’uomo che sente il respiro di Cristo, non passa oltre di fronte al fratello in difficoltà. Anzi lo accoglie e nella condivisione della sofferenza , assapora la bellezza del divino che si rivela.
Non sono forse inviti a varcare la soglia del limite , che ci imprigiona in quello che possediamo, la cui visione determina una netta separazione fra ciò che è tuo e ciò che è mio? Ad andare oltre quegli isolamenti culturali, morali, sociali che schiudono steccati , al di qua o al di là , ognuno crede di essere il migliore? Non sono forse esortazioni ad essere avvento di amore e di solidarietà per l’altro? A rompere, quindi, quel confine sottile che, a parole si condanna , ma nella realtà si mantiene tra la condivisione e il vivere egoistico?Stare nei confini del proprio mondo, attento a tutelare l’arcobaleno di se stesso , aperto soltanto agli interessi particolari con l’esclusione di quanto è motivo di disturbo o di potenziali richieste di aiuto, è espressione di un profondo svilimento dell’umanità, creata per essere dono e non barriera di chiusura all’altro. Tuttavia, è sempre valido il quid nimis, cioè, stare nei limiti, il cui oltre, perseguito in maniera irrazionale, potrebbe essere fonte di incertezza e di disagio. E la storia insegna che ogni volta che l’uomo ha voluto superare il confine, senza rispetto alcuno verso la sua e la dignità altrui, ha generato solo un andirivieni di guai. Pertanto, è da uomo vero varcare la barriera del sé, per porsi a servizio della giustizia, della verità, della gratuità, dell’uguaglianza , della fraternità. Invece, è da folle trasbordare dai limiti, allo scopo di depredare, calpestare, violentare, uccidere.
Quando vesti il dare con l’abito dell’apparenza e vai là dove credi di trovare un prossimo,
che applaude il tuo gesto, sei lontano dal vero amore.
A nulla serve l’osanna, quando nel cuore hai il vuoto, che cerchi di riempire con le finzioni.
Tu quando decidi di dare, non guardare a chi né alla gratitudine che potresti ricevere.
Fermati, invece, davanti a colui che chiede, osserva i suoi occhi e lasciati penetrare dal suo cuore.
Qui e solo qui può nascere l’amore vero, che non conosce identità.
“ La Chiesa ha poco da dire agli uomini del presente e del futuro, se non ribadisce antiche logiche di potere. Esaurite le idee, quello che si ascolta è un salmo di fine secolo, un flebile canto destinato a spegnersi” (Curzio Maltese).
Sono gli artigli del giornalista di turno che, pur destinati a spuntarsi e lentamente a spezzarsi nel tempo, non possono non inquietare la coscienza cristiana, che spesso si trova avvolta da una coltre di incoerenza, impregnata di apparenza e di un coacervo di parole fredde e senza cuore.Certo, non si può sottacere che, oggi più di ieri, si riscontra una forte disaffezione dalla Chiesa sia per alcuni comportamenti indegni, spesso con molta leggerezza tollerati, sia per la poca credibilità degli stessi cristiani , che “dicono e non fanno”, riducendo la fede a semplice ed esteriore etichetta di appartenenza sociale. Però, neppure si può negare quella vivacità e freschezza che Essa sempre rivela in ogni momento e circostanza, dove chiunque, anche il non credente, vede il respiro del Mistero. Pertanto, anche se molti cristiani ancora non hanno incominciato seriamente ad essere tali, cioè ad essere credibili; anche se all’interno della Chiesa tanti apparati hanno più il sapore della burocrazia che della Verità da vivere e donare, sulla Chiesa brilla sempre la luce dello Spirito Santo, per cui ogni auspicio invocato di requiem è solo il ” flebile canto” di chi non ha mai gustato il senso vero di Dio.