Nasce l’amore

Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]

Amami come sono

Amami come sono e non per ciò che sembro non cercare in me ciò che è in te:sbagli Ognuno ha in sè qualcosa di irripetibile tu,se vuoi,puoi imitarlo,ma mai copiarlo Forse ti impressioni per la mia maturità non desistere,sarai certo […]

Il miracolo delle lacrime

Chi non ha mai pianto non è un vero uomo e tanto meno ha una fede viva. Tra i tanti miracoli dell’umanita quello delle lacrime è  il più bello, perché schiude il cuore alla gioia e al dolore, al sorriso dell’accoglienza e […]

Chi bussa alla porta?

Non affogare la vita nello scrigno d’oro ogni cosa vive nel segno del provvisorio Nessuno si appaga in quello che possiede nè depone le ali,usate sempre per volare Chi ha,più vuole e si preoccupa di avere è come una trottola,mai […]

Più tempo per me

Ho consumato troppo tempo,senza avere nemmeno un istante per poter misurare la cifra tra ciò che ero ed oggi sono Sempre immerso nell’immediato,tutto m’è sfuggito di mano persino l’ombra del silenzio,dove guardavo al mio futuro Ora conto attraverso le rughe […]

 

Contenitore di banalità

banaPiù contenitore di banalità che di valori rischia di diventare il nostro mondo,
i cui contorni sembrano patine di resina,che si sgretolano all’ombra del tempo.
Chiunque trova difficoltà ad orientarsi in esso, soprattutto quando la visione
dell’oggi si consuma nel gioco di fragili passerelle, dove conta solo l’apparire.
È deprimente assaporare ogni giorno il vuoto di sè, aperto a sottili delusioni,
che crescono sempre di più, man mano che si perdono i punti di riferimento.

 

Politica arrugginita

Non hanno il coraggio di cambiare direzione

accendono solo lucciole di speranze,gridano

tanti cammini nuovi,senza mai indicare orme

di verità;fingono,mentre lo Stato precipita

sotto il peso di una locomotiva arrugginita

intasata di letame della politica che muore

della burocrazia che strangola ogni impegno

della magistratura che trasborda dai limiti

della sanità che mangia denaro senza curare

E noi siamo diventati nudi e persino restii

a levare contro di essi la voce di protesta

sapendo che nulla muta per le nostre attese

trafitte dalla sapienza economica che cerca

solo di scrutare le solite tasche,e tutto è

ben misurato per mantenere i loro privilegi

che come gabbiani sornioni su vecchi scogli

difendono,non disdegnando di roteare,quando

gli stimoli della fame bussano allo stomaco

PRIMA DI AVVENTO

    avv. 1 L’Avvento è tempo di speranza, di vigilanza, di risveglio; non è un momento a sé stante, nella ricerca di emozioni da vivere al cospetto di chi ha rivoluzionato la traiettoria della storia umana, ma è un modo di vivere e di pensare secondo Cristo e secondo il suo Vangelo. Così vissuto, l’Avvento è o diventa realmente il paradigma di ciò che deve essere la nostra esistenza. Un’esistenza non chiusa nel torpore delle false sicurezze, ma attenta a cogliere i segni del passaggio del Signore, che bussa alle porte del nostro cuore.

Oggi più che mai dobbiamo sapere chi siamo, dove andiamo; dobbiamo conoscere quale è la nostra speranza. Non possiamo capire la nostra umanità, se guardiamo solo al presente: noi   siamo proiettati nel futuro.  Ed è solo questo futuro che ci manifesta chi siamo. L’Evangelista Giovanni dice:”Carissimi, fin d’ora noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è” (Gv. 31-5).

Parole audaci che esprimono la nostra eredità futura: la divinità di Cristo Salvatore sarà intimamente connessa con la nostra divinizzazione di salvati. Ed in questa intimità, e solo in essa, sapremo chi realmente siamo. Abbiamo quindi bisogno di trascendenza, di eternità: qualsiasi altra speranza che non sia eterna, ci risulta, infatti, menzognera. Solo la fede nella eternità riunisce presente e futuro; essa trascende l’istante, ma, nello stesso tempo, gli dà un valore immenso; per cui tutti gli istanti vissuti in grazia di Dio, rientrano nell’eternità. Allora, se siamo fatti per la eternità, per incontrarci un giorno con il Signore, non ha senso costruire qui, su questa terra la grande torre di Babele, fonte di confusione e di disfattismo; né ha senso alcuno farsi la piccola torre di avorio, nella quale gustare la propria ingordigia, dimenticando quanto Gesù dice:”A che serve guadagnare il mondo, se poi perderai l’eternità?”.

Di fronte alla caduta di tante speranze apparenti, che per secoli hanno costituito la fragile torre di Babele, come il marxismo, proiettato in un futuro immaginario e dannoso; oppure l’edonismo, immerso in un presente senza futuro, sfuggente che sbocca nel nulla, abbiamo bisogno di una speranza che non inganna. Non possiamo fermarci a guardare sorpresi la segnaletica della morte, dubbiosi che la vita non sia altro che una sua variazione, e, quindi, un non senso. Non possiamo vivere senza speranza, anzi abbiamo bisogno di sperare, se vogliamo sopravvivere. Nella provvisorietà delle cose, nella fragilità di quanto ci circonda, c’è una sola speranza che non inganna: è Gesù Cristo, il quale nel Vangelo odierno proclama:”la vostra  liberazione è vicina”. Una vicinanza temporalmente indeterminata, che ci deve coinvolgere in un’attesa vigile, operosa che parte dalla Sua contemplazione e discende sul versante della nostra quotidianità. E’ Lui, Gesù Cristo, la pietra angolare sulla quale possiamo e dobbiamo progettare e realizzare l’edificio della  nostra liberazione: una liberazione che agisce nella profondità dei cuori e ci converte alla speranza vigilante. Vigilanza per non cadere in “dissipazioni, ubriachezze ed affanni della vita”, e per essere sempre desti, vegliando in preghiera, preparati all’avvento di Gesù che salva; vigilanza in cammino sulla strada giusta della verità, per non sbandare nel deserto, nella oscura notte dei dubbi; vigilanza per non cadere nella ragnatela della superficialità, convinti di essere in attesa non di qualcosa, ma di un evento, di un giorno, di una persona: Lui, Gesù Cristo, il punto di riferimento delle nostre piccole e grandi scelte, il ponte tra l’aldilà che ci aspetta e l’aldiquà che viviamo come pellegrini, mendicanti del Cielo.

 

 

 

 

Non sciupare il tuo sorriso

fedSe qualcuno accoglie il tuo sorriso con una smorfia,
ritiralo senza innervosirti e non sciuparlo più.
Anzi, conservalo per chi dimostra di meritarlo,
e quando puoi, donalo senza attesa di qualche ritorno.

 

 

Rimpianto

chiesaQuando il tempo fugge velocemente e tu nulla hai saputo trattenere,
nemmeno briciole di ricordi,
fermati per vedere se nella penombra della vita, trovi ancora qualcosa
che ha il respiro del rimpianto.
E se l’ hai amata anche per un istante, guardati nello specchio dell’ anima
e scoprirai che i tuoi occhi brillano e rivelano il dolore  della sua mancanza.

 

Ad Odifreddi

odiPiù leggo e ascolto  Odifreddi

più cresce in me la  nostalgia

di Dio,più tenta di affermare

il  dio panteistico di  Spinoza

più vedo la Voce che mi grida

ad andare Oltre,più si dimena

a  definire i credenti cretini

illetterati,più stima i fatti

del mondo misura per definire

la sua fede o l’anima termine

brutto e i misteri della fede

un grugnito senza significato

più io con decisione desidero

varcare la soglia del mistero

ove gusto la Verità incarnata

il Verbo di Dio che abbraccia

mi sostiene con pane spezzato

rivelandosi notaio dell’anima

che segna ogni giorno l’amore

orante e donante anche per te

Odifreddi,che vivi il fascino

della Natura in identità vera

con la divinità e non ti vedi

che sei un brancolare incerto

verso quell’Oltre che stracci

nelle tue esegesi,che gridano

un credo dove Dio è la Natura

e la morte l’approdo al nulla

Pur rispettando quel che dici

nella tua libertà di ateo, che

non elude la farsa del divino

non capisco la cattiveria che

serpeggia nei gesti, le parole

e perfino in volto,ogni volta

che i cristiani e la chiesa e

il papa vengono solo sfiorati

Come una lucciola in transito

diventi intarsio di tenebre e

di luce,scivolando nel dirupo

che solo uno sciocco plauso e

la voglia di consensi possono

spiegare,ma non giustificarti

A volte mi chiedo se sei vero

e lo stesso,quando sei solo e

navighi con i pensieri,strali

che penetrano in profondità e

dicono da dove vieni, dove vai

chi  sei: proprio  qui io  vorrei

sapere  se  quello  che scrivi e

predichi è la  verità che  vivi

anche in te o la maschera che

vesti come canovaccio di arte

Nome e cognome del cristiano

 

In giro c’ è una grande superficialità, che non disdegna di toccare qualsiasi  dimensione sia sociale e morale che religiosa.

Così, è  facile, oggi, vedere chi proclama di avere una o più etichette di appartenenza, senza alcuna esperienza di quanto vorrebbe attribuirsi.

Si  illude di avere una tessera o qualcosa  altro, solo perché  si interessa o crede in qualcuno.

Incredibile, se si consideri che ogni appartenenza presuppone un vera storia, nella quale bisogna vedersi e leggersi, per ricavarne la propria carta di identità.

Aldilà degli spazi che il mondo offre e nel quale troppe sono le occasioni per definirsi etichettato, è  opportuno sottolineare, nell’ambito della fede, il comportamento di chi si dice cristiano senza avere una vita veramente cristiana.

Anzi, per molti basta una semplice dichiarazione di fede in Dio, un segno di croce, per potersi  dire cristiano, anche se nel cuore e nella mente, non c’è nulla che si chiama  Chiesa.

Invece,  per essere un vero cristiano, è necessario avere un nome ed un cognome.

Il primo è : ” io sono cristiano “.

Il secondo:” io appartengo alla Chiesa “.

Il che significa che la vera identità  è  l’ appartenenza alla Chiesa, l’ essere parte di un popolo, di una grande famiglia, che lo fa cristiano nel momento del battesimo e nel percorso della vita con catechesi ed insegnamenti, che trasmettono il contenuto della fede e fanno crescere come cristiani.

Perciò, è per nulla veritiero chi dice  di credere in Dio ed in Gesù, senza avere alcun interesse verso la Chiesa, quasi proclamando un rapporto personale con il divino, del tutto disincantato da Essa.

Nessuno diventa cristiano da sè.

Non si fa alcun cristiano in  laboratorio.

Si diventa cristiano solo nell’appartenenza alla Chiesa, il cognome nel quale si arricchisce e si alimenta la propria identità..

L’ingordigia dell’uomo

 

 

Giorno dopo giorno, senza mai stancarsi l’uomo violenta la natura, non solo per prendere il meglio, ma anche il superfluo.
Mai si ferma al necessario.
Anzi, illudendosi che le risorse non finiscono mai, continua il suo brigantaggio,coagulando ogni cosa per pochi privilegiati, a dispetto di tanti, ai quali non sono concesse neppure le briciole.
Ieri ho messo davanti a cani e gatti tanta carne: hanno mangiato solo il necessario. Alzando lo sguardo, ho visto uccelli e farfalle fare la stessa cosa.
E così gli altri animali.
Solo i maiali hanno esagerato, però senza sperperare.
Un esempio stupendo che la natura dona all’uomo e che l’ uomo non sa imitare, prigioniero della sua ingordigia.
Ma quando le risorse finiranno, che sará di questa umanità, che sta divorando il necessario, il meglio e il superfluo?

La Banca del cielo

 

 

Nella Banca del cielo ognuno ha un conto corrente, nel quale sono scritte  le cifre accumulate durante la vita.

Non tutte, però, hanno uguale tonalità: infatti, alcune sono un intarsio di debiti, altre uno scrigno di crediti.

Le prime sono le monete del mondo, il cui contrassegno, fatto di sole parole ed apparenze, ha perduto ogni potere di acquisto.

Le seconde, invece, che portano ancora in sé l’ immagine di Dio, sono ricche di interessi ed aprono il ventaglio della salvezza.

Cristi stracciati

 

Cristi stracciati dalla fame avanzano

senza bisacce su battelli sgangherati

sicuri di cercare una fortuna diversa

invece si ritrovano senza meta sparsi

qua e là come pesci morti alla deriva

ove un  epitaffio ne  ricorda il colore