Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Mentre tutti dormono nell’oscurità della notte
e le stelle si sforzano di illuminare il cielo
in un gioco al chiaroscuro,che l’uomo squarcia
con le lunghe frecce del suo genio,mi riannodo
con i pensieri,che si schiudono come crisalidi
a vibranti tenerezze d’amore e ad echi di voci
che danno alle labbra la linfa di parole nuove
Ed io mi sento un altro nel quale risuona viva
una musica dimenticata,che esce dalle gallerie
profonde dell’anima e quasi alata m’accompagna
in un viaggio solitario senza strade e bussole
sulle stelle,stringendo note di bellezza unica
che sfiorano il canto degli angeli e dipingono
nel cuore i colori dell’ estasi dell’ Invisibile
Non ci sono statistiche capaci di stabilire tempi e circostanze per incontrare Dio.
Nè esistono vie e luoghi privilegiati, per sentire il suo profumo.
Egli seduce sempre, all’improvviso e nel momento in cui uno meno se l’ aspetta.
A volte, persino nelle cose insignificanti vengono fuori orme di divino, che fanno inciampare in veri e propri tesori, che rivelano la bellezza della Sua presenza.
Nessuno troverà Dio per dovere.
Ma tutti lo potranno conquistare per la gioia che dona a chiunque lo incontra.
E la gioia non è qualcosa, ma qualcuno: è Cristo, l’Unico che sa parlare al cuore dell’ uomo, per dirigerlo verso il tesoro della speranza, della luce, del cielo.
Posso essere stregato da tante fantasie di gloria
che celano fugaci guinzagli di chiusura all’altro
per non indebolire il filtro divorante della meta
ma nessuno sarà mai estraneo al cuore,la cui vita
è un moto costante di andata e ritorno,per donare
non parole di facile consumo,ma cestini di carità
quelli veri,che fanno sognare sentire la presenza
del Cristo in ogni condizione d’abbandono miseria
dove mi leggerò mi vedrò nei lineamenti del Volto
Non avvicinarti all’altro, pensando di renderlo usabile per ciò che vuoi.
Aldilá delle delusioni che mai mancano alla finestra di ogni prospettiva,
è poco esaltante svilirti nella rincorsa ad una meta che pone a supporto
modelli di pensieri, che trasformano il gusto dell’umano in povera cosa.
Se vuoi e puoi, utilizzi solo ciò che è in te: poco o molto, non importa.
Ciò che conta è la gioia che provi nell’usare l’energia dei tuoi talenti
Nell’ora della notte,quando tanti dormono
ponendo in oblio ansie e gioie del giorno
io sprofondo nell’estasi del silenzio,ove
a tenere sveglia la mia anima è la Parola
che si fa immagine dell’Amore e m’avvolge
gemmandomi nella bellezza del Suo mistero
Nell’ascolto io mi apro e sento che anche
le mie parole emettono un profumo diverso
come se fossero effluvi della Sua potenza
La interpello e da Essa attento mi lascio
interpellare,vivendo una tacita preghiera
che fa sibilare le corde del cuore di Dio
Quando avrai il coraggio di dire basta a chi, approfittando del tuo affetto,
ti invade, fino a suggestionare il sí con il no e viceversa,
significa che stai per essere un vero uomo.
Non più prigioniero della parola calamita, che ti stringe in una morsa
e ti rende mendicante di un sorriso o di un gesto d’amore, ma libero
come un’aquila, che conosce la sua dignità e vola senza più sirene.
Nel cuore della storia umana, Dio si è fatto vedere, senza cessare di essere nascosto, in un volto, quello di Gesù. I brani biblici di questa seconda domenica di avvento sono un richiamo a credere che Dio è veramente venuto nel mondo; che l’eternità realmente è entrata nel tempo; che la storia non è un rincorrersi di vicende umane senza Dio, ma è una storia di salvezza nella quale Dio è coinvolto in prima persona. Il suo ingresso nella storia viene posto dall’evangelista Luca in una cornice di coordinate temporali: siamo cronologicamente nella Palestina, durante l’impero di Tiberio, successore di Augusto, tra il 26 ed il 29 dopo Cristo; vari sono i personaggi che Luca riferisce, quasi per chiarire non solo la situazione politica e morale della Palestina, ma soprattutto per sottolineare che la figura di Gesù non è un’idea, un mito oppure un’entità vagamente spirituale, ma è una realtà storica, una persona divina, inseritasi nel nostro orizzonte terreno, per edificare il regno di Dio: regno di giustizia, di vita e verità, di santità e grazia e di amore.
Ma aldilà di questa inquadratura cronologica, che ci proietta in un momento storico nazionale ed internazionale dell’impero romano, il testo del Vangelo odierno rivela un ritratto limpido della persona di Giovanni Battista e della sua predicazione. Un ritratto modellato sulle parole – del profeta Isaia, profeta anonimo, a cui si attribuiscono i capitoli 40 – 55 del libro – nelle quali si canta il ritorno degli Ebrei, esuli a Babilonia, alla terra dei padri. Un ritorno che viene presentato come una processione liturgica, nel canto e nella gioia, la quale si snoda nel deserto tortuoso della Mesopotamia e della Siria.
Proprio in tale contesto si inserisce l’immagine della strada, della via che deve diventare un tracciato rettilineo e pianeggiante, che permette l’accesso, in modo sereno e tranquillo, al tempio di Gerusalemme. Adesso, possiamo comprendere il contenuto della prima lettura del profeta Baruc, il quale invita gli Israeliti, esuli dall’esilio, a percorrere con gioia la via della libertà verso la salvezza:” poiché Dio – dice il profeta – ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio”. Una frase questa che stabilisce un ponte ideale con quanto grida Giovanni Battista:”Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.
Ci troviamo al cospetto di immagini forti, che sembrano alludere a trasformazioni sostanziali nella configurazione del deserto; invece, esse prospettano una profonda conversione, autentici cambiamenti personali e sociali, una vera inversione esistenziale di mentalità e di cuore.
“Preparate la via del Signore”, significa appunto rimuovere tutto ciò che ritarda oppure impedisce il Suo ingresso nei nostri cuori. Dio non entra là dove esistono “le alture” dell’arroganza e dell’orgoglio; là dove ci sono gli “avvallamenti” della freddezza e dell’indifferenza; là dove imperversano le tortuosità morali e spirituali.
“Preparate la via del Signore” , significa riconoscere il proprio essere creature, fatte dal proprio Creatore, per gustare la bellezza e la fecondità della filiazione adottiva; significa abbassare, a livello sociale, il fossato che separa i ricchi dai poveri, riempiendo le lacune della fame, della ignoranza e della povertà. Il grido del Battista, acuto e penetrante insieme, oggi più che mai riveste tutta la sua forza propulsiva, in quanto si è allargato il deserto dell’incredulità e dell’apatia religiosa; si è acuita l’indisponibilità alla accoglienza degli ultimi.
Pertanto, l’Avvento si pone come presa di coscienza di tale smarrimento e, nel contempo, come esigenza di condivisione dei valori essenziali del Vangelo: amore verso Dio e amore verso il prossimo. L’unica via di accesso alla casa del Padre.
Fisso come bambino un cielo inespressivo
che ostacola ogni voglia di contemplarlo
sembra un panno scuro bagnato,che stenta
a cadere pur rumoreggiando un pò ovunque
All’improvviso in un gioco di luci folli
intervallate da tuoni simili a cannonate
comincia a diluviare,risucchiando presto
ogni vivente,che cerca ripari alla morsa
dell’inatteso nei nascondigli di fortuna
Guardo dall’alto e incosciente non tremo
anzi sono preso dalla natura,che ostenta
la potenza come in un sogno,per destarsi
subito dopo in un arcobaleno di serenità
Stanco, ma non distrutto,continuo a camminare.
Non tanto per me, quanto per gli altri.
Non mi fermo mai, se non per guardarmi dentro
e chiedermi se vale la pena, dopo aver scoperto
l’ingratitudine di chi beneficia del mio sudore.
Vado avanti, convinto che quanto mi tormenta
è poca cosa rispetto ai tanti battiti di gioia,
che il cammino mi crea, man mano che vedo la meta.