Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Tutti siamo cercatori di pace, ma non tutti la troviamo.
Eppure, troppe sono le strade che dipingono le sue ebbrezze, quasi fascino avvolgente, che riempie l’immediatezza del cammino, ma nessuna apre ad un orizzonte chiaro di felicità.
E queste sono le strade del mondo, che percorriamo sempre con la stessa voglia:potere, denaro, vanitá, le paci fittizie ed apparenti, che ci gonfiano di tante cose, ma non ci danno alcuna sicurezza, non essendo un porto vero di tranquillità.
Guardiamo solo avanti e mai invertiamo la rotta, incapaci neppure di una sosta, necessaria per discernere il filo essenziale e portante della vita dalla fragile ragnatela, che la panacea del mondo crea.
E siamo tristi, ma anche vuoti.
A nulla serve ció che abbiamo, il potere che esercitiamo o la bellezza che ostentiamo.
Alla fine, leggiamo nello specchio della nostra anima l’insoddisfazione, che si acuisce non per l’assenza di qualcosa, ma per la non presenza di Qualcuno, che un giorno ci disse:”Vi lascio la pace, vi dó la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò a voi”.
La pace che ci dá il mondo non arriva al fondo dell’anima; è solo un insieme di surrogati, che avvelenano lentamente il cuore.
A differenza della sua, che schiude orizzonti di vita gioiosa, ed è definitiva, essendo il dono più bello che lo Spirito Santo porta con sè, quando viene accolto dal nostro cuore.
Ogni volta che la delusione insorge nel tuo cuore ed avverti il peso della solitudine, come se tutto tramasse contro di te,fermati e guardati intorno, dove certamente trovi qualcosa o qualcuno che potrebbe donarti speranze migliori.
Soprattutto stringi gli occhi, per liberarti dalla fuliggine delle illusioni, generate da false promesse, e gusti la trasparenza del Cielo, dove Qualcuno aspetta il tuo ritorno, per riprendere il suo cammino con te.
Qui non ascolterai parole né rimproveri; non vedrai volti finti come immaginette né sorrisi accattivanti di fantasmi.
Sentirai solo il profumo dell’Amore nella visibilità di un Padre, che ti accompagna, tenendoti per mano, nel nuovo cammino.
Sono le mani di Dio, che ti accarezzano nel momento del dolore e del perdono.
Quelle stesse, nelle quali puoi vedere e toccare le mani del Figlio, Gesù Cristo, piagate per amore.
E sono mani sempre aperte, pronte a raccogliere pure i cocci di quanto ancora ti resta, a differenza di quelle dell’ uomo, che si aprono e si chiudono sempre con il ritmo dell’egoismo o dell’apparenza.
Le mani di Dio aprono la porta sempre, anche al solo fruscio di pentimento.
Quante tragedie! Quanti morti! Un tempo imprimevano un sigillo di sofferenza e di profonda amarezza.
Lo sguardo si agitava in un crogiuolo di domande senza risposte.
Il volto dipingeva orme di mistero, che svegliavano pensose lacrime.
Il cuore si appesantiva di fronte all’imprevedibilità.
Nulla passava inosservato ed ogni vita, tragicamente finita, dava spazio ad improvvise meditazioni sulla sua verità.
Oggi, con la forza dei mezzi di comunicazione, tutto si è mutato in uno spettacolo, la cui visione dà solo emozioni di passaggio, subito assorbite dalle fate di turno.
Per cui, la vita e la morte, e viceversa, sembrano semplici pedine di una scacchiera, dove le uniche pause vengono fatte più in seguito alla notizia di un cane ucciso, che di un uomo investito, più per la caduta della borsa, che per i numerosi morti, che impregnano il mare e il cielo.
Come siamo scesi in basso!
Ciò che il tempo deposita
nel cuore,non mi darà mai
contezza della vita che
scivola libera tra le onde,
senza alcun approdo di pace.
Mai mi dirà chi davvero sono
se un corpo,un’anima od ombra
dell’uno e dell’altra insieme,
che presto riposa in silenzio,
senza aver visto nulla di sè.
Solo al di là di me,
nel sogno di ciò che non muore,
trovo le ali vere della vita
che mi dicono chi davvero sarò.
L’uomo che si allontana da Dio e pensa di gestirsi da solo, al guinzaglio dei suoi progetti, perde ogni visione d’amore verso la realtá che lo circonda. Per lui tutte le cose valgono nella misura in cui si rapportano a se stesso.
Non vede nè sa leggere significati diversi e tantomeno sa dare ad esse un senso, che va al di lá di ciò che rappresentano.
Tutto gli appartiene e su tutto spadroneggia come se fosse assoluto proprietario.
Questo è l’atteggiamento di chi considera il creato esclusivamente come fonte di sfruttamento e non di salvaguardia della sua bellezza e bontá.
Purtroppo, per alcuni, parlare di custodire il creato sembra una favola da illusi.
Eppure, se gli uomini non desistono dalla distruzione di tanta bellezza e bontà che esso racchiude e ancora conserva, il rischio è immane, perchè,a differenza di Dio che dimentica, anzi getta dietro le spalle il peccato; a differenza dello stesso uomo che a volte,pur ricordando il male ricevuto,spesso sorride,il creato non perdona mai.
Distrugge senza preavviso e la vendetta non accoglie richiesta di perdono.
Ma se per alcuni la custodia del creato si pone come favola, per i cristiani sarebbe un gravissimo peccato oscurare quella bellezza e bontà, insite in ogni cosa, per le quali Dio nella Genesi trova compiacenza.
E, a tal uopo, non basta per i cristiani la semplice conoscenza umana, quella scienza, cioè, che permette di capire la realtá dell’universo, ma è necessario anche l’altra scienza,ossia, il dono speciale dello Spirito Santo,che aiuta a scoprire,attraverso il creato,la grandezza e l’amore di Dio.
Non solo, ma offre pure la possibilità di vedere in esso un dono meraviglioso,che Dio ha fatto all’uomo non per sfruttarlo a proprio piacimento, ma per custodirlo ed utilizzarlo a beneficio di tutti.
Ma sempre con rispetto e gratitudine.
Sarebbe veramente esemplare,se i cristiani rivelassero un pò della loro dignità anche nell’impegno a custodire le meraviglie creato.
Le letture di questa terza domenica di avvento, anche se a primo impatto, sembrano percorse da un filo sottile di paura per la presenza di immagini bibliche, le quali figurano il volto di Gesù quasi con un lineamento giudiziario:”Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per accogliere il frumento nel granaio; ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile”; in realtà, esse vogliono indicare un cammino di conversione destinato ad approdare alla gioia. Del resto, nel contesto dell’attesa d’avvento, è facile constatare come l’azione di Dio si manifesti quasi sempre in maniera dirompente, ma non distruttiva; in maniera efficace, ma non senza speranza. E’ un’azione che libera, ma non opprime; che salva, attaccando il male in profondità. E’ un’azione che, nonostante la durezza e la severità, si permea sempre di un orizzonte luminoso di gioia.
Così il profeta Sofonia, nella prima lettura, preannuncia il giorno del Signore come un momento di gioia:”Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele …… rallegrati … Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente. Esulterà di gioia per te ….. si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa”.
E’ la stessa gioia che troviamo nella seconda lettura e che S. Paolo augura alla comunità di Filippi là dove dice: ” rallegratevi nel Signore, sempre …… non angustiatevi per nulla …… la pace di Dio …… custodirà i vostri cuori ed i vostri pensieri in Cristo Gesù”. Il segreto di questa gioia, benché tante precarietà esistenziali affliggano la vita, è legato alla fede nella vicinanza del Signore, all’ affabilità nei rapporti interpersonali, alla preghiera incessante e fiduciosa. Ed oggi, più che mai, a cospetto di un profondo smarrimento spirituale e morale, familiare e sociale, è tempo di essere svegli e di saper cogliere le orme della tenerezza paterna, che Dio non si stanca di offrire a tutti, soprattutto a chi giace sotto il peso della miseria e della sofferenza. Il Giubileo straordinario della Misericordia, indetto da Papa Francesco con la bolla “ Misericordiae vultus “ ed apertosi l’8 dicembre 2015, si pone proprio in questa direzione: un grido di aiuto al Padre ricco di misericordia, perché con il calore del suo amore, avvolga le ferite di ogni cuore.
Anche il Vangelo, attraverso il linguaggio austero del Battista, ci indica la via da percorrere per vivere la gioia e nella gioia, la quale non è l’ostentazione del chiasso e del frastuono, oppure il colorito di sfuggenti palliativi derivanti dal successo della vita; ma è la testimonianza della propria conversione all’amore ed alla giustizia, che il Battista grida con forza attraverso la linearità della sua condotta. Una condotta, sintonia di parole e vita, che suscita stupore negli ascoltatori, che gli chiedono:”che cosa dobbiamo fare?”.
La risposta del Battista è un invito alla conversione da vivere responsabilmente, mediante scelte concrete di amore, di giustizia, di non violenza. Le sue parole offrono indicazioni comportamentali, che sono guida per ogni vero cristiano:”Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.
E’ il ribaltamento prospettico della vita, non tesa ad accumulare le cose nei moderni granai dell’egoismo, ma a condividerle con gli altri. E’ l’invito categorico a non chiudere gli occhi verso chi si trova nel bisogno, ma ad aprirsi concretamente alla carità, che se ognuno di noi praticasse, lontano dalla chimera del benessere, la vita diventerebbe certamente il tempo del dono e della solidarietà.
E qui, pensiamo un po’ ai nostri guardaroba pieni, agli abiti nuovi, ma smessi, perché fuori moda, mentre tante persone non hanno nulla con cui coprirsi! Pensiamo un po’ alle nostre tavole ricche di cibi succulenti, mentre immagini di persone che muoiono di fame, continuano a scorrere davanti a noi.
Ma il Battista non si ferma, va oltre, toccando il delicato tasto della giustizia e della non violenza:” non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato …… non maltrattate e non estorcete nulla a nessuno …… ”. Sono parole, pesanti come macigni, dalle quali, in nessun modo, possiamo disimpegnarci, se vogliamo raggiungere la conversione del cuore.
Allora, la domanda della folla al Battista:”che cosa dobbiamo fare?”, diventa oggi la nostra domanda; la domanda che noi credenti dobbiamo rivolgere alla nostra coscienza:”noi che cosa dobbiamo fare?”. La risposta è una sola e sempre la stessa: dobbiamo convertirci all’amore, alla giustizia, alla pace, alla gioia, se vogliamo essere rigenerati in Cristo e diventare uomini nuovi. Dobbiamo attraversare la porta della misericordia di Dio che è sempre aperta, gustarne la bellezza ed uscire per donarla agli altri. E il Giubileo invita tutti a varcare tale porta, per liberarci di quel ferro arrugginito che ognuno conserva nella stiva del cuore.
Dopo l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano,anche la nostra Diocesi, chiamata a vivere lo stesso evento domenica 13 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Capua alle ore 18, offre a tutti la possibilità di varcare “ la grande porta della misericordia” di Dio, la quale accoglie il nostro pentimento, offrendo la grazia del perdono”.
Senza trascurare l’ importanza dello studio, che certamente è fondamentale per conoscere Gesù, è opportuno sottolineare che rischia molto chi si limita semplicemente ad esso. Purtroppo, come ieri così anche oggi, non mancano coloro che preferiscono esaurire se stessi nel fare solo l’ anatomia del mistero di Cristo, quasi che le idee fossero l’ unico veicolo della sua conoscenza.
E questa è una strada sbagliata, senza ritorno, che si trasforma facilmente in un labirinto, che spesso produce aridità spirituale ed in alcuni casi, come in passato, delle vere eresie, le quali, a ben considerare, sono proprio questo cercare di capire Gesù soltanto con le proprie capacità.
Chi cerca di conoscere Gesù, perseguendo tale cammino, non lo trova mai, perché le sole idee ” non danno vita “, anzi ” diventano pazze “.
Ecco perché, se tu vuoi veramente conoscere Gesù, devi bussare alla preghiera, alla celebrazione e all’ imitazione di Cristo.
Sono le tre porte – come dice Papa Francesco – da aprire sempre, se vuoi trovare la via per andare alla verità e alla vita.
Ebbene, la prima porta, quella del pregare, è auspicabile che tu l’ apra iniziando con la lettura del libro del Vangelo, che oggi è stato ridotto, in molte case a vero soprammobile. Invece, è proprio qui che si trova Gesù. Pertanto, se tu con lo studio ti avvicini un po’ a Gesù, con la preghiera lo potrai conoscere.
Tuttavia la sola preghiera non basta.
E’ necessario che celebri Gesù nei sacramenti, perché è qui che puoi trovare la vita, la forza e il conforto. Senza tale celebrazione, tu non arriverai mai a conoscere Gesù in verità.
Infine, aprendo la terza porta, puoi imitare Gesù, in quanto, leggendo il vangelo, scoprirai ciò che Gesù ha detto e ha fatto.
Pertanto, attraversando queste tre porte, puoi entrare veramente nel mistero di Cristo.
Al di là di ciò che vedo,crocicchio
amaro di persone sempre in partenza
in cerca di eldoradi,che raccolgono
nei forzieri dell’avarizia,desidero
volare con le ali della carità vera
spargendo il molto o il poco che ho
lungo le strade,ove trovo bianchi e
negri,che mi danno crediti di amore
Non ho legami indissolubili che un giorno
potrebbero tormentarmi in caso di rottura
su tutto vibrano respiri di provvisorietà
il cui arresto non mi genera inquietudine
Invece,ciò che m’incatena e si identifica
con me stesso è il pensiero dell’eternità
che guardo come un pezzente sempre timido
e mai preso dalle fate di ciò che è vacuo
Ed è l’unico legame che mi strugge sempre
soprattutto se sento che le ali del cuore
si accorciano e rischiano di volare basso
ove però non manca il richiamo della luce
La quale,anche se ombrata,m’eleva in alto
mi fa scuotere la polvere umida delle ali
che libere mi portano al mistero di lassù
unico porto verso cui geme la mia bussola
Siamo bambini troppo capricciosi.
Potremmo rendere veramente bella la nostra esistenza, invece non smettiamo mai di complicarla o cedendo alle continue tentazioni di circostanza, o facendoci piegare dalle cangianti fantasie o impressionare dalle nostre problematiche.
Eppure, basterebbe un po’ di pazienza, un po’ di comprensione, un po’ di umiltà, un pò di gioia, per rendere il suo cammino più attraente e ricco di sorprese.
Sono proprio queste piccole virtù , tanto trascurate, a volte persino ignorate, che potrebbero mutare l’ approccio alle cose e alle persone, se avessimo l’ accortezza di esercitarle.
Per quanto modeste, esse hanno la capacità di frenare parole e comportamenti incauti, e sono come un po’ di sale che dà significato e sapore allo scorrere della vita.