Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Sembra di vivere in un mondo, dove tutto si consuma nella voglia di guardare le vetrine
e desiderare le ultime novità.
È una frenesia continua, non fatta di semplicità, ma di sola immagine, per la cui custodia
ogni desiderio subito si allarga nell’orizzonte degli acquisti in contanti o a rate.
L’immagine, impressa in tante apparenze, é un trofeo da conquistare, anche se il prezzo da pagare
spesso é molto alto.
Purtroppo, per tanti ciò che conta é riempire di sè la bocca di tutti, lasciare ovunque
una scia della propria bellezza,
anche se quasi sempre non manca la consapevolezza di essere dei recipienti vuoti,
che neppure gli acquisti possono colmare.
Tu cammini con gli occhi chiusi.
Hai paura di vedere il mondo trascurato, che ti osserva.
Tremi al suo sguardo.
C’ é qualcosa in esso che dilania certamente il cuore come una lama sottile.
Non é facile sottrarti ad occhi che brillano, pur smarriti nel vuoto, adagiati su di un corpo,
dove ogni costola é visibile ed assetata di fame e le mani e le gambe restano ferme,
quasi impietrite, perchè prive di energia.
Tu guardi solo ciò che ti piace, pur sapendo che al di là del sipario, del tuo piccolo sipario
vive tanta gente, a cui il piacere é solo un eterno straniero.
Eppure, sono proprio gli occhi, trafitti dalla miseria, di tanti piccoli cristi, che ti potrebbero far gustare il piacere della vera umanità.
Quando incontrerò un’amica fata,
che mi racconterà ciò che cantano
gli uccelli,ciò che si dicono
senza parlare gli amanti,cosa
si sussurrano sotto il peso gli asini,
come concordano le decisioni e come
passano dalle bugie alle verità
i politici,che cosa vaga nella mente
di ognuno e della bestia che ha fame,
allora, e soltanto allora potrò
imparare anch’io l’arte della fata.
Viviamo oggi in una sorta di sonnambulismo, che soffoca ogni respiro di apertura alle sorprese che l’altro, come in uno scrigno, nasconde in sé.
Ogni gesto o pensiero è puramente automatico, come se nascesse da un mondo indisponibile a qualsiasi accoglienza, pago solo di se stesso.
Tutto viene centrato in noi, in un girotondo che porta sempre al medesimo punto: io… io… solamente io .
Una spirale di egoismo devastante, che rinserra cuore e mente nei soliti granai dell’autosufficienza.
Qui non c’è nulla o solo parvenze di umano, essendo tutto, pensieri ed azioni, focalizzato dall’unico obiettivo: l’idolatria di se stesso.
Mai girerò le spalle al pianto della sofferenza.
Passerò sempre la frontiera e andrò là dove c’è
sempre qualcuno che aspetta una stretta di mano,
uno sguardo un sorriso un segno di vera umanità.
Andrò là dove posso farmi contagiare dall’amore
nella visione di un mondo che brucia di miseria,
stravolto da ogni forma di stupido appannamento,
che vede più la dignità dell’animale che l’uomo.
Andrò mi fermerò indosserò il grembiule leggero,
servirò,modulando l’arpa della bontà, che mostra
come un uomo si riconcilia con l’altro,cercando
nella favela dell’abbandono il dolore di Cristo
È veramente difficile fare il cristiano, anche se a parole é possibile seguire Cristo, parlare di Lui, ostentare la fede.
Nella realtà non si può negare che ogni respiro della società freme aspirazioni diverse, quasi sempre lanciate a raccogliere frutti di piacere o di guadagno.
Le parole chiavi che racchiudono il profilo vero del cristiano:rinnegare se stesso, prendere la propria croce, perdere la vita per il Vangelo, oggi non trovano spazi concreti, essendo un po’ tutti sedotti dalla cultura delle cose, dalla frenesia delle apparenze.
Eppure, Gesù non parla inutilmente; anzi, per dare consistenza alle sue parole, le realizza prima nella sua persona.
Si svuota di Sè, si annienta per riempire ed arricchire gli altri, i quali poco o nulla fanno per uscire dallo scrigno dell’ io e vedersi nella povertà degli ultimi, che gemono sotto il peso della croce.
Purtroppo, per molti cristiani è più facile predicare la croce da imporre agli altri, che prendere la propria in conversazione con Cristo.
Tu parli ogni giorno,ma non è facile
vedere o osservare la tua Parola,che
spesso perdo nelle tenebre del cuore
o evito per non lasciarmi trafiggere
e benchè la bellezza delle cose viva
della tua benevolenza e Tu t’affacci
in esse come Signore,dandomi barlumi
di Presenza,io sfuggo il Tuo respiro
che però all’improvviso mi circuisce
regalandomi nuovi scatti di speranza
con cui,pur nelle tenebre,tendo mani
e occhi che piegano il cielo e fanno
rinascere le labbra in una preghiera
che mi rivela il prodigio dell’amore
che Tu,con una scia di eventi parole
scrivi ovunque,indicando il tuo Nome
Non si può negare che per molti di noi spesso l’ essere si risolve nell’ apparire.
Ed oggi, più di ieri, il gusto dell’ apparenza e dell’esteriorità domina il nostro modo di interagire.
Troppe sono le onde della finzione, che ci trascinano nel mondo di ciò che non siamo, dove facilmente finiamo per mentire a noi stessi.
In questa confusione ” ognuno – come diceva il Machiavelli – vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu sei”.
Salta così ogni scala di valori e tutto, persone e cose, vale per ciò che sembra e non per la verità che ha in sè.
Anzi ci siamo talmente assuefatti ad apparire, ad indossare sagome di circostanza, che a volte non riusciamo a distinguere quanto fa parte della maschera e quanto della nostra vera natura.
Scivolati un pò tutti in questa ragnatela di maschere, non doniamo più ciò che siamo, ma vendiamo soltanto ciò che sembriamo con un frasario commerciale, che non disdegna la stessa espropriazione di se stesso.
Ciò che mi affascina è l’eternità
che porto in me:anche se il tempo
la sfiora o la cala in una coltre
di oblio, è sempre là nel bagliore
della bellezza come ultimo riposo
all’insonnia che il tempo produce
Solo quando apri gli occhi e guardi l’orizzonte dell’Eternità, tu riesci a smascherare le false certezze, riposte nella cultura del benessere e del denaro, e puoi sentire il peso delle responsabilità al cospetto di una vita, che non cammina, ma corre verso il suo vero destino.
” Quale vantaggio – dice Gesù – avrà l’uomo, se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria vita? O che cosa l’ uomo potrà dare in cambio della propria vita?”.
Per te non sono queste delle domande scioccanti e brucianti, che penetrano in profondità ed aprono il sipario della fugacità e della fragilità delle cose?
Non ti spingono ad allargare il pensiero oltre il visibile, per porti come mendicante alla ricerca di Dio?
Ebbene, se non ti risvegli ed esci dal letargo di ciò che é debole, la vita non é diversa da quella di un uccello, che, avendo subito il taglio delle ali, può solo camminare, ma non volare.
E non volerà mai, finché non ricresceranno le ali della sua grazia.