Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
L’ora della decisione, quando scocca, è come una freccia che non ritorna più indietro.
Neppure un istante ti concede.
L’idolatria del potere non ha parole di umanità, ma solo di assolutezza.
Non ha spazio per ripensare.
Il deciso è un verbo che si apre al passato, senza un alito di presente.
Non importa se disgrega.
Il necessario che tutti conoscano il volto di chi comanda.
Amo il pagliaccio di professione,
che cambia in maschere d’ilarità
sguardi e parole, gesti e sorrisi.
A tutti dona sprazzi di ebbrezza
e ognuno trova in sé l’emozione
di vivere istanti senza nostalgia.
Non il pagliaccio di convenienza
che riveste di falsità il volto
dipingendo immagini di occasioni
che lo rendono tanti e nessuno,
e sempre portatore di finte moine
che diventano respiri senz’anima.
Nella penombra baciata da poche candele
sparse all’ interno di una chiesa antica
dove il silenzio affascina e ti colloca
al centro di pensieri forti che vibrano
onde del passato quasi sempre non udite
vedo la tragedia del tempo che trascina
senza pietà ogni cosa anche le fantasie
che facevano cercare le orme delle fate
e persino il bel futuro che si arrotola
inesorabile sul presente che già crolla
Non sono io che ti cerco.
Sei tu che lasci ovunque orme,
che mi indicano la strada.
Sono come una segnaletica silenziosa,
la cui visione crea vibrazioni nel cuore,
dove scoppia il tuo desiderio.
Mi sento cercato.
E, guardando attorno, ti trovo ovunque,
persino nei cocci d’ amore,
che poco prima non ho saputo ricomporre.
E pensare che era un vecchio amico.
Oggi seduto in alto appare un altro.
Gli manca solo la corona, per gridare la sua regalità.
Non una parola in più nè uno sguardo di umanità.
Solo una presenza studiata, in ogni tempo e luogo,
per dire a tutti:” Qui comando io “.
Idolatria del potere, la cui esaltazione
nasconde quanto povero sia il suo cuore.
Non sono stupido nè un ingenuo,
fingo sorridendo, sorrido fingendo,
per non deludere chi mi sta accanto.
Nascondo la verità di ciò che sono,
persino le lacrime a chi mi vuole bene.
E sogno.
Salgo montagne per trovare pianure,
scendo con le mani per non scivolare,
alla fine mi ritrovo con me stesso,
unico depositario di ciò che ho.
E vivo la felicità come in un porto sicuro,
dove trovo l’unica via d’uscita,
lo sguardo di Dio.
Il tempo si è accorciato e già si apre il sipario dell’addio.
Non vedo sereno, ma solo nuvole nervose, in moto perpetuo.
La voglia di cavalcarle non manca, ma cedo al tormento dell’età,
con la quale, benché pensoso, ancora cerco di misurarmi.
Però, i conti non tornano: non ho più lo scatto nella partenza.
Cosí mi stringo triste nella visione di quel poco che mi resta.