Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Una vibrazione di gioia percorre la liturgia della parola odierna, anche se il suo sfondo è caratterizzato dal dramma del peccato. E la gioia risuona nell’antifona d’ingresso:”Rallegrati, Gerusalemme …… Esultate e gioite”. Si trova nel salmo responsoriale:”Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode”. E’ presente nella conclusione della parabola del figliuol prodigo:”bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E’ una gioia festosa che nasce dal ritrovamento della persona sempre amata e sempre cercata. E’ la festa della creatura nuova, rinnovata dall’amore del Padre che non si stanca mai di salvare i propri figli, che predilige da sempre.
La parabola del Figliuol prodigo è la manifestazione più tenera della paternità misericordiosa di Dio, che non solo va incontro al figlio pentito che ritorna, ma scuote anche il cuore di quel figlio che, credendosi giusto e fedele, si chiude nel guscio dei suoi capricci, del proprio egoismo, resistendo al bisogno di salvezza. La misericordia di Dio è il messaggio centrale della parabola, che si sviluppa in due sezioni, ben raccordate dalla figura del Padre.
La prima rappresenta la situazione di chi, illudendosi di fare a meno di Dio, si attacca al guinzaglio dei propri interessi, rincorrendo false felicità, che si trasformano in tossico. E’ la storia del fratello minore che, dopo aver preteso la sua porzione di eredità, si allontana, sperpera tutto, sciupando da dissoluto la propria vita. A questo punto, ormai nel fondo della miseria, si verifica una inversione di rotta:”Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato…”. E’ la sconfitta del peccato con l’abbandono definitivo del passato; è il grido di vittoria di chi sta per gustare il ritorno al Padre, che sempre lo ha atteso. Sembra quasi vedere nel Padre questa sentinella d’amore, sempre pronta a spiare nel buio del deserto la figura del figlio, per corrergli incontro e abbracciarlo. E’ proprio vero che la misericordia di Dio è più forte della nostra miseria!. E non può essere diversamente, perché Dio ci cerca e ci sente come una madre, a tal punto che Origine arriva a dire:”Nessuno è tanto madre quanto il Padre”. Egli ci ama perdonandoci e ci perdona amandoci. Anzi la sua più grande gioia è quella di essere misericordioso. E la misericordia del Padre non si ferma neppure di fronte al fratello maggiore, il cui comportamento ostenta un misto di perbenismo interessato e di fredda onestà: espressione di una religiosità ipocrita, insensibile e senza amore, fatta di semplici formalità, ma priva di cuore.
Un comportamento questo non estraneo alle nostre comunità, nelle quali i fratelli maggiori abbondano e sembrano i depositari di ogni verità. Facilmente giudicano e condannano; gridano più la giustizia di Dio verso gli altri che la sua bontà e misericordia verso tutti. Si configurano come categoria di super-credenti che, come il fratello maggiore, sono sempre pronti a rinfacciare ogni sorta di bontà a chi è diverso da loro. Purtroppo per costoro la religione è più una medaglia da mostrare che amore da vivere; più un insieme di norme da osservare che una persona da rispettare; è più un contesto di riti che di verità da proclamare. Ebbene, nonostante tali atteggiamenti, il Padre è paziente e continua la sua iniziativa di redenzione. Come per il figlio minore, così anche per il maggiore non aspetta il suo rientro; anzi esce di casa, pregandolo, quasi in ginocchio di entrare. Con tenerezza gli offre tutto se stesso:”tutto ciò che è mio, è tuo”; gli svela il segreto della sua gioia, lo esorta a vivere nella sua intimità.
Non sappiamo come la storia del fratello maggiore finisce. Ma una costa è certa: Dio esce di casa sempre, per ciascuno di noi: per chi lo cerca e per chi resta indifferente; per chi è smarrito nel peccato e nella disperazione, e per chi è chiuso nel guscio di una religione interessata. In ogni deserto brilla sempre una luce: è quella del Padre, pronto a trasformare la morte nella vita, lo smarrimento nel ritrovamento di sé, il peccato nella grazia, la disperazione nella speranza. E’ la luce dell’amore che ci precede sempre e ci converte, ricreandoci nell’originaria dignità di figli in una comunione di infinita tenerezza paterna.
a quello che accadrà
Se ieri Lui ti stava
accanto e tu pulsavi
sereno nel suo Amore
certo della Presenza
pure oggi e domani e
sempre,finchè vorrai
ti sarà vicino,guida
che si prenderà cura
di te,indicando dove
e come puoi cambiare
il tempo della morte
in quello della vita
il grido della paura
nell’ora della gioia
e,soprattutto,l’oggi
debole di sofferenza
in un futuro di pace
Ciò che mi fa paura, non è la solitudine che cerco
e nella quale rivivo i momenti migliori della vita.
È il sonno, che all’ improvviso soggioga gli occhi
e io non so se domani li apro alla luce del giorno.
Morire cosí senza preavviso è il mio vero tormento,
è come perdere la possibilità dell’ ultimo sorriso
di perdono, che potrei chiedere prima dell’ addio.
anche quando troppi sono
i no ricevuti e molti sì
di finzione accompagnano
la vita,senza che alcuno
ti si mostri interessato
Le tante porte che bussi
e mai aperte,non possono
uccidere ciò che è in te
Tu non esisti sol perché
sopravvivi,ma perché sei
Tu sei ciò che più piace
a Dio,nei cui occhi vedi
la tua utilità,che altri
qui stimano come inutile
Ma tu sei utile e sempre
lo sarai,finchè sai dare
a tutti,anche a chi dice
no o ti dona un si finto
un sorriso di vero amore
So ed amo ciò che dico e faccio.
Ed ogni giorno mi ripeto.
Non mi interessa il tuo pensiero.
Conosco i miei, che mi guidano
e ti diranno certamente chi sono.
Posso sbagliare e tu lo sai,
ma sono felice, perché sapere
e amare ciò che dico e faccio,
è una magia che mi entusiasma
e mi rende concreto il futuro.
Al di là del tempo,ove frammenti
ancora vivo di speranze,certezze
intarsio d’emozioni mai consunte
non desisto,neppure se sconfitto
Per me ciò che vale non è cadere
ma trovare la forza di rialzarmi
per evitare che la polvere freni
la voglia vera del pensare Oltre
Sì,solo Oltre,dove il tempo tace
e le rughe sembrano vezzi briosi
mi sento stretto da chi mi aveva
perduto e mi ha ritrovato ancora
Non ho retaggi da nascondere nè stemmi da ostentare.
Sono cosí come mi vedi, un vaso di pensieri liberi,
che dono a chiunque, soprattutto a chi sa sentire
il respiro del cuore.
Nonostante l’ età, ormai lontana, continuo a sognare.
Non smetto di guardare avanti, convinto che ancora
qualcosa farò; forse scriverò ciò che ho dimenticato,
ma mai fuggirò nell’ oblio.
Quante cose ho sognato!
E come un bambino le vedevo scorrere davanti agli occhi
senza lasciare mai un’orma, nemmeno in chiaroscuro.
Cercavo di rincorrerle, ma alla fine mi arrendevo,
travolto dai raggi della verità, che nulla mi concedeva,
se non pochi spiragli di luce.
Unici segnali per il ritorno a me stesso, dove mi guardavo
e aldilá del sognare, toccavo il fondo dell’ anima,
sempre pronta a misurarsi con i respiri veri della realtá.
Nulla mi manca, neppure il desiderio di sognare l’ invisibile,
che vola sopra e aldilà di me stesso, rubandomi mente e cuore
verso gli spazi senza misura, dove il tempo non conta e tutto
soccombe alla bellezza dell’ eternità.
Ed io come un bambino mi diverto a rincorrere pensieri nuovi,
creati dal suo fascino, che riflette, tra i vicoli del cielo,
la speranza di trovarmi trasfigurato sulla strada della vita,
dove ancora brilla di luce la mia stanza.