Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Molti applaudono tra gli osanna il rinnovamento
solo perché sulle poltrone guazzano volti nuovi
ma non s’avvedono che non serve mutare l’ordine
degli addendi,se la somma dei poteri è identica
e sempre nelle mani degli stessi,che gestiscono
tutto,spesso pure le persone,tirate come pedine
sulla scacchiera di un mondo di fatui interessi
Le delusioni, generate dai desideri non realizzati, riflettono lo scorrere della vita, che, nel suo cammino, subisce tutto e il contrario di tutto.
Non così quelle procurate dalla gelosia di chi, fingendosi amico affettuoso, come tarlo silenzioso, indebolisce ogni supporto di equilibrio, fino a consumarlo.
E sono le peggiori, perché, essendo inattese, arrivano all’improvviso come dardi avvelenati, che penetrano in profondità, squarciando ogni certezza.
Non solo, ma creano anche spazi di diffidenza, che pian piano si trasformano in un guscio di isolamento dall’altro, visto come qualcuno o qualcosa da scansare.
E’ veramente triste sopportare una delusione, ordita da chi, dopo tanta condivisione di intenti e di progetti, di gioia e di dolore, decide di percorrere vie alternative, con il proposito di oscurare all’amico ogni orizzonte di luce!
Non è una statua di marmo logorato
dall’intemperie né un dirimpettaio
cieco alla vicenda della chiesa,ma
un pastore che prega soffrendo,ama
perdonando,dialoga tremando,guarda
nauseato il letame,che pur resiste
ai moniti lanciati e non ascoltati
Un mondo che si fa sempre più duro
davanti a un Dio che sembra debole
non è agevole gestire il vincastro
del potere,ormai pesante per l’età
in una chiesa,dove s’argomenta più
per comandare che per servire bene
Non sconfitto,ma innamorato di Dio
depone se stesso nelle Sue braccia
lasciandosi cullare dal vero amore
che altri non gli seppero mai dare
Come e perché si è dimesso segnano
un mistero impenetrabile,ove tutto
realtà ipotesi fantasia si prostra
a pensieri pesanti,che avviliscono
la fede e aprono la porta ai dubbi
La comunione, che Grillo ha voluto distribuire del suo corpo, ad alcuni dei fedelissimi, presenti in teatro, sotto le specie di grilli essiccati, è la punta più alta della idolatria di se stesso, certamente segno della fine.
L’ angoscia della giustizia di oggi è il protagonismo di chi la gestisce e la sofferenza di chi la subisce.
Ciò che fa veramente male e sbriciola ogni sentimento di stima non è la giustizia inflitta nell’ assoluto rispetto delle norme, ma quelle condanne facili, sbrigative, che nascono spesso dalla voglia di accontentare gli umori della gente.
Oppure di quelle scritte a tavolino, conseguenza di teoremi o intarsi di accuse e di orribili calunnie.
Senza toccare, poi, quelle condanne a catena, derivanti dal pentitismo, sulla cui serietá morale, un giorno, la storia è chiamata a giudicare.
A volte, si ha l’impressione che ci sia troppa leggerezza nell’ attribuire un reato ad una persona, la quale, una volta accusata, viene sbattuta subito in prima pagina.
Invece, se scagionata, finisce in ultima, come se nulla fosse successo e senza nemmeno le scuse – il minimo – da parte di chi ha sbagliato.
Anzi, il tutto nell’indifferenza di chi, illudendosi di essere il depositario di ogni verità, non riconosce ad alcuno neppure il carisma delle buone intenzioni.
Un dubbio mi possiede:perché la Chiesa
invece di persuadere con il linguaggio
della carità,usa a volte quello severo
menando alle ortiche il ruolo di madre?
Perché non vive l’amore perdonante che
rompe ogni corteccia di errore ed apre
il cuore alla novità,invece di gridare
condanne o protocolli di emarginazione?
E’ possibile che non avverte il dolore
di tanti sacerdoti,oggi non più tali e
un tempo figli amati,che si scorticano
le mani per vivere nel duro quotidiano?
Una madre,per quanto contrariata,cerca
sempre il respiro del suo amore,invece
la mia Chiesa,mia madre,resiste,statua
rigida,all’assenza di chi ancora l’ama
E mentre allarga l’arcobaleno di amore
verso tutti,mostrando la sua maternità
getta alle spalle la sofferenza di chi
errando perse in essa la primogenitura
Il mondo di oggi crea e distrugge tante speranze.
Le getta come ami in mare aperto.
Molti vi abboccano, aggrappandosi a fili illusori, che subito vengono inghiottiti dalle onde.
Gli intrecci orditi, necessari per contenere il grido della disperazione, sono altrettanti e si intervallano con la scomparsa dei sogni.
Così, alle speranze che fanno sognare, una volta scomparse, ne seguono altre, condite da ingredienti diversi, che offrono sogni di sapore nuovo.
È un girotondo continuo di speranze e di sogni, che, pur rendendo sveglia l’esistenza, la postrano sotto una coltre di rassegnazione.
E questo è il mondo di oggi, che apre le ali solo a pochi eletti e le mantiene chiuse alla maggioranza, costretta a stare appesa al mercato delle illusioni.
Solo quando la luce dell’Amore
illumina la vita, puoi rivelare
il fascino vero di ciò che sei
e chiunque ti vede, contemplerà
il tuo splendore, che s’imprime
senza paura di essere oscurato
Non ti chiedo troppo.
Vorrei solo uno sguardo un pensiero una parola
che mi facesse dopo anni di amicizia conoscere
almeno qualcosa di ciò che veramente sei stato.
Fatico a saperti maschera di occasione, perché
assai ti ho amato, per sentirmi ora tormentato
da una verità diversa da quella che ho creduto.
Leggerti non più come prima, ma in chiaroscuro
con la faccia trafitta dal sorriso della bugia
è la pagina che gli occhi stentano a penetrare.
E mi dispiace, perchè nel castello sbriciolato,
dove cocci raccontano vane storie di apparenza,
vedo anche la mia, in cui conto il tempo perso.
C’è dentro di me come uno specchio
dove mi osservo e deposito la vita
Non importa che tanto sia il tempo
passato e poco ho ancora da vivere
Ciò che conta è vedermi tranquillo
pur nell’intreccio delle rughe,che
mi raccontano,ascoltare il fascino
del cuore che mai stenta a vibrare
nell’incanto del tramonto del sole
Ciò che vale non è farmi avvolgere
o dal tempo che corre o pazientare
ormai sfinito in attesa dell’addio
ma svegliarmi sempre con la voglia
di andare in giro per dare ciò che
manca al calendario della mia vita