Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
Dal 30 Maggio 2016, ogni giorno troverai sul blog ” filoltre ” una poesia inedita, facente parte del prossimo volume, che avrà come titolo EMOZIONI . Ti prego di leggere e di darmi un tuo giudizio sulla possibilità di una pubblicazione. grazie ed un abbraccio.
Alcuni cristiani vivono la fede come un intarsio di sentimenti oscillanti, che sono appesi a semplici momenti di cuore.
Non essendo solidi, si sciolgono facilmente, creando amare delusioni, che spesso mettono in discussione persino la presenza di Dio nella vita.
La fede non é un dono che spalanca subito la porta della felicità, non dispensa dai pesi del terribile quotidiano né facilita l’andamento del vivere.
Introduce solo in un cammino di luce e di oscurità, di paura e fiducia, di vicinanza e silenzio. Ed anche se nessuno vede qualcosa o qualcuno, e può sembrare che Dio sia lontano o chiuso nella sua invisibilità, la fede, quella vera, finché c’è, fa respirare ovunque la sua Presenza e dà la certezza che Egli veglia su ogni istante della vita umana, così come una madre veglia sul figlio ammalato.
Il filosofo tedesco, il Nietzsche, ateo, un giorno, rivolgendosi ai cristiani, disse:” Se la buona novella della vostra Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere…… le vostre opere dovrebbero rendere quasi superflua la Bibbia, perché voi stessi dovreste essere la Bibbia viva”.
Purtroppo, nell’impatto con la realtà, molto spesso, più che essere pagine evangeliche viventi, specchio dell’agire stesso di Dio, siamo soltanto cembali sonori, vibranti per noi stessi e per le nostre esigenze di protagonismo. Predichiamo Cristo con le labbra, ma il cuore percorre strade diverse. Gridiamo con enfasi la carità da farsi con le tasche altrui, ma diventiamo sordi e ciechi al grido di povertà di coloro che tendono verso di noi le mani. Ricordiamo con autocompiacimento la logica del Cristo Crocifisso, che dalla debolezza della Croce fa scaturire la più grande luce d’amore, ma dimentichiamo facilmente di vivere e testimoniare questo amore.
Così facendo, non saremo mai uomini di fede, ma solo insoddisfatti giullari della parola di Dio.
Tutto ha la sua ora e credo che sia giunta
anche per me l’ora di dire basta:dopo anni
spesi nelle e tra le cose senza mai vedere
un sorriso o sentire parole di compiacenza
e per giunta cadere pure sotto il fardello
dell’anima che non sempre respirava libera
nell’amore di Dio o sopportare la superbia
della gelosia che mai manca nel mio tempio
non posso più sciupare quello che mi resta
del carisma sacerdotale,che grida tormento
di pensieri e azioni non tanto per le cose
quanto per le persone,che pur cercando Dio
non sempre l’hanno trovato sul mio cammino
Ora ho bisogno di prendere congedo,sognare
oltre la finestra del fare e seguire nuove
vie,dove io posso interpellare e lasciarmi
interpellare da Dio,per diventare specchio
di amore per chi si mette sulla mia strada
È difficile per chi parla, guardare gli occhi di chi ascolta, quando sa che le sue parole non hanno sapore di coerenza o non rispondono alla verità.
Solo chi crede in ciò che dice e sa di dire il vero, ha il coraggio di entrare nell’altro, toccando le corde del cuore, che gli vibrano nuove emozioni.
Troppe sono oggi le parole, che addormentano; poche sono quelle che veicolano pensieri solenni e nobili, che scendono nell’ intimo e squarciano ogni fuliggine di assuefazione.
Mille parole di falsa dolcezza non valgono un respiro di sinceritá, che giunge, come una flebile ebbrezza, sul volto di chi ascolta, segnandogli orme di vera fiducia.
A volte mi domando: perché agitarsi per qualcosa o per qualcuno, quando tutto é di passaggio e nulla é definitivamente appagante?
Perché tormentarsi per ricerche fittizie e far passare inosservato l’ essenziale, che induce ad andare oltre il visibile?
È veramente una tristezza vivere nel vincolo dell’effimero, senza mai alzare gli occhi al di là dell’ oblò, dove é possibile incontrare non la maschera di qualcosa, ma il volto vero di Qualcuno, che potrebbe mutare l’orientamento della vita.
Non è l’ intruglio delle cose, che il mondo offre, a dare basi solide allo scorrere della vita e a renderla degna di attrazione, ma la trasparenza del cuore, che porta a cercare sempre quegli orizzonti di cielo, dove ogni colore e suono hanno il sapore della bellezza di Dio.
Quanti hanno il coraggio di stringere la tua mano, di darti un abbraccio, un sorriso di amore o di dirti una parola di solidarietà, quando sei sotto il peso della sventura? Non è forse vero che nella sfortuna tutti si allontanano, come se non ti avessero mai visto o conosciuto?
È triste provare i graffi strazianti del dolore, delle offese e vedere l’ indifferenza di chi poco prima ti osannava e condivideva ogni tuo comportamento.
L’uomo, purtroppo, non cambia mai.
Nella baldoria esalta facilmente la sua e l’ umanità degli altri.
Nella sofferenza dimentica e fugge via, senza donare neppure un respiro d’amore.
Però, anche se la visione del vissuto spesso non è incoraggiante, non bisogna soccombere, perché, all’improvviso, potrebbe sbocciare un fiore.
Qui penso allo sguardo stranito di Gesù lungo il Calvario.
Abbandonato da tutti, persino dagli amici più intimi, riceve un gesto d’amore, unico, dalla Veronica, donna senza identitá, che gli asciuga il viso con un panno.
E Gesù, pur non avendo nulla per ricompensarla, le dona in cambio Se stesso, imprimendo nel panno l’ immagine del suo volto sanguinante.
Tutti si preoccupano di aggiungere più anni alla vita; pochi, invece, pensano di dare più vita ai loro anni, che bruciano come fuscelli secchi.Il desiderio, spesso angosciante, di allungare il tempo che resta, non si accompagna quasi mai alla volontà di rendere più ricco il senso della vita.Oggi si guarda ad essa non per immergersi nel suo mistero, non per gustarla nella varietà della bellezza, ma solo per cogliere grappoli di interessi.E se appare vuota, benchè annosa e piena di tante cose, la causa é da cercarsi nella stima errata: non un dono da custodire ed arricchire, ma solo un accumulo di anni da sperperare.Finché tutti cercano di accrescere il tempo della vita con nuovi anni, senza peró dare ad essi più vita, non sentiranno mai il vero gusto di vivere.
Nelle pieghe del suo volto
leggo
l’inizio e la fine
della mia storia.
Sento
la nostalgia del passato,
la tristezza del presente,
l’agonia del futuro
chiuso ormai in poco tempo.
Mi guardo dentro
in cerca dell’ultima Verità.
Mi trovo confuso
tra il già e il non ancora,
in un frattempo al chiaroscuro,
dove ho paura del poco che mi resta.
Così ritorno
alla visione di mia madre,
sulla quale il tempo ancora gioca,
dipingendo senza colori,
le linee di una grande storia d’amore:
la sua maternità.