La riforma elettorale è una esigenza indilazionabile.
E’ l’unica strada valida per il ritorno all’amore verso la politica, la quale, al di là del disagio affettivo, generato da una sequela di comportamenti maldestri e poco dignitosi, resta il vero mondo, dove ognuno può esprimere se stesso nell’interesse della collettività.
Purtroppo, in quest’ultimo ventennio, la mania partitica l’ ha svilita, facendola scivolare in un mosaico di tasselli voluti dai capi e non più dalla volontà popolare, del tutto espropriata dei suoi poteri di scelta.
Il pensiero dominante dei nuovi politici non è stato il rispetto della rappresentatività popolare, che creava interesse per scelte qualificate di persone conosciute e nelle quali ognuno aveva fiducia, ma solo l’intrigo artificioso, per realizzare una corte di incerti personaggi, pronti ai ” sì ” di convenienza e non di intelligenza autonoma, finalizzata al bene della collettività.
Oggi non basta parlare di riforma elettorale, è necessario trovare gli ingrediendi validi per un risveglio d’amore verso la politica sana e vera.
E il ritorno alla ” preferenza ” potrebbe costituire il veicolo per un approdo fecondo, in cui ognuno rigusterà il sapore di essere protagonista e non semplice comparsa.