Categoria: Poesie

Eco di qualcuno

Non voglio essere eco di qualcosa

ma di qualcuno:non è da uomo vero

sentirsi veicolo di ombre o sogni

di aliti o ricordi che rincorrono

cose passate presenti e non fanno

vedere figure o impronte parlanti

Vorrei invece trovarmi sempre eco

di qualcuno,voce di chi mi guarda

e mi sussurra qualcosa da gridare

parola che come in una conchiglia

mi offre i suoni lontani e vicini

e m’apre ai respiri dell’infinito

 

Dignità di mio padre

Non sapeva né leggerené scrivere,
ma guardava con il cuore
tutto,
dipingendo sul suo volto
le lettere dell’alfabeto,
che esprimevano in silenzio
una profonda sofferenza,
quella di chi
non aveva potuto imparare
né a leggere nè a scrivere.
Grande
era stata la sua povertà,
vissuta senza rabbia
e sempre lavorando,
nell’incanto di un futuro
mai spento,
ma più grande
fu la dignità di mio padre
che solo vedendo e parlando
scrisse e lesse un grande libro
la storia della sua famiglia.

E sono veramente un altro

Quando i miei occhi si abbandonano alla bellezza del cielo,
ad uno ad uno cadono i pensieri pesanti.
Non vedo più cose e persone in chiaroscuro,ma nella luce,
che mi aiuta a cogliere persino la mia verità.
E sono veramente un altro,non più immoto in un grigiore incerto,
ma libero di correre ovunque,dove anche l’incontro a bassa quota
con una farfalla, schiude ebbrezze di novità.

Diventati nudi

Non hanno il coraggio di cambiare direzione
accendono solo lucciole di speranze, gridano
tanti cammini nuovi, senza mai indicare orme
di verità; fingono, mentre lo Stato precipita
sotto il peso di una locomotiva arrugginita
intasata di letame della politica che muore
della burocrazia che strangola ogni impegno
della magistratura che trasborda dai limiti
della sanità che mangia denaro senza curare

E noi siamo diventati nudi e persino restii
a levare contro di essi la voce di protesta
sapendo che nulla muta per le nostre attese
trafitte dalla sapienza economica che cerca
solo di scrutare le solite tasche, e tutto è
ben misurato per mantenere i loro privilegi
che come gabbiani sornioni su vecchi scogli
difendono, non disdegnando di roteare,quando
gli stimoli della fame bussano allo stomaco

E saremo nuovi

Parliamo con le stesse parole

indossiamo gli  stessi  vestiti

usiamo uguali movenze e gesti

sembriamo stereotipi generati

per  un  circuito di  marionette

Abbiamo smarrito il nostro Io

che è plasmato come l’ argilla

dal vasaio che fa ultima moda

non abbiamo più un’ anima vera

che  grida  il  peso della  morte

Viviamo senza cogliere un’ ora

neppure un attimo  per  tornare

a  meravigliarci  di  quello  che

siamo, per riscoprire sorprese

e novità che l’ io sempre dona

Solo se riprendiamo il nostro

io, liberandolo dalle mode che

l’addormentano, riviviamo ogni

ora, pure un attimo come fosse

la prima volta: e saremo nuovi

Papa Francesco

foto dueNon ha scarpe di marca né vestiti

di alta moda:un completo bianco è

il suo unico abito,che lo avvolge

di candore fino a farlo un angelo

le sue mani sono vuote di cose,ma

ricche di amore,non porta argento

né oro,ma solo il sorriso di Gesù

il suo cuore  bussa alla porta

del nostro come un mendicante,che

pur rischiando d’essere importuno

insiste,finchè non trova ingresso

per donare le vere carezze di Dio

Signore delle nuvole

Guardare le nuvole fugaci è un passatempo

che mi libera dai pensieri pesanti, perché

colgo dietro di esse intrecci di immagini

che mi parlano come delicate fate d’ amore

e subito scompaiono senza lasciare tracce

se non leggeri chiaroscuri, che si perdono

nel cielo,  ove dipingono sbiadite montagne

sulle quali vado come un bambino,provando

l’ebbrezza vera di davide che sfida golia

E mentre gioco con lineamenti occasionali

che si distendono per strisce trasparenti

intarsiate da cupe megere, che languiscono

per farmi vedere come è stupendo il cielo

ove disegno il mio volto, io come in sogno

mi sento signore delle nuvole,che cavalco

senza briglie, frangendo le vette più alte

che mi sollevano per stringere l’infinito

Le campane

Le campane non suonano

più come prima,

sembrano voci stanche

quasi rumori senza invito.

Le antiche cattedrali piangono

solitudine di fede ridotte

a semplici manuali di arte.

In esse non si ascolta più

la bellezza  ispirata dipinta

nelle infinite immagini.

Tutto tace

anche la tua Voce,

Dio dei miei padri,

diventato nome di consumo

in un mercato di parole

senza mistero.

Eppure Tu sei là,

nella Tenda dell’Amore,

continuamente soffiante

tenerezza di paternità.

Da tutti rubo

Non invidio nessuno e da tutti rubo

il profumo dell’anima, specchio vero

dove mi guardo e colgo sia il bello

che il nuovo fasciati dall’ebbrezza

non del raro ma del semplice, taglio

di parole e gesti che mi incoronano

Rubo con dignità e rispetto ciò che

m’ assomiglia non sperperando niente

pure le briciole trattengo e faccio

tesoro di tutto, perché in tutto c’è

sempre un effluvio che l’anima dona

a chi si mette in religioso ascolto

Di notte

piogDi notte è un incanto ascoltare

la pioggia che cade:è come fata

che accarezza racconta e rivela

nuove fonti di pensieri poetici

che mi fanno volare su paradisi

di luce,dove l’anima si inebria

e vive intensi momenti d’estasi

è come mistero intricante fatto

di emozioni e ricordi,una fiaba

che senza parlare,mi addormenta

abbracciato da suoni indefiniti

che mi vibrano gli ultimi versi

che il risveglio muta in poesia