Categoria: Poesie

Ciò che mi addolora

secCiò che mi addolora non è il peso dell’età

che ancora freme nell’incanto delle stelle

e sente il profumo della bellezza che vede

ma i tanti giorni marciti senza nulla dire

del mio esistere su cui calava come coltre

funerea il sipario della vera nullafacenza

Adesso sembrano povere memorie di cadaveri

che rendono triste il passato quasi musica

di doloroso addio a un tempo che non è più

giorni privi di fiori frutti,alberi secchi

ove tutto correva noiosamente senza attesa

neanche del domani,visto solo per mangiare

Quanto pagherei per rianimare almeno pochi

di quei giorni consumati senza nome,invece

di singhiozzare pensando al poco che resta!

IL poco che,nonostante tutto pur mi prende

e mi attrae,segnando nuovi cammini di luce

sui quali incontro il volto le mani di Dio

e gusto,pregando,la tenerezza di sua Madre

la voce del Bello

Finchè tu non dissolverai

il velo della polvere che

tiene appannati gli occhi

non vedrai né la bellezza

che freme in te né quella

che vive nel cuore altrui

Solo se avrai ali d’amore

e volerai oltre l’egoismo

che tarpa ogni meraviglia

scoprirai ciò che è in te

e udrai la voce del Bello

che geme sempre in ognuno

 

Dove sono gli occhi di Dio.

Tu mi domandi: dove sono gli occhi di Dio

quando il mare risucchia donne e bambinilampedusa

che, lasciati  come  fagotti  sulle  carrette

galleggianti, diventano preda delle acque

in vortici di follia, che  decretano morti?

Ma io ti chiedo: dov’è l’uomo che baratta

la vita degli innocenti per pochi denari

mercenario che davanti al pericolo fugge

scaricandoli ovunque come futili oggetti

non sempre restituiti dalla pietà marina?

Purtroppo la sorte dell’ uomo non aleggia

più verso il cielo, a cui tendeva  le mani

ma spazia sulla terra,  dove si è esaurita

nella presa della  ricchezza per la quale

sacrifica ogni cosa  anche la  vita altrui

E tu credi che Dio niente sente o chiude

gli occhi per non vedere: invece Lui è là

piange soffre e il suo è pianto di Padre

che scorre ogni volta che Caino massacra

Abele, eludendo nel cuore la Sua immagine

Egli fa sempre suo il dolore dell’ uomo e

lo vive come un altro calvario, attraendo

a Sé ogni cristo in un abbraccio d’amore

che gli dona  nuovi  respiri di  vita quasi

effluvi di cuore che aprono  all’ Eternità

Qui  ritrovi  i  volti  crocifissi dall’ uomo

abbracciati non più nella stiva  del mare

come ultimo grido dell’ umanità sconfitta

ma nel cuore di Dio, raccolti a uno a uno

e asciugati dal sudario pregno di sangue

 

C’è un filo rosso

Ogni giorno Tu mi parli e io non ascolto

prigioniero di me stesso;conto le parole

mie a dispetto delle Tue;sento l’egoismo

mio al cospetto del Tuo amore;agli occhi

della Tua misericordia antepongo sguardi

della mia indifferenza;alle Tue mani,che

toccano ogni attimo l’amara miseria,vedo

le mie,che non generano scatti di carità

ai tuoi piedi,che sono presenti dovunque

per asciugare il pianto della sofferenza

stimo i miei,già stanchi prima di andare

al Tuo cuore,che scrive dona solo pagine

di paternità,preferisco il mio,che offre

spesso soltanto per congedare chi chiede

Siamo veramente diversi,anche se tra noi

c’è un filo rosso,bagnato dal Tuo sangue

che non potrei mai spezzare e,infatti io

così come sono,mai potrò spezzarlo,certo

che Tu mi ricolmerai l’abisso di peccato

 

 

BALCONEAR

Non siamo diversi:io dal pulpito,tu dal balcone

preferiamo guardare e non camminare,indugiare e

non tuffarci tra le onde della vita,per salvare

chi annaspa in difficoltà ai margini della fede

Giochiamo con l’apparenza,spettatori di ciò che

fa scena,lontani da chi vibra emozioni di cuore

e non siamo credibili sia io che tu,impantanati

in una fiera di parole,che scorrono senza anima

Sciupiamo la fede a povera etichetta da circolo

utile agli schemi di numero e non della qualità

che spinge a fremiti di rinnovamento profondo e

a congedarci dal balcone per scendere in strada

Qui impariamo ad amare Cristo come Egli vuole e

non come noi desideriamo:pellegrino senza fissa

dimora in croce alla miseria con le mani aperte

povero errante con il volto trafitto dal dolore

Qui tra le tende mai chiuse,dove udiamo respiri

di abbandono e lacrime di fame,scopriamo Cristo

che,benché affamato assetato bisognoso di tutto

sorride ad ogni gesto d’amore fatto in nome suo

 

Il Mistero

Come vorrei comprendere

il Tuo e il mio mistero

turbinio di idee che si

fermano quasi sempre là

dove è la soglia Ultima

A volte allungo le mani

perché mi sembri Vicino

a volte ti vedo Lontano

come un specchio magico

ove la identità Tua mia

si velano e si rivelano

Ma Tu,Lontano Vicino,se

veramente mi ami perché

non mi sussurri chi sei?

Non mi dici io chi sono?

Se Tu,o Dio,sei l’unico

sogno per il quale ogni

attimo io consumo,fammi

incontrare con il Sogno

sì da vedere l’Infinito

sulla nebbia della fede

e rendermi uomo di luce

 

 

A Papa Francesco

Voglio solo toccarti e dirti a voce alta

“ esisto ” pure io in questo mondo fatto

di noia,ove ognuno pedala in modo uguale

i poveri restano sempre al palo, i ricchi

continuano a vivere di tediosi privilegi

i manovali anonimi della chiesa lavorano

senza tregua, i porporati ti sono accanto

e a differenza dei senza nomi ti tendono

le mani che non conoscono il vero sudore

Ti voglio toccare non per chiedere onori

non desidero scorrere nella tua leggenda

che si eleva come arcobaleno di vittoria

le cui grida echeggiano in cielo,ma solo

per dirti che come me esistono altri,che

liberi da patologie di carriera, brillano

per la Parola che annunciano,per l’amore

che donano,per la gioia d’essere laddove

gli ultimi piangono ed hanno mani aperte

Il Mistero

Come vorrei comprendere

il Tuo e il mio mistero

turbinio di idee che si

fermano quasi sempre là

dove è la soglia Ultima

A volte allungo le mani

perché mi sembri Vicino

a volte ti vedo Lontano

come un specchio magico

ove la identità Tua mia

si velano e si rivelano

Ma Tu,Lontano Vicino,se

veramente mi ami perché

non mi sussurri chi sei?

Non mi dici io chi sono?

Se Tu,o Dio,sei l’unico

sogno per il quale ogni

attimo io consumo,fammi

incontrare con il Sogno

sì da vedere l’Infinito

sulla nebbia della fede

e rendermi uomo di luce

 

 

 

Piccolo dio

Finchè non entri nel deserto dell’anima

ove assapori domande e risposte diverse

ove vedi il tempo perdersi nei sussurri

dell’eterno,che danno l’ora dell’arrivo

tu sarai sempre lo stesso:uno senza Dio

che inventa la favola della vita oleata

di stravagante bontà,superflua bellezza

soltanto per crearsi il suo piccolo dio