Più leggo e ascolto Odifreddi
più cresce in me la nostalgia
di Dio,più tenta di affermare
il dio panteistico di Spinoza
più vedo la Voce che mi grida
ad andare Oltre,più si dimena
a definire i credenti cretini
illetterati,più stima i fatti
del mondo misura per definire
la sua fede o l’anima termine
brutto e i misteri della fede
un grugnito senza significato
più io con decisione desidero
varcare la soglia del mistero
ove gusto la Verità incarnata
il Verbo di Dio che abbraccia
mi sostiene con pane spezzato
rivelandosi notaio dell’anima
che segna ogni giorno l’amore
orante e donante anche per te
Odifreddi,che vivi il fascino
della Natura in identità vera
con la divinità e non ti vedi
che sei un brancolare incerto
verso quell’Oltre che stracci
nelle tue esegesi,che gridano
un credo dove Dio è la Natura
e la morte l’approdo al nulla
Pur rispettando quel che dici
nella tua libertà di ateo, che
non elude la farsa del divino
non capisco la cattiveria che
serpeggia nei gesti, le parole
e perfino in volto,ogni volta
che i cristiani e la chiesa e
il papa vengono solo sfiorati
Come una lucciola in transito
diventi intarsio di tenebre e
di luce,scivolando nel dirupo
che solo uno sciocco plauso e
la voglia di consensi possono
spiegare,ma non giustificarti
A volte mi chiedo se sei vero
e lo stesso,quando sei solo e
navighi con i pensieri,strali
che penetrano in profondità e
dicono da dove vieni, dove vai
chi sei: proprio qui io vorrei
sapere se quello che scrivi e
predichi è la verità che vivi
anche in te o la maschera che
vesti come canovaccio di arte