Categoria: Pensiero del giorno

Un canarino Ti dice grazie

 

 

Nessuno alza gli occhi al cielo per dire grazie.

Tutti si perdono nelle tue delizie,  gustano il sapore del mare e la brezza leggera dei monti,  corrono e si divertono,  beandosi di quanto hai creato,  ma nulla fanno per aprire lo scrigno dell’ anima e slanciarsi in alto,  per cogliere il tuo amore di Padre.

Tutto é visto e sentito come dovuto,  avvolto nel gioco di tante causalità,  che chiudono la porta alla verità,  che,  se bussata,  aprirebbe arcobaleni nuovi, dove ognuno potrebbe incamminarsi e scoprire la fonte di tutte le meraviglie.

Così,  mentre osservo dal balcone un brancolare di corpi in acqua e di altri curvi,  arrampicarsi in montagna,  vedo in una gabbia un canarino,  che,  a testa alta e senza mai fermarsi,  intona una sinfonia di suoni,  che sembra supplire il grazie che l’ uomo non sa più  dirTi.

Lo scienziato che ritiene immorale far nascere un bimbo Down

È la storia che giudicherà  la grandezza dello scienziato inglese Richard Dawkins.

Tuttavia, se fossi chiamato a dare un giudizio di valore sulla eticità  di alcune sue dichiarazioni, non troverei parole migliori che definirlo un pessimo pensatore, che, pur di ostentare il suo ateismo, non disdegna di svilire la bellezza dell’ umanità così come è.

Del resto, non c’è da stupirsi: un uomo senza Dio, facilmente rovina in disastrosi teoremi, che ne rivelano la follia.

Così, è semplicemente assurdo che un grande! pensatore, all’età di oltre 74 anni, possa trasformarsi in un mestatore verbale, dicendo ad una madre che ” permettere a un bambino Down di nascere, sarebbe immorale “.

Dichiarazione blasfema, che dimostra quanto sia distante lo scienziato inglese dalla conoscenza reale e dalla dolcezza di un ragazzo Down.

Mentre scrivo guardo il mio amico Marco, giovane con la sindrome di Down, attento, pieno di vitalità, pronto a rispondere ad ogni domanda, rispettoso di se stesso e del prossimo.

Caro Scienziato inglese, Marco non  potrebbe essere per lei un grande suggeritore di umanità ?

La carità non è un accessorio della fede

Il cristiano, che diventa samaritano per il povero, non fa altro che vivere e rivelare un vero e proprio atto di fedeltà al Vangelo.
Invece, genera profonda tristezza chi trascura la cura dei bisognosi lungo la strada e poi in chiesa si mostra zelante nella fede.
Che segno di credibilità può avere una fede, che non orienta verso la carità?

Una fede chiusa solo nella tenda della contemplazione, disincantata dalla indigenza e sorda ad ogni grido di sofferenza, che ignora le pur minime necessitá materiali, certamente non proviene da Cristo nè crea autentica testimonianza.
La carità non è un accessorio della fede nè qualcosa di secondario per la Chiesa, ma è un requisito essenziale della stessa vita di fede e della Chiesa, nella quale, sin dalle origini, furono istituiti ministeri di servizio per gli ultimi.
E non poteva essere diversamente, considerato che Gesù volle nascondere la sua gloria proprio in queste situazioni di povertà.

Tuttavia, non si può restringere l’ afflato caritativo solo  ad un gesto concreto di sostegno  al singolo  povero, anche se importante e sempre gradito al Signore. È necessario prendere coscienza che la carità, basata sul vangelo di Gesù Cristo, ha una dimensione fortemente sociale e politica. Il che significa che ogni vero cristiano  è chiamato ad amare il povero  proprio sul piano sociale, cioè, nell’insieme  di tutte le sovrastrutture che lo condizionano e lo rendono tale. Nello stesso tempo, deve avvalersi di qualsiasi mediazione sociale sia per poter  migliorare la sua vita sia  per eliminare le cause di povertà.

Pertanto, un cristiano che ignora le mediazioni sociali, quali la politica, le varie organizzazioni o le istanze  che mirano al bene comune, oppure le trascura, dimostra che la sua fede non ha ancora scoperto il valore e l’ impegno sociale della carità. Ed è una vera tristezza  trovarsi, soprattutto oggi, al cospetto di tanti cristiani, attenti alla carità verso il singolo, ma del tutto disimpegnati dalla loro  partecipazione alle tante mediazioni sociali, le uniche capaci di trasformare il contesto qualitativo della vita umana.

 

La società guarda solo chi produce

La nostra è una societá senza respiri di amore.
Non trova più in sè la sua memoria, intarsio di umanità impresso nel  cuore di Dio.
Nè pone al centro delle sue attenzioni chi vive nella precarietà.
Guarda solo chi produce e fa ricchezza, nella indisponibilità all’ascolto di chi non ha voce o non ha forza, per gridare il suo dolore.
La cultura dello scarto è diventata la sua carta di identità.
Scarta tutto ciò che non serve.
Ed oggi, più di ieri, molti vengono abbandonati come fagotti di rifiuto, perchè considerati improduttivi o frenanti per la ricchezza.
Così,i bambini sono visti come un optional, possibilmente da evitare, per non rallentare il ritmo del proprio benessere.
Gli anziani vengono isolati e spesso costretti a spegnersi, senza affetto, in una forma di eutanasia nascosta.
E gli stessi giovani, un tempo immagine reale di futuro, vengono messi da parte, perchè non sono nè studio nè lavoro.
E che dire dei poveri morenti di fame, sparsi lungo le vie, nell’indifferenza dei ricchi?
Come è desolante e tenebroso lo specchio della vecchia Europa, che, avendo smarrito le radici cristiane e rimasta attratta solo dal dio denaro, è scivolata nel disincanto di ogni solidarietà!
Eppure, un giorno saranno proprio costoro, ossia, i bambini, gli anziani, i giovani, i poveri la nuova pietra d’angolo del Vangelo, essenziale per la costruzione di una societá più umana e più cristiana.

Povera insoddisfazione

 

Ognuno ogni giorno sperimenta sensazioni diverse, dipinte di multiformi colori, che mascherano barlumi di felicità.

Così, nel momento in cui pensa di essere appagato, di vivere nella provetta della sicurezza, dove ogni desiderio si mostra realizzabile, all’improvviso crolla ogni aspirazione e tutto si veste di illusione.

Anzi, fermandosi e guardandosi dentro, nelle pieghe più nascoste, scopre solo finte vie senza indicazioni di ritorno.

Sono le vie che altri tracciano con girotondi di emozioni, foriere di vuote speranze, per chi cerca ogni soddisfazione  solo nei preparati artefatti e non nella presenza dell’ amore di Dio.

Chi sogna di conquistare la vera felicità lontano da Dio, fidandosi solo di se stesso o mettendosi al guinzaglio degli altri, è destinato a scivolare nei reticoli di una povera insoddisfazione.

Il dubbio: sinonimo di tristezza o di superbia?

Il dubbio non è  sinonimo di tristezza né  di superbia.

Chi dubita è  solo uno che cerca, rincorre la bellezza della verità,  e  mai si chiude alla sconfitta.

Ama rischiare, scommettere su se stesso, convinto che alla fine troverà la sua perla preziosa.

Egli ha gli occhi in fronte che puntano diritti al cuore di Dio, dove potrà vedere, come in uno specchio, il mercato di pensieri che vanno e vengono nel suo cuore.

Qui egli si riconoscerà, saprà cosa accade in lui e proverà l’ ebbrezza della ricerca, percorrendo la strada di Cristo.

Pertanto, un vero cercatore di Dio non può non essere un uomo di gioia ed un portatore di gioia.

Egli non dubita per chiudere gli occhi, ma per accrescere il raggio di visione della propria fede, discernendo ciò  che le appartiene e quello che è  da essa distante.

Chi dubita non è  neppure superbo.

Anzi, sa  che Dio non si rivela ai sapienti e agli arroganti, ma ai semplici, ai piccoli  anche nelle cose tanto serie come questa.

Perciò, è  un Dio gioioso e chi lo cerca non può non essere altrettanto gioioso.

Da fotomodella a suora di clausura

sposaDio non smette mai di sorprendere.

Sceglie e chiama, sempre e dovunque, spesso soprattutto lá dove sembra impossibile.

Cosi, oggi ha fatto sentire la sua voce  in un mondo di apparenze e di bugie, sospeso ad arcobaleni di sole bellezze esteriori, sordo  ad ogni ascolto.

Proprio qui ha scelto e chiamato per nome Olalla, fotomodella ed attrice, chiedendole di abbandonare tutto e  di mettersi alla sua sequela.

Una chiamata e una risposta senza se e senza ma,immediata ed  in un perfetto gioco d’amore.

Donna di forte  attrazione ed ammirazione, si spoglia di tutto ciò che possiede, per diventare sposa di Cristo.

Incredibile  dictu, sed  verum!

È impossibile resistere  alla  voce chiamante del Signore.

È  come un fuoco che consuma ogni incertezza, affina come in un  crogiuolo  e rende l’ anima pronta a calarsi nell’ orizzonte del vero amore:” ho deciso – dice –  di farmi  suora”.

Sono le parole di Olalla Oliveros  che racchiudono la decisione di cambiare la propria identitá: non più fotomodella da vetrina, ma un vero ” modello ” per la dignità delle donne.

Crescita umana e spirituale.

Non si può negare che c’ è un rapporto profondo  tra  crescita umana e spirituale.

Infatti, sia per l’ una che per l’ altra non esiste una crescita in senso puro ed autonomo.

Si arricchiscono e si condizionano reciprocamente.

Le pesantezze, le devastazioni, le fragilità  come  anche la serenità, le certezze, le gioie sono un po’ come i vasi comunicanti.

Sono contenuti che scendono e salgono e possono facilmente influenzare ogni equilibrio.

Così  una  psiche  sofferente o devastata per problematiche esistenziali ed interpersonali, non può  non toccare la crescita spirituale,  a cui certamente mancheranno le ali per volare.

Come una seria inquietudine  spirituale, se prende il sopravvento, non può  non colpire una vera crescita umana.

Il che significa che ognuno cresce umanamente e spiritualmente a partire dalla propria storia.

Una storia da accettare giorno dopo giorno, con i suoi conflitti, con gli alti e bassi, con tutto quello che comporta di pesantezza e di conflittuale, ma anche di ricchezze e di potenzialità.  

Naturalmente, solo nel superamento di quanto è  affliggente per l’ esperienza spirituale  o devastante  per l’esperienza umana, si può realizzare in equilibrio una vera crescita umana e spirituale.

la lettera anonima

Un giorno, un bambino mi chiese:” Che cosa ti piace in un uomo e cosa vorresti che  non facesse mai ? “.

Lo guardai negli occhi, pieni di curiosità, mi fermai alcuni istanti e gli risposi: ” In un uomo mi piace tutto, perché egli è  il capolavoro di Dio”.

Anche se a volte   fa i capricci e preferisce percorrere strade alternative al suo disegno di salvezza, conserva sempre in sé,  nel suo cuore, la bellezza dell’ immagine e somiglianza.

Ecco perché , nonostante tutto, Dio lo cerca sempre e lo trova sempre.

Così, anch’ io, benché spesso giudicato male, reso oggetto di stupide fantasie o di pensieri maldestri, non riesco mai a dire di no a chi, in difficoltà,  mi chiede qualcosa.

In lui non riesco a non vedere  i lineamenti del volto di Cristo.

Tuttavia,  c’ è una cosa che in lui non sopporto, non della sua umanità, ma del suo agire da ladro.

Ed è  quando si nasconde dietro la carta anonima, divertendosi ad  infangare il prossimo, proiettando su di esso le sue elucubrazioni mentali, le gelosie, le tenebre che ha nel cuore, e, soprattutto, le cattiverie delle sue sconfitte.

Ricordati e non dimenticarlo mai: un uomo che non ha il coraggio di dire apertamente ciò  che pensa, di esprimere il proprio giudizio anche se negativo, e si nasconde dietro la maschera della lettera anonima, o è  un mestatore sociale o è  un povero uomo, che cerca di scaricare il proprio malessere su chi non la pensa come lui , non accetta le sue richieste di delirio, oppure  rifiuta di entrare nella scacchiera dei suoi interessi .

Il Papa in Israele

L’accoglienza delle Autorità israeliane e il saluto del Santo Padre all’aeroporto Ben Gourion di Tel Aviv, sono stati scanditi da un clima di amicizia e di fraternità.
Dopo i discorsi di Simon Peres e di Netanjahu, che hanno sottolineato la volontà di pace e di rispetto della libertà religiosa all’interno del loro Paese, Papa Francesco si è presentato, a 50 anni di distanza da Paolo VI, come pellegrino sulle orme dei suoi predecessori.
Con la sua semplicità,che accarezza gesti e parole,subito ha messo in evidenza la via del dialogo e della conciliazione; per cui “non più scontro – ha detto – ma incontro ed inclusione”.
E se Gerusalemme significa Città della pace, non bisogna mai dimenticare che” cosi la vuole Dio e così la vogliono gli uomini di buona volta”.
Poi, con profondo realismo, senza sottacere le difficoltà della pace, ha aggiunto: ” vivere senza la pace è un tormento”.
Ecco allora la necessità per tutti di essere ” strumenti e costruttori di pace nella preghiera”.
E qui come fratello invita i due Presidenti di Israele e Palestina a casa sua, ossia in Vaticano, per un momento di preghiera,convinto che solo l’abbandono nell’unico Dio scioglie ogni durezza di cuore. Shalom