Categoria: Pensiero del giorno

Non é facile ascoltare e mettere in pratica

Ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica sono le due uniche condizioni che Gesù pone per chi vuole mettersi alla sua sequela.
Sembra un insegnamento semplice e facile, e lo é nelle parole.
Però nei fatti, troppe sono le difficoltà che rendono stretta la porta per poterlo  vivere.
Così, nell’impatto con la realtà  spesso salta ogni equilibrio, per cui, all’ascolto non segue alcuna attuazione.
La tensione tra obbedienza e disobbedienza alla parola di Dio resta sempre alta.
Anzi, per tanti  vale ciò che  scrive San Paolo nella lettera ai Romani:” …. Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”.
Ed ogni scelta é  tanto grave, quanto maggiore é la coscienza del rifiuto  di Dio.

Il Papa ai Vescovi:” Parlate chiaro e dite ciò che sentite”

Non è facile trovare chiarezza e semplicità nelle persone, che hanno  sempre conservato il cuore e la mente nella ragnatela del tradizionalismo rigido,restie  ad ogni respiro di umanità.
Il loro resta un linguaggio al chiaroscuro, che gioca in aperture e chiusure, senza mai concedere nulla, pur constatando la sofferenza di chi non riesce a vivere un vero rapporto con Dio, per la fragilità della sua interpersonalitá.
Preferiscono chiudersi nel rigidismo morale e religioso, fermandosi alla lettera e non al suo spirito,che aprirebbe certamente orizzonti di maggiore carità e giustizia.
Sanno dire troppi no, prigioniere di schemi prestabiliti o di interpretazioni quasi dottrinali, incuranti delle chiese consorelle, che, senza impoverire la Verità, donano tanta misericordia.
Ha ragione il Santo Padre,quando dice ai suoi Vescovi:” Parlate chiaro e dite ciò che sentite”.
Sì, chiari con se stessi e, soprattutto, con quella umanità senza identitá coniugale, costretta a vivere alla periferia della Chiesa, dove, solo grazie all’aiuto di tanti sacerdoti, si vedono ancora nel cuore di Dio, il Quale non si stanca mai di cercare e trovare la meraviglia più grande da Lui creata: l’uomo.

La cultura dello scarto

 

 

Il nostro contesto sociale è  segnato da uno smarrimento mentale morale e religioso.

In esso assistiamo ad una crescita rilevante di tendenze individualistiche e materialistiche, che coinvolgono negativamente  un po’ tutte le relazioni umane, generando  non poche divisioni nella vita della collettività.

Certo, oggi più che mai, il nostro interagire è appesantito da una coltre di egoismo, che impoverisce ed, in certi momenti, uccide ogni sorta di amicizia e di solidarietà.

E se si consideri che le relazioni sono fondamentali per lo sviluppo dell’esistere quotidiano, possiamo ben comprendere che quanto più esse sono animate dal rispetto e dalla reciprocità di un profondo senso di umanità, tanto più  risulta  fecondo il cammino per la realizzazione della pace e  dello sviluppo integrale dell’uomo.

Purtroppo, questa immersione dello spirito nella spirale del materialismo e della dissacrazione  ha creato una chiara confusione tra le cose materiali e le stesse relazioni umane, trasformando la persona da
“qualcuno”   in  “qualcosa” , che si può anche mettere da parte.

E qui trova spazio la cultura dell’esclusione o dello scarto, che configura l’altro come se non esistesse affatto.

A questa cultura che avanza è  necessario rispondere con la cultura della solidarietà, che fa vedere nell’altro non un concorrente o un nemico,  ma un fratello, essendo tutti accomunati dalla stessa umanità.

Come aquila

 

Un vero gesto di carità fugge dalla gratitudine.

Non chiede plauso né sorrisi di compiacenza e tantomeno gesti di servilismo.

E’  un respiro di cuore che  va oltre il tempo, per trovarsi nel Cristo sofferente e bisognoso.

E’ come l’aquila che vola in alto, sicura della  bellezza e della potenza dei suoi artigli, che trafiggono non senza creare spinte di riflessione.

E la visione di chi si trova nell’indigenza, di  chi vive appeso agli occhi altrui, orante di qualcosa con cui sfamarsi, di chi ha reso la stazione un luogo di rifugio notturno, dove si deposita come fagotto,  non è forse un pugno di artigli, che squarciano il cuore?

Non è forse vera bellezza, nascente dall’anima, calare le proprie mani, se stesso su queste persone, che racchiudono il corpo trafitto di Cristo?

Ecco la carità!

Quella  che non ha risposte di  gratitudine, ma di silenzio, che schiude orizzonti, dove chi si muove verso l’altro, in nome e per conto di Cristo, vola veramente  come aquila, attratta dai pensieri e dalle vie di Dio.

La vita: altro che illusione!

eterNon è vero che la vita è una illusione, accarezzata da tanti arcobaleni di fantasia, che, aprendo il cuore a facili voli, rendono meno amaro il senso della realtà.
Certo, se rincorriamo l’ ebbrezza dell’avere, del successo e del potere, che indossano abiti di precarietà, nulla genera il fascino della bellezza di ciò che realmente siamo e viviamo in questo frattempo.
Del resto, a che serve straziare la mente e il cuore per qualcosa che deve morire, senza impegnarci invece per ciò che non tramonta?
Se c’ è una realtà da amare e vivere in tutta la sua intensità e fecondità è  proprio la vita, la quale, benché si condensi quaggiù in una breve pausa, essa racchiude, come in uno scrigno, il mistero dell’eternità.
Ed è  proprio in questo mistero che ogni istante, anche il più insignificante, se vissuto o solo respirato con lo sguardo al cielo, si illumina di una luce nuova, che segna il nostro destino: noi siamo eterni, non moriremo mai.

La spiaggia: spettacolo di volti pensosi

 

Quanti sono pochi i bambini sulle spiagge!

Non si sentono più le loro grida nè si vedono le loro rincorse.

Sembra uno spettacolo di soli adulti, volti pensosi,  avviliti dai soliti problemi,  che,  benchè coperti da tratti di quiete,  esplodono all’ improvviso con parole gridate,  le uniche,  che i cellulari raccolgono e portano via.

Non ci sono più sguardi liberi ed intensi,  che si distendono nella visione del mare e del cielo,  che,  abbracciandosi in lontananza, potrebbero donare novità,  che vanno oltre il visibile.

Tutto è monotonia e non c’ è spazio per pensare diversamente.

Purtroppo,  è veramente difficile trasformare il buio nella bellezza della luce,  quando si appende la vita ai giochi del terribile quotidiano,  dove anche un figlio spesso può diventare motivo di fastidio.

Che strano Paese é il nostro!

Mentre la cronaca registra ogni giorno tante tragedie, consumate con ferocia inaudita; mentre gli Stati si combattono in nome delle religioni e la povertà aumenta nell’ indifferenza dei ricchi, qui, nel nostro Paese, ormai alla frutta, si trova ancora tempo per rendere problema di Stato la morte per incidente di un’ orsa.

Al di là del dispiacere che non manca mai in ogni cuore, che ama la natura; pur condannando la leggerezza di chi avrebbe dovuto avere un comportamento più vigile alla tutela dell’orsa, é certamente un pó troppo la visione di tanto spettacolo, al cospetto dei continui drammi umani, che restano, spesso, avvolti nel silenzio.

Che strano Paese é il nostro!

Ama rendere tragedia la commedia, senza disdegnare di fare commedia la tragedia.

Il fascino della natura

 

Il fascino della natura, non ancora contaminata dall’uomo, è  l’ immagine più bella per leggere la bellezza della creazione.

É  l’ incredibile che si manifesta realmente agli occhi, che, una volta sedotti, cercano le orme del suo Mistero.

In tale contemplazione é facile gustare l’ originaria freschezza, che non può non schiudere la nostalgia di Dio.

Ed  é  ancora piu facile sentire il peso della sofferenza per quanto di brutto l’ uomo  é  stato capace di infliggere al suo mondo.

 

La necessità di scoprire la sincerità del cuore

 

Oggi, appesi come siamo ai sorrisi delle maschere e delle fate,  preferiamo più ciò che ci impressiona che quello che veramente conta.

Ci lasciamo sedurre dalle grandi cose, cediamo alle moine studiate, che ci fanno manichini di attrazione, e non consideriamo affatto la semplicità di chi nelle piccole cose cerca di nascondere la sua anima.

Siamo troppo disattenti e mai guardiamo gli occhi di chi nel poco o nel molto potrebbe rivelare la veritá delle sue intenzioni.

Ci fermiamo all’ incanto di ciò che vediamo ed evitiamo spesso di entrare nelle modalità di approccio, che sono necessarie per scoprire persino la sincerità del cuore.

Per il cristiano il perdono non é un optional

La gioia di vedere una chiesa piena di fedeli è veramente grande, ma si smorza facilmente,  quando si constata tra loro che alcuni, pur sapendo mostrarsi bravi, sono incapaci di perdonare.

Oppure, pur stando l’ uno accanto all’altro, non si salutano e spesso rifiutano persino il segno della pace.

Addirittura, pur facendo ammirevoli gesti di carità, non dimenticano mai il torto ricevuto.

Così, il perdono che dovrebbe spandere il profumo della misericordia di Dio, che dovrebbe essere il distintivo perfetto di ogni cristiano e sostenere la sua credibilità, diventa un optional che si pretende da Dio, senza però saperlo donare e condividere con gli altri.

Agire in questo modo, significa rompere il ponte con Dio e autorizzarLo a trattare chi non perdona con lo stesso metro da lui usato con gli altri.