Categoria: Pensiero del giorno

Nefandezze dell’Isis

Tutto  mi scorre innanzi,  in una visione al cardiopalmo, che mi penetra in profondità,

quasi mi scortica il cuore, attratto da corpi disseminati, decapitati e  schiantati al suolo

come manichini, che la ferocia sanguinaria dell’Isis eleva al cielo come trofei di vittoria.

Ascolto grida di odio come se fossero preghiere, minacce come se fossero devoti  fioretti

vedo  sguardi assassini, conditi da insensate risate, la cui cattiveria anticipa la sofferenza

della morte, che arriva puntuale nell’ illusione di crearsi il salvacondotto per il paradiso.

È  un massacro senza risparmio, che colpisce uomini,  donne, bambini, che,  pur  avendo

la stessa fede, hanno il solo torto di trovarsi al di là della barricata: e qui sono sacrificati

in nome di una religiosità senz’ amore, che fa di Dio una via  per affermare la sete di potere.

 

 

Al cristiano vero non fa paura la morte

Un giorno mi fu chiesto: ” hai mai visto un sorriso sul volto di un cristiano appena morto?”
Sì, risposi.
Un vero cristiano non muore mai senza il sorriso sulle labbra.
È la bellezza della vita vissuta che lo dipinge sul suo volto e rivela la grande gioia di incontrarsi con Dio.
Al cristiano non fa paura la morte.
L’accoglie come un dono, perché lo fa bussare alla porta dell’eternità.
Ciò che gli incute tremore, invece, è l’inutilità della vita, che,divorata dai rivoli del tempo, si è lasciata prosciugare, senza gustare in profonditá il respiro di Dio.

Diventare traino di santità.

 

 

La santità non è una meta che si può conquistare nel disincanto dagli altri.

Chi vuole diventare santo non può limitarsi ad essere tale solo per se stesso, ma deve impegnarsi,  perché  altri diventino simili a lui.

Non è possibile costruirsi e rimanere nella tenda delle proprie aspirazioni, senza mai uscire da sè, per essere specchio, dove chiunque può vedersi e plasmarsi secondo la bellezza di ciò che ammira.

La santità non é uno scrigno pieno di perle da tenere nascoste, ma è un tesoro da rendere visibile a tutti.

Non si riceve per conservare soltanto, ma soprattutto per dare, in modo che, dilatando se stesso negli altri, si diventa vero traino di santità.

Breviario e giornale

Si dice che un buon prete deve avere un breviario ed un giornale.

Il primo, non per stare  nel castello della preghiera, chiudendo la porta di ingresso a chi è  fuori.

Il secondo, non per farsi  assorbire dal terribile quotidiano, senza mai bussare alla porta del castello.

La preghiera vera fa varcare la soglia del mistero, ma non fa dimenticare ciò che sta prima di essa.

Anzi é proprio la coscienza di ció che uno é con sé e con il prossimo, che allarga l’ orizzonte della preghiera

e rende il suo castello un mondo dorato, dove é facile sperimentare il bisogno di Dio di rallegrarsi con ogni uomo.

 

Non bisogna mai farsi irretire dal potere

 

 

Non bisogna mai lasciarsi irretire dal potere.
Obbedire sì e sempre, ma mai sottoporsi a ciò che non é morale.
Spogliarsi di sé per briciole di benevolenza, farsi soggiogare da falsi miraggi di carriera, desistere da ogni stima di quanto comandato, solo per evitare rappresaglie, é gravemente vergognoso per chi comanda e per chi acconsente.
Ed é proprio in questo coacervo di perfide volontà, che pullano spesso omertà, comportamenti  infami, compromessi,  coperture, che, se vengono alla luce, prostrano ogni aspetto istituzionale.
Purtroppo, non sempre chi ha il potere é degno di esercitarlo; come non sempre chi é chiamato ad obbedire, é capace di ribellarsi al contenuto ambiguo dell’ obbedienza.
Si preferisce la connivenza, gettando così alle ortiche la propria coscienza e, soprattutto, quei poveri cristi, piccoli o grandi, scivolati nella loro rete.

Nessuno trasforma il cuore con una magia

Tu non puoi trasformare il cuore con una magia. I giochi di fantasia fanno ridere per pochi istanti.
Alleviano il peso dei problemi, spesso falsando perfino le verità. Ma alla fine tutto resta come prima: non creano un cuore nuovo.
E finché continui a tenere il tuo cuore in una corteccia asfittica, dove nulla trapela, se non immagini di insoddisfazione, mai esso si aprirà alla vera gioia di vivere.
Anzi, rischia di mutarsi in un polipo attorcigliato su se stesso.
Invece, l’unica magia, vera forza trasformante e salvante, è solo la grazia di Dio, che, una volta accolta ed alimentata, crea realmente un cuore trasparente.
Ed é proprio questo cuore, che ti rende un uomo veramente nuovo.

La libertà vera

La libertà non è forse per molti un grido, che si risolve in un semplice rumore?
Non traduce forse il desiderio di offendere o esaltare a seconda dell’antipatia o simpatia?
Chi può dirsi veramente libero, se non sa nemmeno quello per cui parla o si muove?
La libertà non è una invenzione.
È una realtà che nasce e vive nell’anima e nel cuore di ognuno, soprattutto se consapevole di essere depositario di verità e di ideali, per i quali combatte e sa persino sacrificarsi. Pertanto, solo chi ha la verità da gridare o un ideale da perseguire, può dirsi libero.
E nulla fa o dice che possa tradire il contenuto della sua libertà.
Egli agisce liberamente, obbedisce liberamente, si sacrifica liberamente.
E sa lasciare anche liberamente quanto ricevuto o conquistato, sicuro che non c’è libertà più bella che saper riconoscere nell’altro virtù migliori.

L’ arrogante

 

Chi é arrogante verso le persone semplici rivela un sottile odore di cattiveria.

Chi vede,  non può non sentire un profondo disgusto, carico di reazione.

Non c’ è uomo peggiore di chi fa il duro con i deboli e diventa poi nullità con i forti.

Non é facile chiudere gli occhi, quando un povero cristo, non sapendo come difendersi, si lascia incastrare a mò di fagotto,  dal prepotente di turno.

Ed  anche se non é semplice intervenire, non bisogna mai astenersi da un sorriso di umanità, che esprime solidarietà per l’ offeso e rimprovero per chi ha smarrito il senso della propria dignità.

Chi comanda e chi obbedisce

È veramente triste soffocare le ali dell’ intelligenza, per non scontrarsi con l’ idolatria del potere di chi veste ogni rapporto con la perentoria affermazione: ” Qui comando io “.

In realtà, è proprio qui che muore ogni dialogo, ogni tensione di creatività e tutto diventa quasi inanimato, chiuso nelle maglie di una sola mente, che nulla o poco concede all’ altro.

Ci si trova al cospetto non di chi ascolta, ma di chi impone solo il suo ascolto, convinto che quello che dice, vale molto di più di quello che può essere da lui ascoltato.

Invece, come sarebbe bello imparare ad ascoltare, ben sapendo che in ogni parola c’ è sempre un cuore, da cui partono effluvi di novità, che arricchiscono e chi comanda e chi obbedisce!

 

 

 

 

Dono o corrispettivo?

Il mio dovere non è cercare di capire per donare.

È solo quello di guardarmi dentro,  raccogliere ciò che ho e darlo senza se e senza ma.

Non è mai un vero dono di cuore ciò che si dà,  dopo aver valutato i  pro  e  i  contra.

Valutare prima di donare,  spesso,  si riduce ad un semplice atto di scambio,  che non si chiama più dono,  ma corrispettivo,  che potrebbe essere umiliante per chi dá e per chi riceve.

Invece,  è veramente stupendo donare senza porsi alcun problema nè di quantitá nè di qualità,  e  tanto meno di persone.

Dare gratuitamente quanto gratuitamente ricevuto è la gioia più grande,  che può capitare ad un uomo, che sa vedersi e leggersi nella parola di Dio.