Categoria: Pensiero del giorno

Avaro persino di un sorriso

L’ avaro non è solo chi invecchia nella gabbia del proprio denaro,

ma è anche colui che trattiene qualsiasi sorriso d’ amore.

Uno sguardo sempre tetro, coperto da una fuliggine di cattiveria,

lontano da ogni respiro di cuore, è  l’ immagine più rachitica dell’ uomo.

Eppure, nel mondo non c’ è bellezza più intensa e profonda che quella di un uomo,

che,  aldilà del molto o del poco,  che ha e può dare,  è sempre pronto a spendersi con gioia.

Invece, é veramente una tristezza vedere chi vive solo per sè,  nel guscio delle sue passioni,

indisponibile ad uno sguardo o ad un sorriso di benevolenza.

 

La Chiesa:ancora piramide da scalare?

Rivalità, vanagloria, pettegolezzo, fatto passare spesso come intarsio di mezze verità, sono il trastullo di tanti all’interno della Chiesa, vista ancora come vecchia piramide da scalare e non come Popolo di Dio, dove essere scelto é un vero servizio.

La voglia di primeggiare é un tarlo, il cui ronzio é costante e facilmente buca qualsiasi consistenza, non importa se a danno della stessa immagine e comunione sacerdotale, che cedono alle arti mirate di chi si sente attratto troppo da abiti e ruoli diversi.

Veri spazi di conquista, ideati nella provetta del carrierismo e favoriti dai signori del potere, i quali  rendono straniero alla loro vita la presenza dello Spirito Santo,

che se invocato, indicherebbe certamente strade ed uomini nuovi.

 

Come é possibile pensare alla tua Paternità,o Signore!

Non è facile guardare negli occhi un giovane padre mentre muore, e poi pensare,
o Signore, alla tua Paternità, che si dispiega in infiniti rivoli di misericordia.
Ascoltare il suo desiderio di invecchiare con i figli, mentre l’ombra della morte
l’ avvolge, rubandogli lentamente quei pochi respiri che gli restano o vederlo
stringere al petto nel suo letto il proprio bambino, ultimo testamento d’amore,
e poi sentire il Tuo silenzio, che si fa come un macigno pesante, quasi pietra tombale,
che seppellisce ogni speranza.
Eppure, che strano silenzio è il Tuo, o Signore!
Da una parte cala il sipario, dall’altra apre ad una luce nuova, che fa del suo calvario
una partecipazione della Croce di Cristo.
E proprio qui  riveli il tuo amore di Padre, che raccoglie  i suoi ultimi istanti,
così come raccogliesti quelli di tuo Figlio, nella cui morte e risurrezione c’ è  il destino di tutti.
Mistero di vita e di morte non misurato né capito nel tempo, ma solo nell’ orizzonte dell’eternità.

Il coraggio di passare all’altra riva.

C’ è una parte della gerarchia ecclesiastica che non ha il coraggio di passare all’altra riva.

Preferisce farsi lambire dalle acque, osservando solo da lontano le novità, che pur si intravedono e che avanzano, con il rischio di non rendersi conto che un nuovo mondo sta nascendo.

Chiudersi al nuovo significa negare quella riserva di futuro, che lo spirito della Chiesa ha in sé e che le permette di cogliere i segni dei tempi.

Oggi più che mai, é urgente entrare e toccare le periferie dell’umanità, donando a tutti la possibilità di fare l’esperienza di un Dio gioioso.

Non si può guardare e passare oltre, come se i tanti bisognosi fossero fagotti inutili.

Al di là delle fragilità, anch’essi desiderano condividersi con un Dio che, nella buona o cattiva sorte della vita, possa rallegrarsi con il loro cuore, affamato di misericordia.

Non tutto corre verso la fine

Non tutto corre verso la fine: in ognuno c’ é qualcosa che va sempre oltre.

Per alcuni é il sogno  diversamente sognato, che continua a dare un fascino alla vita.

Un sogno che segna il cammino, ma non genera la speranza di un altro mondo.

Il fascino, infatti, certamente abbaglia, ma non offre un vero senso al vivere.

Per altri, invece, solo  la speranza di  guardarsi in Cristo fonda la bellezza di ciò che corre.

Ed apre la voglia di plasmare il presente come un vaso pregiato , dove  tutti possono deporre se stessi e  farsi modellare dal silenzio di Chi, senza parlare, traccia il futuro del nostro aldilà.

 

E sono veramente un altro!

Quando sto solo, mi guardo intorno e fisso tutto ciò che mi attrae.
Poi, mi arresto, soggiogato dall’ ascolto del silenzio, che mi parla
e mi trascina lontano, dove é più facile cogliere tracce di verità.
Non importa se é giorno o notte, se sono in casa o fuori, o altrove.
Mi ritiro sempre nella camera del mio cuore e qui dopo aver tolto
dalle pareti pensieri e sentimenti rumorosi, esco fasciato di luce
E sono veramente un altro!

È più bello tacere che parlare

È più bello tacere che parlare. Non c’ è una parola più profonda del silenzio.

Eppure parliamo troppo. Forse per non ascoltare o per irretire la sua Parola.

Scivoliamo in tante chiacchiere per allontanarci dall’ ascolto, come se avessimo quasi paura di sentire ciò che il Signore vuole dirci.

Imbavagliamo cosi la Parola vera per gridare le nostre parole, che nulla creano e servono solo a dipingere illusioni.

Anzi, a differenza del silenzio, dove l’ ascolto si impregna di gioia accogliente la Parola ed apre all’ anima orizzonti di bellezza, le parole affogano in un intreccio di suoni inutili, che infastidiscono il silenzio e l’ ascolto.

Solo il silenzio che ascolta e parla ci fa bussare alla porta di Dio e ci fa entrare nelle sue dimore, dove impariamo a vivere Cristo e a nutrirci del Vangelo prima di poterli annunciare.

La forza della parola di cuore

L’ abuso della parola genera parole inutili,  che si rincorrono facilmente

e,  quasi sempre,  affogano lá dove tutto è gridato a buon mercato.

Quante parole, ogni giorno, sfiorano i nostri orecchi e nessuna è capace

di imporre una sosta di attenzione?  Nessuna cattura la mente e il cuore?

Non è forse vero che il loro pullulare si traduce in una corolla di petali secchi,

che si sbriciolano appena toccati dal vento?

Ogni parola,  che perde l’ involucro del cuore, abortisce in freddo portato di cultura

oppure  si libera in sprazzi di bollicine,  che subito si perdono.

È  il cuore che  crea il fascino della parola.

E quando è presente il cuore,  quale alito di vita,  la mente si scioglie in sinfonia della parola,

che supera ogni resistenza e penetra nella profondità  di chi ascolta.

La caduta del desiderio di Dio

 

Non é forse vero che oggi  c’ è una caduta del desiderio di Dio,

generata dal naufragio dei valori e una grande voglia di avere e bruciare tutto in fretta ?

Certamente abbiamo smarrito il vero orientamento della vita,

per cui non sappiamo più volare in alto, anzi ci siamo assuefatti al piccolo particolare da gestire,

che consumiamo purtroppo senza alcuna prospettiva.

Siamo fermi a ciò che vediamo,  con l’ unico tarlo nella mente di affogare ogni desiderio e voglia nel piccolo mondo,

che non ci turba, dove perfino la coscienza si fa un optional per tutte le occasioni.

Quanto sarebbe diverso, invece, se imparassimo ad aprire la vita ad altri orizzonti, al fascino di realtà superiori,

al cospetto delle quali, ogni istante sarebbe carico di stupore e ci guiderebbe  al desiderio più profondo della vita: Dio.

Orizzonti di vera vita

Non puoi mai credere quanto sono fecondi certi momenti lontano dal chiasso e, persino dagli amici.

Ciò che altri vedono come solitudine, abbandono, io li vivo come una semplice pausa,

nella quale mi fermo, mi osservo e mi numero nella fragilità e nella bellezza.

Gustare la profondita del silenzio, che ti avvolge e dal quale ti fai accarezzare come se fosse foriero

di qualcuno che bussa al tuo cuore, per darti qualcosa di nuovo, é una gioia, che conta più del chiasso e degli stessi amici.

Anzi, mi riconquisto ed apro la porta a quelle gallerie interiori, da me mai scoperte, dalle quali stillano occhi di luce, che mi illuminano

e mi fanno sentire veramente diverso: non più prigioniero di cose e persone, ma libero e capace di volare in orizzonti di vera vita.