Categoria: Pensiero del giorno

Uomini e cristiani mancati

Troppo parliamo della Chiesa e di Gesù, poco o quasi nulla viviamo come Lui.
Ci perdiamo in continue chiacchiere e non ci rendiamo conto che alla fine
restano solo un mucchio di parole, alle quali manca ogni respiro di fede.
Amiamo le mezze verità, soprattutto quelle di comodo, e non disdegniamo
di farle passare come la Verità.
Pur sapendo ciò che dobbiamo dire e fare,non lo diciamo né lo facciamo.
Siamo diventati i prigionieri della nostra incoerenza: agiamo non come pensiamo
e pensiamo diversamente da come agiamo.
Così offuschiamo Cristo e la stessa Chiesa, che si riduce a povero ricovero
di uomini e cristiani mancati.

 

E vedo l’incredibile

Ogni giorno mi dedico un pò di tempo, non per i miei capricci,
ma per leggere, lungo la strada, i comportamenti verso i poveri.
E vedo l’incredibile.
Persone che passano oltre, con gli occhi abbassati ed a passi svelti,
e sono quelle che, negli incontri, parlano sempre di solidarietà e amore.
Altre che si fermano, solo per qualche istante, con le mani nelle tasche
e subito vanno via, per paura di confrontarsi con la propria coscienza.
Poche che guardano, parlano, donano un sorriso e, senza farsi notare,
quasi di nascosto, depositano un obolo nel cappello che essi tendono.
E sono proprio quest’ultime,che, a differenza delle prime solo parole,
rivelano un afflato di vera carità cristiana.

 

Il grilletto dell’impazienza

La pazienza é una ricchezza che facilmente sperperiamo.
Una parola o uno sguardo non graditi, un gesto o un cenno di contrarietà
rompono spesso il collante di equilibrio e creano incerte dosi di insofferenza.
Abbiamo perduto il senso della tolleranza.
Non riusciamo a sopportare più nulla e nessuno.
Basta poco per far scattare il grilletto della collera.
Siamo diventati troppo familiari all’ impazienza, per cui appena toccati,
contestiamo tutto, persino un sorriso o una parola di affetto, che,  in momenti diversi,
sarebbero stati certamente motivo di profonda felicità.

La necessità di esercitare il proprio ruolo

 

Nel poco o nel molto ognuno ha la responsabilità della gestione.

Sottrarsi al proprio ruolo, facendosi trascinare dagli eventi, con il rischio di perdere tutto

sia il poco che il molto, è un pò come porre una pietra tombale sul futuro  proprio e degli altri.

Chi occupa un posto di prestigio o meno, ha il dovere di attenzionarlo con il  senso profondo della diligenza

consapevole che un esatto espletamento può essere traino di benessere morale e sociale.

Non basta bearsi solo della prosopopea: stare in alto,  senza nulla fare,  è come sedere sull’ orlo di un precipizio.

Una spinta e chiunque potrebbe rovinare,  in un vortice senza ritorno.

Viceversa,  avere un ruolo ed esercitarlo con semplicità ed umiltà,  nell’interesse del bene comune,

è un costante volo in alto,  dove é facile cogliere la bellezza e il valore della propria dignità.

 

Il silenzio di Dio e il nostro silenzio

Dio tace non perchè stanco dei nostri capricci, ma solo per farsi cercare ed ascoltare.

Egli mai ci abbandona nè ci lascia in balia di noi stessi.

Il suo silenzio non è un isolarsi da noi, è semplicemente un invito ad essere suoi cercatori.

Infatti, Egli non vede l’ora di incontrarci.

Ciò che fa paura,invece, è il nostro silenzio,soprattutto quando è involucro di tenebre, possesso di beni ed allontanamento dalle cose di lassù.

E questo è il silenzio, che chiude la porta ad ogni speranza e rumina Dio come una semplice invenzione;fissa lo sguardo nel vuoto senza estasi e sciupa il tempo senza istanti di luce.

Troppe energie mortificate dalla burocrazia

Troppe sono le energie frenate dalla burocrazia.

Molte sono le intelligenze mortificate dal sistema, che pasce piegato su stesso, senza briciole di creatività.

Anche se il potere grida progetti lungimiranti, grandi riforme, non si può  sottacere che nulla fa per eliminare quelle ramificazioni burocratiche, che si annidano in tantissimi enti periferici, spesso veicoli di mazzette e non di veri controlli.

Ed  è  proprio questo coacervo, che tarpa ogni iniziativa privata, gravandola di autorizzazioni e di vincoli, che non solo creano incertezze temporali, ma quasi sempre si risolvono in ambigui sorrisi venali.

Ebbene, non é possibile che in una congiuntura economica così fragile, con il più alto tasso di disoccupazione, possano ancora vivacchiare degli enti, la cui flemmaticità nelle risposte é divenuta proverbiale.

Cosa aspetta il potere per eliminare o almeno disciplinare queste sovrastrutture, che sono diventate un peso per coloro che sono costretti ad interfacciarsi con esse?

La responsabilità dei preti

 

 

I preti hanno una grandissima responsabilità, quando parlano dal pulpito.

Spesso non si rendono conto che a causa di ciò che dicono e di come lo dicono, creano in chi ascolta una cattiva fama di Gesù.

Purtroppo, in tanti manca, prima di parlare, il silenzio, necessario per accostarsi, con cuore docile ed orante, alla Parola di Dio.

Non sempre hanno familiarità con Essa,  per cui parlano più da padroni che da servi della Parola.

Ed anche se posseggono un grande bagaglio di cultura biblica, le loro troppe parole rimbombano come chiese vuote, ma non penetrano mai nel cuore di chi ascolta nè gli generano il pensiero di Cristo, che solo chi lo vive, lo può proclamare.

La caduta di un sogno

Quando incominci a desiderare voli diversi, non più a bassa quota o  sulla stessa lunghezza d’ onda,

vuol dire che cerchi orizzonti nuovi, dove pensi di appagare i fremiti della curiosità, che bussano

alla porta del tuo cuore.

Non vedi più né il poetico arcobaleno che univa ogni nostro pensiero né il reciproco sorriso,

che ci vedeva camminare all’ ombra della sua visione.

Tutto é scaduto ormai in un chiaroscuro incerto, dove ricordi e sogni sono solo poveri cocci.

 

Essere all’ombra di altri

 

 

A che serve essere qualcuno e sentirti poi prigioniero di ciò che sei all’ ombra di altri?

Non è più appagante vivere come nessuno, ma libero, senza vincoli sospesi sempre al raggio d’ azione altrui, che determina persino i tuoi pensieri?

Ricordati che la vita si fa bella e si copre di entusiasmo solo quando gli occhi e le labbra si aprono per dire sì oppure no in armonia con la coscienza e non per piacere ad altri.

In un uomo non c’ é povertà peggiore che parlare con la bocca degli altri, pur sapendo di non condividere il contenuto di ciò che riferisce.

Come é misericordioso il nostro Dio!

Un giorno mi fu chiesto: ” Padre, quale sorte avranno i miei tanti gesti di carità,
che faccio sempre in nome di Cristo, se non riesco a superare le mie solite debolezze?”.
Ricordati che Gesù ti ha redento – risposi – ma non ti ha reso perfetto.
La tentazione ti cammina accanto, é sempre in agguato e, per quanto tu possa essere forte,
non é difficile ascoltare lo scricchiolio del cuore.
Importante é saper raccogliere i cocci di ogni caduta e presentarti, così come sei,
alla misericordia di Dio, che non dimentica mai,neppure uno,i gesti di carità compiuti.
Anzi,li conserva gelosamente nello scrigno del suo cuore,
a differenza dei peccati, che li getta alle sue spale.