Categoria: Pensiero del giorno

L’angoscia più grande per un morente

L’ angoscia più grande per un morente è chiudere per sempre gli occhi
senza alcuna speranza di una vita diversa da quella vissuta.
È un mondo che gli precipita addosso nella notte, sigillandolo  nei meandri del nulla.
Deve essere una disperazione  atroce  il sapersi  finito, senza neppure una scintilla di luce, che gli sopravvive.
Quell’ onda di tristezza che dipinge il suo volto e ha accompagnato ogni istante di vita, all’improvviso si fa abisso privo di identitá, che ingoia la visione di ciò che è stato.
Non  così per chi  ha ravvivato il suo tempo  nel pensiero dell’ eternità.
Per lui ogni momento  che passa, anche se è pieno di tormento e speranza,
non è visto come nemico, ma come amico, perchè, una volta esaurita la clessidra,
gli apre la porta delle sorprese, ossia la bellezza  dell’ incontro con Dio.

Il servizio nell’unità

Non c’ é autorità più costruttiva e feconda di quella che si lascia accarezzare dall’ ascolto e dalla condivisione.
Nasce una convergenza di intenti, un’ armonia di pensiero e di azione che spinge chi comanda e chi obbedisce
a cercare solo l’ interesse di ciò che rappresentano.
Anche se i ruoli e le responsabilità sono diversi, entrambi camminano attratti dallo stesso fascio di verità,
che certamente allarga e consolida la stima e l’impegno reciproci.
Non così, quando le vie dell’autorita si configurano diverse e parallele e, sin dall’ inizio,
si ammantano di luce propria ed assoluta.
Rischiano di non riconoscere a chi le deve percorrere neppure piccoli barlumi di coerenza.
E qui nascono le paure, le diffidenze, i contrasti che indeboliscono ogni comunione ed uccidono
la bellezza dell’ autorità e dell’ obbedienza, che perdono il loro respiro di servizio nell’ unità.

Viviamo con gli occhi chiusi

La  paura di guardare avanti nasce spesso dalla pigrizia, che frena la voglia di uscire dal mondo del passato.

Preferiamo restare fermi, soddisfatti di ciò che siamo ed abbiamo, eludendo così ogni pensiero di andare oltre.

Viviamo con gli occhi chiusi, come se nulla di nuovo è possibile, attorcigliandoci solo nei circuiti dei ricordi.

Eppure, non c’ è una lezione migliore per ravvivare il presente che quella del passato: un vero intarsio di esperienze,
che certamente apre alle emozioni del futuro.

Anzi il presente, irrorato dal passato, diventa più entusiasmante e ci pone valide basi per costruire un serio domani.

 

È difficile ritrovare la propria innocenza

Come é difficile ritrovare la propria innocenza in questo mondo, cucito dalla follia delle immagini e delle figure!

Mentre cerchi un pò di luce nel deserto della vita, ti senti all’ improvviso sovrastato da pensieri pesanti,
che la slargano in tante fantasie, foriere di sole delusioni.

Mentre cammini a testa alta, convinto di respirare desideri di verità, ti imbatti in figure ammalianti,
che vibrano sorrisi e sguardi di adesione, prostrando la mente in circuiti di incertezza.

Resta così solo un sogno, appeso al ricordo, l’ innocenza vissuta, che  nessuna visione turbava
ed ogni immagine o figura creava solo una poesia di cuore.

 

 

A cospetto di tanta miseria …

A volte mi domando se vale la pena profondere tante energie nella gestione di un ufficio,
quando la malizia di certi buontemponi interpreta ogni impegno come corrispettivo
di interessi particolari.
A cospetto di tanta miseria, la voglia di gettare tutto alle ortiche non manca, ma si arresta
vedendo l’affetto, la stima e, soprattutto, l’ ascolto delle persone perbene, con le quali la reciproca onestà
é il collante dell’amicizia.
E sono proprio tali presenze il ristoro del cuore e della mente.
Anzi, esse mutano in forza quei respiri pesanti di chi cerca di proiettare sugli altri il malessere
delle proprie  intime cattiverie.

Spettatore con il dito puntato

Ogni volta che condanni l’umanità, perché attraversata da intarsi di cattiveria o abbrutita da tante povertà, faresti bene a chiederti che cosa hai fatto per renderla migliore.

Non é forse vero che il suo tessuto contiene anche gli esseri come te?

È facile, amico mio, predicare la necessità di cambiare il mondo, perché troppo brutto, ma tu poco o nulla fai per essere diverso, per cambiare te stesso.

Ergerti a giudice di ciò che vedi, sciupando il tempo in continue lamentele, come se tutto fosse sbagliato, é la cosa più semplice.

Invece, sarebbe veramente bello rimboccarsi le maniche e, senza essere più spettatore con il dito puntato, sentirsi protagonista, impegnato a diventare un uomo nuovo.

 

L’uomo chiuso nel bagaglio di se stesso

L’ uomo é diventato cattivo, perché si é chiuso nel bagaglio di se stesso.
Qui soggiogato dai pensieri deboli, che gli offrono solo piccole dosi di umanità,
grida il suo sdegno verso tutti e tutto, convinto che il mondo é solo una maschera
di fredda apparenza.
Vive senza serenità, con gli occhi spenti ed incapaci di trovare e vedere
nell’ altro il compagno di viaggio.
Una vita impossibile, spesso senza Dio, facile ad aprirsi alla disperazione.
Invece, sarebbe veramente diversa e carica di speranza la sua vita,
se si lasciasse accarezzare dall’odore dell’ altro ed imparasse a leggere
in ognuno l’ immagine di Dio.

 

Le strade e la strada

Troppe sono le strade che oggi  l’ uomo percorre e quasi tutte lo portano lontano dalla ricerca delle cose di lassù.

Unico desiderio che lo corrode é quello di possedere e distruggere.

Un’ eccitazione senza tregua, che lo spinge nell’ arena di una cupidigia sfrenata, che si risolve sempre nell’ avere a tutti i costi.

Così ammassa, non scartando nulla e non si rende conto che tutto é destinato a rimanere qui, su questa terra, dove non resta neppure il ricordo.

Diversa e stretta, invece, é la strada che guida in alto.

Non é pianeggiante, adatta a facili corse; é piena di buche con tante cadute, però sempre ricca di attrazione verso la meta.

É una via non comoda, il cui cammino costa sì troppo, ma alla fine rende veramente grande  colui che la percorre.

 

È triste chiudersi nelle proprie mura

 

È triste chiudersi nelle proprie mura,  blindarsi in esse

senza aprirsi a barlumi di luce o donare briciole d’ amore.

È bello invece interpretare le pareti e le stesse mura della propria casa

come qualcosa di elastico,  usabile per chiunque bussi e chieda un sorriso di ospitalità.

Non è forse vero che, un giorno, l’ usura del tempo divora tutto, persino le mura più solide,

mentre lascia intatti quei cestini di carità,  che  il cuore prepara ed offre senza preferenza?

Finchè  l’ uomo vivrà appeso all’ idolatria delle sue cose e si misura solo su di esse,  godrá si

del suo scrigno dorato,  ma mai sentirá in pienezza il profumo della sua e dell’ umanità altrui

Vivere o raccontare la fede?

Molti cristiani hanno imparato bene a raccontare la propria fede,
ma nulla dicono come la vivono.
Dimenticano che le parole da sole non fanno sequela, creano incertezze,
soprattutto se racchiudono sintomi di incoerenza.
Non credo troppo a chi racconta la fede come un contenitore di parole,
che sembrano ostentare soltanto se stesso.
Mi faccio, invece, sempre sedurre da chi, senza parlare, si racconta
con la vita: un intarsio di amore a Dio e al prossimo.