Categoria: Pensiero del giorno

Dove sono i genitori?

Ogni giorno registriamo notizie raccapriccianti, che filtrano sporcizie immorali, coinvolgenti minori in un gioco di prostituzione,
avendo come corrispettivo una ricarica, un abito griffato, un telefonino…spesso nell’ indifferenza degli adulti.
Un pericolo annunciato e sempre sottovalutato dalla gran parte dei genitori, che consumano il tempo per tante cose inutili,
e nulla o poco fanno per controllare i contatti silenziosi che i loro figli intrecciano con sconosciuti via internet.
Quello che si scopre qui è  un mondo ovattato di false indicazioni, di etichette pubblicitarie, ben note ai profanatori del sesso,
che circuiscono, divorando ” carne nuova e  fresca ” con diabolica perversione.
E’  un mondo aperto,  senza riserve, dove tutto appare normale, anche le peggiori assurdità esistenziali, in una promiscuità senza limiti e senza età.
E tutto si consuma nelle pareti domestiche, che aprono porte e finestre ad occhi privi di identità, diavoli di turno, che si avventano come arpie,
razziando in un terreno privo di difesa e di vigilanza genitoriale.
E’ un mondo che continuerà ad uccidere, se i genitori non cambieranno atteggiamento verso i propri figli, non più fagotti da lasciare in casa,
ma persone con cui tenere un costante dialogo, improntato a reciproca sincerità, anche in presenza di immagini, fatti o proposte di strana  curiosità.
Parlare, dialogare, aprire il cuore ai figli è  la premessa necessaria per una crescita personale, adeguata ai tempi deboli che viviamo.

Il vento del potere

Pochi sanno essere se stessi quando, cambiando il vento del potere,
vengono a crearsi nuove figure di comando, alle quali devono rapportarsi.
Aldilà  della curiosità verso la novità, si riscontra spesso uno smarrimento di personalità,
che si piegano non per convinzione o per ossequio,ma solo per opportunità,
che sfocia quasi sempre in comportamenti incerti, per non dire servili.
E finchè  vestono solo di maschere con cui dipingono fedeltà ed impegno in cornici di sorrisi,
si può ancora parlare di comprensibilita’ umana.
Ma quando iniziano la campagna della zizzania con il vento delle bugie, per sembrare,
agli occhi di chi detiene il potere, migliori degli altri, allora ogni rapporto diventa squallido
e per chi ascolta e per chi denigra.

I palpiti del tempo

Due date segnano la nostra vita: quella di nascita e quella di morte.
Una volta aperti gli occhi, viviamo e cresciamo in questo frattempo, che impregniamo di ciò che noi siamo.
Infatti, in esso facciamo scorrere sentimenti e conoscenze, speranze e certezze, illusioni e delusioni, impegni e nullafacenze in un turbinio, che avanza in modo irreparabile.
Eppure, non è il tempo a mangiare noi, ma siamo noi che lo divoriamo, nutrendoci alla sua ombra.
E finchè lo tracimiamo, convinti che ogni istante non è un semplice “Khronos”, ma un fecondo “kairos”, noi sappiamo dove ci porta e dove andiamo.
Cioè, capiremo che esso non è il mostro, che spegne persino la memoria di noi viventi, ma è un andare pieno di Dio.
Il Quale, pur vivendo fuori e al di sopra del tempo, interviene in esso, nella nostra storia.
E salva sia il tempo, facendone una tappa verso il Cielo, sia noi, aprendoci  e  un continuo varco verso l’ eternità  e  trasformando i palpiti del tempo in un vero “giubileo di grazia”.

L’arte di raccogliere

Oggi come non mai, c’è un’arte subdola, che silenziosamente si impone e si appropria di ciò che non le appartiene.
Vi sono alcuni che senza nulla fare, riescono ad attribuire a sé quanto altri, con sacrificio, hanno realizzato.
E’ un mondo poco dignitoso, dove si constata una paurosa mancanza di lealtà.
Infatti, non è difficile trovare chi si prende o meglio ruba meriti, che non sono suoi, ma di altri.
Purtroppo, non sempre la raccolta la fa il suo seminatore.
C’è sempre qualcuno più furbo che va a raccogliere là dove non ha seminato.

La fretta conduce l’uomo alla rovina

Oggi, più di ieri, il tempo della riflessione si è assottigliato, quasi esaurito nel fascino di una immediatezza che lascia solo orme di dilanianti delusioni.
Quante decisioni scorrono, l’una dopo l’altra, determinando spesso conseguenze incredibili?
Purtroppo, quasi nessuno, prima di decidere, ama sostare nel profondo di sè, alla ricerca di ciò che è valido per gli altri e per se stesso.
L’irriflessione veste il modo di pensare ed agire odierno, dove tutto si consuma velocemente e pericolosamente, passando tra sponde diverse senza alcuna ponderazione.
Nella fretta, il secondario che prende il sopravvento, molto spesso si trasforma nella morte del principale e del necessario.
Tutto diventa normale, persino le cose peggiori, che si compiono nell’abbraccio del delirio.
Un uomo che non predilige la riflessione prima di agire, rischia di rovinare nel baratro della sofferenza,che egli genera per sè e per gli altri.

Gli sconfitti del giorno

Quanta tristezza scende nel cuore, quando a sera, raggomitolato nel silenzio,
vedo passare davanti agli occhi gli sconfitti del giorno!
E sono tanti, di ogni età, tutti trafitti dalla incapacitá di reagire alla società,
appesa alla cultura dello scarto, foriera di un mondo periferico,
dove ascoltare il grido dell’abbandono è una dolorosa costante.

 

Nel Mediterraneo si continua a morire

Lo spettacolo è sempre lo stesso: mentre  nel Mediterraneo  si continua a morire,
nei palazzi del potere si recita, seguendo il solito canovaccio dell’ipocrisia
nel dissolvimento dell’umano.
Che vergogna ascoltare la difesa del proprio particolare in un mondo sempre più globalizzato,
lasciando in balia di se stessi, tanti poveri cristi,
che sfidano la morte per non essere uccisi nei loro paesi!
Mai una lacrima sui volti di chi comanda, ma solo parole politiche
senza cuore e sempre in cerca di simpatie.
E la tragedia si ripete ad ondate costanti, trafiggendo l’anima della povera gente,
i cui occhi si gonfiano di lacrime.

Quanta cultura…..

Quanta cultura nelle loro parole, gridate solo con l’ebbrezza di un’autocelebrazione, che affonda le radici in un retroterra accademico, senza alcuna considerazione di chi ascolta, al quale certa verbosità è del tutto straniera!
Troppi sono i temi scolastici che parlano forse anche a molti, ma la base, che ama discernere il proprio vissuto alla luce della fede, vorrebbe un sentire diverso, capace di rinnovare la sua capacitá di relazione, che trova nella solidarietà con Cristo, vero Dio e vero uomo, la possibilità di riconoscersi figli di Dio nel Figlio Gesù.
Oggi ciò che manca in tanti discorsi è la vicenda di Cristo che si mette in gioco sulle strade del mondo.
E, quindi, la necessitá, sull’esempio di Cristo, di uscire verso gli altri, ascoltare la loro sofferenza,
curarli con tenerezza, abbandonare tutto ciò che sembra fatalisticamente già scritto nella chiesa,
per aprirla al futuro, donare strumenti per interpretare le orme di Dio.

….. finché esisterà un respiro d’uomo

A quarant’anni cercavo di ricordare coloro che mi avevano visto nascere, mi coccolavano ed io ero il loro trastullo,
quando nei grandi cortili tutti al crepuscolo si raccoglievano e come una sola famiglia si divertivano.
Ancora vivi nella mente, sognai di vederli, ma non trovai più nessuno.
Erano qua e là, ospiti del vecchio cimitero: una profonda angoscia nella visione di una generazione spenta.
Oggi, osservo tanti quarantenni da me coccolati ed amati, che mi rivelano il tempo passato, e nel loro sguardo,
per quanto anch’essi mi fanno ancora moine, ormai nulla é come prima: il ciclo della vita continua la sua corsa
ed un’altra generazione sta per spegnersi. E così sarà per sempre, finché esisterà un respiro d’uomo.

La cattiveria è straniera alla mia vita

cattiveriaLa cattiveria è straniera alla mia vita.
Mai ho sentito il suo odore, neppure quando la ragnatela di voci inconsulte
mi è scivolata addosso come un intarsio di sporcizia.
Ho incassato colpi su colpi, ho difeso sempre con eleganza la dignità,
ho risposto con sincerità ai finti sguardi,
e spesso, pur avendo a disposizione spunti di vendetta,
ho preferito donare il sorriso della disponibilità.
In questo sorriso ho gustato la vittoria e, nello stesso tempo, ho visto
l’umiliazione di chi  pesca  nel torbido.