E’ una dolorosa piaga, che divora in profondità l’umanità, il commercio di esseri umani comprati e venduti , nell’indifferenza di tanti, persino cristiani, abituati ormai a guardare e a passare oltre, senza alcuno sguardo di misericordia e di ribellione. Ciò che sembrava crudele retaggio del passato, in questi ultimi tempi è riemerso come una realtà addirittura in costante aumento, coinvolgente bambini , uomini e donne in giovane età. E’ la tratta degli esseri umani, che vengono presi come fagotti per tutti gli usi, dall’ espianto di organi alla prostituzione, nonché allo sfruttamento del lavoro. Una vera vergogna per l’ attuale società, scivolata nei perversi meccanismi del dio denaro, per la cui conquista tutto, cose e persone, viene strumentalizzato. Ma il disumano non sta solo in chi si rende protagonista di tale scempio, ma anche in chi finge di non vedere o di non sentire il grido di dolore di coloro che sono stati inghiottiti nella trappola della cultura dello scarto. Oggi più di ieri, urge una presa di coscienza di questo crimine attraverso la promozione e la diffusione della cultura del rispetto dei diritti umani. Pertanto, tutti e, soprattutto, i cristiani hanno il dovere di dare voce a chi è stato reso muto, il diritto di essere una persona a chi è stato ridotto a trastullo di perversione, una patria a chi n’ è stato privato dalla follia sanguinaria del potere. Un giorno Qualcuno ci chiederà:” Dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per l’ accattonaggio…?(Es.Ap.Evangelii gaudium). La domanda è per tutti e nessuno può far finta di niente.
Categoria: Pensiero del giorno
La tratta degli esseri umani
La nostalgia di Dio
Non ho mai conosciuto un uomo che non abbia sentito cocente, almeno una volta nella vita, il desiderio di Dio.
Un po’ tutti, per quanto attratti dai caroselli della moda, che segnano spesso vie e pensieri lontani da Lui, ne avvertono profonda la nostalgia, soprattutto quando la Sua presenza si rivela leggibile nello scarto dell’ umanità.
Proprio qui ognuno scopre come Dio si lascia trovare, trasformando la miseria dell’ ultimo come in uno specchio, dove ogni cercatore, senza pregiudizi, può guardare il suo vero Volto.
Da dove nasce la tristezza?
La tristezza non nasce da ciò che non hai né dalla paura di perdere ciò che hai.
Nasce quasi sempre dal vuoto interiore ,dall’ assenza di chi ti vuole bene, dalla presenza di chi non ti ama.
Non è la ricchezza delle cose a rendere la cornice della vita un quadro di bellezza, dove ogni lettura è sinonimo di gioia.
Del resto, a che serve avere la sensazione di possedere tante cose, e, nello stesso tempo, sentire la certezza di essere nessuno, un trascurato abbandonato da ogni onda di affetto?
A che serve il plauso di tante voci, quando é in silenzio proprio colui che ha usufruito del tuo impegno?
Eppure, al di là delle cose e delle persone, che a torto o a ragione, non mancano mai, basterebbe poco, anche un sorriso, una mano tesa, due occhi sinceri, a cambiare il volto della sconfitta nell’ immagine di una vera felicità.
La bellezza mal vissuta
È veramente malinconica la visione della tua vita, appesa solo ad un circuito di pericolosa apparenza, come se il suo scorrere fosse stato l’ unica ebbrezza di bellezza.
Constato facilmente in te una dolorosa indisponibilità a tutto ciò che è segno di vecchiaia. Una sofferenza sottile, senza lacrime, per il bello sfiorito nel tempo, la cui usura dipinge una immagine in penombra.
Finchè mantieni ancora aperta , con il gioco del trucco, la scena della giovinezza ormai nel risucchio del ricordo e non ti avvedi che stai diventando persino ridicola nelle parole e nelle movenze, perché sempre vogliosa di essere e vestire come una ventenne, il tuo volto, intarsio di rughe, ti crea un tormento, che mal si concilia con il peso dell’ età.
Invece, sarebbe stato diverso ora il tuo andamento, se avessi vissuto l’ ieri non al guinzaglio solo di ciò che desideravi sembrare, ma di ciò che dovevi essere: donna bella dentro e fuori, senza mai estraniarti dalle novità, che l’età portava con sè e ti segnava silenziosamente nel corpo.
Purtroppo, chi pensa di costruire il futuro, cercando di accarezzare e di far sentire solo il respiro della bellezza, senza darle mai un’ anima, rischia con la vecchia di scivolare nella fuliggine della tristezza e di non accettarsi così come il tempo l’ ha riplasmata.
Manovali del Regno di Dio
L’ obbedienza per finzione, la pietà per ostentazione, la carità senza cuore, la scelta degli amici potenti, battistrada ed apripista, per il proprio futuro, sono gli ingredienti per costruire la propria carriera.
Un orizzonte poco umano e, soprattutto, senza anima, dove tutto è finalizzato e nulla avviene per caso.
In tale intreccio è difficile gustare la libertà, sacrificata senza rimpianti sull’ altare del potere: auctoritatis sacra fames!
Una voglia che inaridisce lo spirito, crea distanze con la base, cerca sempre il plauso, rincorre l’ eterno fascino di se stesso.
La semplicità è straniera agli occhi e si constata facilmente sul volto, accogliente con chi può servire, distaccato da chi è inutile per i propri progetti, anche se la recita nei rapporti è sempre accarezzata dalla dolcezza artefatta di belle parole.
Tutto costoro hanno imparato, perché tutto dall’ apripista è stato loro insegnato.
Anzi, in alcuni casi, ad essi furono confezionati, per il raggiungimento della meta, persino qualche licenza, qualche incarico impasticciato, qualche conferenza senza pubblico: un mosaico necessario per l’ approdo ad una sedia di prestigio, che Lui, il signore, trasformerà, un giorno, in uno scanno da ultimo posto.
E sono proprio questi nuovi scanni da ultimo posto, che Papa Francesco insegna e dona a chi desidera indossare un abito diverso dai veri manovali del Regno di Dio.
Promesse o inganni?
Le promesse presentate come certezze possono allargare l’orizzonte della vita,
se si vestono di realtà, come arrestare ogni entusiasmo,se si trasformano in delusioni.
Poiché è enorme la distanza tra il promettere e il mantenere,non dovrebbe mai mancare la prudenza,
soprattutto se ad esserne depositari sono i giovani.
I quali,spesso,le vivono come attesa concreta,su cui progettano il futuro,che all’improvviso
vedono già come passato.
E qui provano l’amarezza di essere caduti in una ragnatela sottile,
che altri con furbizia o leggerezza hanno creato.
Troppe sono le lacrime causate dalle facili promesse, che il tempo rivela come inganni!
Facta validiora verbis
Molti oggi credono di conquistare la gente con le parole gridate, ma non si avvedono che, per quanto possono stupire, non lasciano alcun segno di interesse.
Esse si perdono subito, assorbite dal ritmo del tempo, che nulla concede all’ inutilità.
Non cosi sono gli esempi, pietre miliari,che incidono nelle indicazioni della vita.
Quasi un’ esortazione silenziosa che si fa lentamente spazio fino ad esserne conquistata.
Le parole da sole certamente sono meno persuadenti dei fatti, i quali, oltre a rivelare chi realmente uno è, si pongono anche come motivi di attrazione e di concreta imitazione.
Perciò, giustamente si dice che ” facta validiora verbis “: nelle parole c’ è una voce, nei fatti c’ è un’ anima.
La voce vibra all’udito e non sempre viene ascoltata; invece, i fatti veri si trasformano in testimonianze.
E non solo si vedono, ma diventano anche motivi di sequela.
Finché la bussola non cambia ….
Non sono solo le idee e le verità, che scaldano la mente e rendono grande un uomo.
Troppi sono i misteri, che tracciano strade abbreviate ed aprono porte di potere smisurato.
Oggi più di ieri, é molto facile vedere ai bordi dei marciapiedi degli occhi intelligenti, ma senza alcuna aureola di rispetto, e nelle stanze di comando buontemponi da quattro soldi.
Finché la bussola non cambia orientamento, la rotta sarà sempre la stessa e
a dirigere la nave non sarà il timoniere, ma l’ammasso di ferro arrugginito nella stiva.
Lo sguardo
Le parole, dette senza la carezza del cuore, difficilmente colpiscono; a differenza di uno sguardo che incroci all’improvviso nel frastuono della gente.
Pur svagato o distratto da tanti pensieri, ti senti da esso attratto come da una calamita.
Eppure è un semplice sguardo umano.
Però, ti prende come se avesse in sé un divino nascosto.
E’ lo sguardo che ti fa pensare e, senza nulla dire, ti suggerisce tutto, fino a cambiare il cammino della vita.
E’ lo sguardo che porti addosso sempre, soprattutto nei momenti di fragilità e di incertezza.
E’ lo sguardo di chi non ha nulla e ti dona solo quello che ha: il cuore.
Un dono che vale più di mille parole che il vento disperde e, nella sua carezza penetrante, ti schiude allo stupore dell’ altro, che ti appare diverso: un fratello da amare.
Il clic ” mi piace “.
Oggi è una profonda tristezza vedere tanti giovani, che misurano il livello di stima e disistima di sé dal numero di clic su ” mi piace ” di ciò che pubblicano con i post.
Dialogando con molti di essi, ho visto come cambiano di umore al cospetto di un loro post ignorato o cliccato.
In caso di condivisione di foto o di messaggi, si legge facilmente nei loro volti una grande soddisfazione; viceversa, un vero malessere psichico, come se dal clic ” mi piace “, dipenda il valore della propria persona.
Tanto ormai è diventato il potere dei social network, che con facebook e twitter, i piu usati da essi, hanno soppiantato ogni vivacità di rapporti esistenziali, creando solo un apparato di eccessiva interazione virtuale!
Purtroppo, in un mondo così strapazzato di umanità, molti credono che questo sia l’ unico modo per sentirsi ancora qualcuno ed interagire.
Invece, non è così.
L’ assenza di un feedback sulle condivisioni, commenti ed altro, potrebbe preparare l’agguato per un vero ostracismo, che, se si insinua nel cuore e nella mente di chi si sente ignorato, è un peso più grande della stessa indifferenza della società.