A differenza di chi pensa senza lavorare
o lavora senza pensare,io penso e lavoro,
sciogliendo le energie su ciò che voglio.
E sono felice, perché rivelo nella cifra
della mia verità la sinfonia dell’ anima,
che vive in ogni cosa che faccio e penso
Categoria: Pensiero del giorno
Sinfonia dell’ anima
Tu solo puoi raccontarti
Non fermarti
a come ti raccontano gli altri,
semplice magia di parole incerte,
quasi sempre distanti dal vero.
Tu solo puoi dire quello che sei,
senza nulla trascurare,
attento
a raccogliere persino quei cocci
che il tempo divora
e la memoria fa vibrare sempre
nella visione della tua storia.
Prima dell’ addio
Ciò che mi fa paura, non è la solitudine che cerco
e nella quale rivivo i momenti migliori della vita.
È il sonno, che all’ improvviso soggioga gli occhi
e io non so se domani li apro alla luce del giorno.
Morire cosí senza preavviso è il mio vero tormento,
è come perdere la possibilità dell’ ultimo sorriso
di perdono, che potrei chiedere prima dell’ addio.
Vaso di pensieri liberi
Non ho retaggi da nascondere nè stemmi da ostentare.
Sono cosí come mi vedi, un vaso di pensieri liberi,
che dono a chiunque, soprattutto a chi sa sentire
il respiro del cuore.
Nonostante l’ età, ormai lontana, continuo a sognare.
Non smetto di guardare avanti, convinto che ancora
qualcosa farò; forse scriverò ciò che ho dimenticato,
ma mai fuggirò nell’ oblio.
Quante cose ho sognato!
Quante cose ho sognato!
E come un bambino le vedevo scorrere davanti agli occhi
senza lasciare mai un’orma, nemmeno in chiaroscuro.
Cercavo di rincorrerle, ma alla fine mi arrendevo,
travolto dai raggi della verità, che nulla mi concedeva,
se non pochi spiragli di luce.
Unici segnali per il ritorno a me stesso, dove mi guardavo
e aldilá del sognare, toccavo il fondo dell’ anima,
sempre pronta a misurarsi con i respiri veri della realtá.
La mia stanza
Nulla mi manca, neppure il desiderio di sognare l’ invisibile,
che vola sopra e aldilà di me stesso, rubandomi mente e cuore
verso gli spazi senza misura, dove il tempo non conta e tutto
soccombe alla bellezza dell’ eternità.
Ed io come un bambino mi diverto a rincorrere pensieri nuovi,
creati dal suo fascino, che riflette, tra i vicoli del cielo,
la speranza di trovarmi trasfigurato sulla strada della vita,
dove ancora brilla di luce la mia stanza.
Il tarlo del denaro
Quando il tarlo del denaro si insinua nella vita,
rischi di renderla un recipiente senza nettare.
L’ assottigli nello spirito, l’ accresci nelle cose,
la prosciughi nei valori, la trasformi in ramo secco.
Tutto rovina ai suoi piedi persino la tua dignità,
che baratti coi meandri degli affari e non ti avvedi
che alla fine della sera sei prigioniero nel castello
che hai creato, ma senza più lo specchio delll’anima.
Dio e l’uomo
Dio e l’uomo camminano spesso su arcobaleni paralleli.
L’ Uno vola sempre con la volontà della misericordia,
l’ altro vuole giocare con gli artigli della libertà.
Alla tenerezza di Dio, i cui respiri non mancano mai,
l’ uomo preferisce le vie tortuose della superbia,
che scivolano quasi sempre nei vicoli della cecitá.
Tra chi dona e chi rifiuta; tra chi ama e chi odia,
l’ uomo rivela quanta irresponsabilitá ha nel cuore:
un canovaccio che ripete ogni giorno e attraversa
la storia, scrivendo dolorose pagine di tragedie.
I don Abbondio moderni
“Il coraggio quando uno non ce l’ha – dice don Abbondio – non se lo può dare”.
Così, ieri come oggi, il coraggio della verità, della coerenza è solo un grido di parole, che cede facilmente al vento della prepotenza e di qualsiasi potere.
Tutti, a parole, sono bravi nel gridare il rispetto di se stessi, del proprio ruolo, e persino delle idee, mentre, in concreto, al cospetto di larvate minacce o aperte speranze, si piegano, soffocando ogni tonalità di sè.
Il don Abbondio non resta una semplice memoria manzoniana.
Anzi, nell’attuale contesto sociale, dove è cresciuto, in maniera esasperata, lo smarrimento morale e mentale, se ne riscontrano fotocopie perfette, moderni “vasi di terracotta costretti a viaggiare tra tanti vasi di ferro”.
Per cui, molti preferiscono spesso assecondare, piuttosto che contrastare l’ altrui invadenza.
Ed oggi non è facile trovare uno che ha voglia di lottare per la difesa di ciò che è e rappresenta.
Invece, è molto frequente vedere persone, che venderebbero persino l’anima, pur di tutelare ciò che hanno o di accrescere la maschera di ciò che sono.
Purtroppo i don Abbondio sono e saranno sempre presenti nella storia dell’ umanità e rappresentano le pagine bianche, dove i furbi imprimono il sigillo del loro potere.
Potere o servizio?
L’attaccamento a ciò che si rappresenta ed a ciò che si ha, spesso prostra l’ andamento della vita in un chiaroscuro incerto, che appesantisce ogni soffio di libertà.
È un pò un lasciarsi imprigionare dalla voglia del ruolo occupato, dalla pretesa di essere il migliore, dalla paura di non essere più “personaggio” senza di esso.
Vivere questo stato è svilire lo spirito della libertà, unica vera ebbrezza, che allarga gli orizzonti e permette di volare alto, disincantato dalla frenesia di perpetuare in sè un qualcosa, la cui presenza ha sempre il crisma della temporaneità.
Sarebbe certamente più interessante gestire il ricevuto con la passione del servizio, senza mai considerarlo come espressione confusa di se stesso. Pertanto, lasciare un giorno ad altri una poltrona, non deve generare amarezza, ma solo un senso di gioia, soprattutto se usata nell’ interesse del bene comune.