La semplicità vera è nobile. Ha in sè la forza della sua dignità ed è facilmente visibile sul volto di chi la possiede.I gesti e le parole di chi è semplice non sono mai artefatti; non sono effluvi di mente,ma di cuore e non passano mai inosservati.Anzi sprigionano una forte carica di interioritá, che certamente penetra in chi vede ed ascolta.Il semplice non ama ostentarsi,non dice nulla di superfluo nè sfoggia movenze inconsulte.Tutto misura con dolcezza e tutto dona senza ritorni.Per lui esiste solo la bellezza della verità,che avvolge ogni suo rapporto e disarma sempre l’ interlocutore . Non usa finzioni di comportamenti nè parole cadenzate: è solo e sempre una pagina bianca,dove scrive e legge con immediatezza e senza alcunché di imparaticcio.Egli è nobile dentro e veste di nobiltà ció che dice e fa.
Categoria: Pensiero del giorno
La semplicità
La vera cecità
E’ più facile scalfire un pezzo di ferro che un uomo sicuro delle sue certezze, costruite a propria immagine e somiglianza.
In lui non ci sono altre verità se non le sue e guarda tutto, cose e persone, solo attraverso il filtro della rispondenza a ciò che crede.
In tale sintonia si illude di vedere benissimo, mostrandosi cieco persino verso l’ evidenza di ciò che lo circonda.
Egli vede esclusivamente ciò che vuole. E questa è la peggiore forma di cecità, che lo avvolge in una ruvida ragnatela di pregiudizi.
I quali, una volta entrati nella mente e nel cuore, infettano la vita e le impediscono ogni respiro di verità.
Le delusioni peggiori
Le delusioni, generate dai desideri non realizzati, riflettono lo scorrere della vita, che, nel suo cammino, subisce tutto e il contrario di tutto.
Non così quelle procurate dalla gelosia di chi, fingendosi amico affettuoso, come tarlo silenzioso, indebolisce ogni supporto di equilibrio, fino a consumarlo.
E sono le peggiori, perché, essendo inattese, arrivano all’improvviso come dardi avvelenati, che penetrano in profondità, squarciando ogni certezza.
Non solo, ma creano anche spazi di diffidenza, che pian piano si trasformano in un guscio di isolamento dall’altro, visto come qualcuno o qualcosa da scansare.
E’ veramente triste sopportare una delusione, ordita da chi, dopo tanta condivisione di intenti e di progetti, di gioia e di dolore, decide di percorrere vie alternative, con il proposito di oscurare all’amico ogni orizzonte di luce!
La giustizia sbrigativa
L’ angoscia della giustizia di oggi è il protagonismo di chi la gestisce e la sofferenza di chi la subisce.
Ciò che fa veramente male e sbriciola ogni sentimento di stima non è la giustizia inflitta nell’ assoluto rispetto delle norme, ma quelle condanne facili, sbrigative, che nascono spesso dalla voglia di accontentare gli umori della gente.
Oppure di quelle scritte a tavolino, conseguenza di teoremi o intarsi di accuse e di orribili calunnie.
Senza toccare, poi, quelle condanne a catena, derivanti dal pentitismo, sulla cui serietá morale, un giorno, la storia è chiamata a giudicare.
A volte, si ha l’impressione che ci sia troppa leggerezza nell’ attribuire un reato ad una persona, la quale, una volta accusata, viene sbattuta subito in prima pagina.
Invece, se scagionata, finisce in ultima, come se nulla fosse successo e senza nemmeno le scuse – il minimo – da parte di chi ha sbagliato.
Anzi, il tutto nell’indifferenza di chi, illudendosi di essere il depositario di ogni verità, non riconosce ad alcuno neppure il carisma delle buone intenzioni.
Il mercato delle illusioni
Il mondo di oggi crea e distrugge tante speranze.
Le getta come ami in mare aperto.
Molti vi abboccano, aggrappandosi a fili illusori, che subito vengono inghiottiti dalle onde.
Gli intrecci orditi, necessari per contenere il grido della disperazione, sono altrettanti e si intervallano con la scomparsa dei sogni.
Così, alle speranze che fanno sognare, una volta scomparse, ne seguono altre, condite da ingredienti diversi, che offrono sogni di sapore nuovo.
È un girotondo continuo di speranze e di sogni, che, pur rendendo sveglia l’esistenza, la postrano sotto una coltre di rassegnazione.
E questo è il mondo di oggi, che apre le ali solo a pochi eletti e le mantiene chiuse alla maggioranza, costretta a stare appesa al mercato delle illusioni.
Il tempo perso
Non ti chiedo troppo.
Vorrei solo uno sguardo un pensiero una parola
che mi facesse dopo anni di amicizia conoscere
almeno qualcosa di ciò che veramente sei stato.
Fatico a saperti maschera di occasione, perché
assai ti ho amato, per sentirmi ora tormentato
da una verità diversa da quella che ho creduto.
Leggerti non più come prima, ma in chiaroscuro
con la faccia trafitta dal sorriso della bugia
è la pagina che gli occhi stentano a penetrare.
E mi dispiace, perchè nel castello sbriciolato,
dove cocci raccontano vane storie di apparenza,
vedo anche la mia, in cui conto il tempo perso.
Niente rifiuto
Niente rifiuto di ciò che sono: mi appartiene.
Amo persino le briciole, perché fanno vibrare,
appena le assaporo, vivaci palpiti di umanità,
che mi rivelano come è grande la mia identità,
non un mosaico già fuori moda, roso dal tempo,
ma una persona i cui occhi brillano di verità,
le labbra di parole di cuore e chiunque sente
quanto sia ancora irripetibile il suo fascino.
Nemmeno il desiderio
Non desidero nulla di ciò che non posso avere.
Conosco chi sono e mi fermo sempre nei limiti,
ben sapendo che ogni aldilà genera solo paura
di perdere ciò che ho o coprirmi di delusioni.
Prendo il mio dovunque lo trovo e sono felice
se lascio anche i frammenti che non sono miei.
Io colgo il possibile, che cerco di regalarmi,
senza rubare nemmeno il desiderio degli altri.
Scatti di pensieri
Ogni volta che stento a rialzarmi e mi adagio immoto,
scatti di pensieri in chiaroscuro funestano la mente
e mi fanno prigioniero in una conchiglia di desideri,
che echeggiano di nostalgia ed insoddisfazioni amare.
Senza fiato mi lascio andare in cespugli del passato,
dove trovo cocci di ricordi, che ancora mi penetrano.
E sento i loro brividi, che riprendono pagine gialle,
su cui, afflitto, riscrivo la verità di ciò che sono.
Quanto tu mi ami
Non ho nè trovo parole per confessarti il mio amore.
Ti ripeto sempre lo stesso ritornello, ma sono vero.
Mai ti tradirei, perché so che mi cerchi e mi trovi,
soprattutto allorchè tra i cocci inciampo e scivolo.
Mi guardi con affetto materno, mi alzi con dolcezza
e pur non vedendoti, sento il fruscio del tuo cuore
che mi penetra, mi accarezza, mi sorride, mi chiama.
Ed io sedotto da tali moine, gusto quanto tu mi ami.