Categoria: Pensiero del giorno

Vedere un papá …..

 

 

Vedere un papá che solleva il figlio all’ altezza del suo viso, che lo bacia e lo innalza verso il cielo sotto lo sguardo estasiato della moglie, è  l’ espressione più gioiosa della paternità e della maternità.

È un gesto d’amore toccante, che rafforza la fiducia nella famiglia e genera, soprattutto in chi ancora non lo è, il sogno di diventare padre o madre.

Non c’ è un tesoro più prezioso di un figlio, festa di cuore e di mente, che, oltre a tradurre in una cornice vera, la bellezza della vita, dipinge anche l’ immagine della coniugalitá, quale reciproca accettazione e donazione delle proprie persone.

Anche nella Chiesa c’è la gelosia

Ciò che immalinconisce nella Chiesa è la carenza di una vera comunione sacerdotale.
A parole si professa, ma nell’impatto con la realtà, si constata un’ opera strisciante di denigrazione, che nasce dalla gelosia, dalla voglia di farsi spazio, che sfocia, quasi sempre, nell’ accecamento delle capacità degli altri.
A volte certi comportamenti sembrano più ossessionati dall’ idolatria di se stesso, che dalla consapevolezza dei demeriti dell’invidiato, il quale, appesantito da tante disistime, si chiude spesso in sè, cercando altrove ciò che i confratelli gli negano.
Come sarebbe bello, invece, riconoscere i carismi altrui, condividerli, imitarli, in una sintonia di amicizia fraterna, che apre la porta al superamento di ogni tristezza, di ogni incertezza pastorale e, soprattutto, della grande solitudine!
Ciò che dilania i lineamenti del volto di Cristo e deturpa l’ immagine di una Chiesa particolare non è tanto la critica inconsulta di alcuni laici, i quali spesso si divertono a rendere trastullo nei loro discorsi questo o quel sacerdote, proiettando su di  lui, il letame dei propri pensieri, ma è l’ agire di certi confratelli, che, non conoscendo la tecnica della difesa sacerdotale, preferiscono trasformare le chiacchiere altrui in mezze verità.
Semplice superficialità o desiderio di umiliare quei carismi, che il Signore dona e con cui rende bella e fresca la sua Chiesa?
Ai posteri l’ ardua sentenza.

Sono contento

anSono contento che ti preoccupi e del poco e del molto.
Essere il pensiero, tra tanti che affollano la tua mente,
mi consola e dilata il  cuore, che ti vede persona amata,
capace di farsi ascoltare e di essere guida, sulle strade,
spesso senza segnaletica, di luce verso approdi di pace.

 

Il mistero di Mediugorie

 

Non c’è nulla di straordinario.
Eppure, tutti, sfidando le dure asperità della montagna, salgono a passi lenti, con gli occhi fissi verso il basso, attenti a cercare spazi di maggiore equilibrio.
Non hanno bisaccia, ma solo un bastone e tanta voce per gridare: Ave, o Maria.
Sono di ogni età.
In ognuno la fatica è straniera.
L’ andamento riflette una profonda freschezza, quella del cuore, che dipinge sui volti la bellezza della felicitá.
Di tanto in tanto si fermano non per sostare, ma solo per alzare lo sguardo, spingersi oltre,  attratti dal Mistero nascosto un pò ovunque.
Sembra che in ogni pietra, in ogni pianta, in ogni filo di erba c’ è un divino nascosto, che potrebbe esplodere all’ improvviso.
È il mistero gustato da chi sale la collina dell’apparizione o la montagna della Croce.
È il mistero che fa di tante persone una chiesa in cammino verso Dio, abbracciate dall’ unica fede in Cristo, protette dalla tenerezza di Maria, sua Madre e madre di ogni mendicante del cielo.

I respiri delle lacrime

lacrima2Finalmente ti ho visto piangere.
Sembravi una sfinge di freddezza.
Ti sei sciolta come una bambina.
che vede, vuole ciò che non è suo.
E piangi a dirotto,
mentre ti raccogli in te stessa,
dove impari a capire
come sono profondi
i respiri delle lacrime.

 

La voglia di andare oltre

oltreSiamo avvolti da una coltre di mistero, da cui ognuno si sente attratto e dove chiunque cerca di penetrare la bellezza di ciò che il visibile nasconde in sè.

La voglia di andare oltre, di volare al di là  della siepe, che segna il limite della visione, è  il fascino di ogni cuore, sempre pronto alle sorprese dell’imprevedibilità.

Con gli occhi che navigano in alto, dove silenzio ed armonia dipingono l’inesprimibile, germogliano anche fiori di domande, che ci smagnetizzano dal frattempo che viviamo e ci proiettano nell’ orizzonte  di ciò che non muore: Eternita’

 

A volte é bello sentirsi una lumaca

Un giorno una lumaca scopri l’ importanza della riflessione. Vedendo intorno a sè tanta agitazione, per paura di essere calpestata, lei cosi piccola, lenta ed insignificante, si fermò e pensò bene di cambiare strada.
L’ inversione le evitò una brutta fine e, nello stesso tempo, le diede la possibilità di raggiungere il posto desiderato.
Intanto, gli altri continuarono a correre di qua e di lá, senza meta ed ignari di ciò che facevano.
Sembravano automi assorbiti solo dal ritmo del tempo ed indisponibili ad ogni pausa di riflessione.
Avevano solo tanta voglia di fare, di possedere, di spingersi reciprocamente, di creare e distruggere.
Stressati dalle fisime e dalle solite paure del terribile quotidiano, non avevano occhi di quiete nè di pace, ma solo di conflitti, aperti ad ogni forma di belligeranza.
In ognuno mancava la bellezza di una sosta e, quindi, della riflessione, per fermarsi, guardarsi dentro e scoprire la propria identità.
Cosi, a differenza della lumaca, che, con una breve sosta, seppe orientare la sua bussola, evitando di soffocare in una ragnatela inestricabile, essi vi precipitarono, perchè, avendo perduto il gusto di fermarsi e di riflettere, non trovarono in sè quelle spinte interiori, che avrebbero potuto schiudere feconde possibilità di conquista.
È  preferibile, a volte, sentirsi una piccola lumaca, che sa cercare una nuova via di sopravvivenza, piuttosto che lasciarsi sopraffare dall’ agitazione inconsulta, che genera disperazione!

Giorni migliori o uomini migliori?

bustarellaIn questo momento di fragilità economica un po’ tutti sono in attesa di giorni migliori per un ritorno, in tutto o in parte, al  vecchio benessere.

E molti vivono nella speranza che le tempeste presenti possano trasformarsi in albe  di nuove fecondità.

Però non si rendono conto che, oggi,  ciò che vale veramente  non è solo il bisogno di giorni migliori, ma soprattutto di uomini, che sappiano migliorare i giorni per un futuro che non gioca più a favore di sé o della propria lobbj, ma per il bene comune.

Il che esige un vero lavacro nel cuore e nella mente da parte  di coloro che sono a capo delle Istituzioni pubbliche, le quali non meritano di essere gestite con la logica del proprio “particolare”, di quei tornaconti personali, che uccidono ogni seria progettualita  e generano la voglia insaziabile di continue ” bustarelle “, che sono diventate la risposta  allo stereotipo: ” lo fanno tutti”.

Finché l’agire umano si intenebra di tali nefandezze in disprezzo ad ogni etica morale e sociale, mai si eleverà a quella trasparenza di verità e di responsabilità, che fortifica  le interpersonalità su fondamenti di giustizia e di solidarietà.

La festa dell’amore

Nella vita nessuno ha tante occasioni di festa, quante ne ha un cristiano, il quale, ogni volta che dà in nome e per conto di Cristo,  celebra con Lui una festa gioiosa.

Molti credono che la felicità sta solo nel ricevere.

Invece non è così: si trova essenzialmente nel dare.

E non nel dare qualcosa, che è sempre un accessorio, ma nel donare se stesso.

Donarsi senza corrispettivo, spinto soltanto dalla volontà di identificarsi nell’altro come Cristo ha voluto fare con ogni uomo, é veramente una grande festa tra colui che dona, colui a cui si dona e Gesù, il vincolo d’amore, che genera e qualifica la bellezza dello stesso dono.

Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei

 

Ognuno finisce per rassomigliare alle persone che frequenta, sia nei pensieri che nei comportamenti.

Si verifica quasi una specie di osmosi, che, al di lá  di qualsiasi condizionamento esteriore, diventa naturale comunione di intenti.

E più cresce la reciproca presenza e la voglia di intendersi, tanto più ci si identifica nell’altro, come in uno specchio, dove si vede la propria immagine.

Quanti, pur avendo un’etá avanzata, hanno ancora la freschezza dei giovani, con i quali dialogano, ascoltano e condividono tanti progetti?

Un cuore illuminato, libero dai sottintesi ed aperto alla bellezza dell’umanità, non può non cercare e vivere il fascino di chi frequenta.

Nulla conta l’età anagrafica, quando la mente e il cuore vogliono camminare sugli arcobaleni del cielo, dove ogni stella è un palpito d’amore da ricevere e donare.