Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma l’ uomo, scegliendo vie e pensieri diversi, ha voluto invece farsi un dio a propria immagine e somiglianza. Un piccolo dio, la cui attesa ed esistenza viene giocata su una scacchiera di poveri e deboli interessi, che il quotidiano brucia, senza lasciare neppure briciole di soddisfazioni superiori. Un dio senza cielo, che a volte veste di piedistalli di comodità, che resistono al tempo e al sentimento, finchè tutto procede a suo tornaconto. Questi, oggi, è il dio di tanti, anche cristiani ad acqua di rose, ma non è il vero Dio, che ha voluto imprimere se stesso nel cuore di ogni uomo. Non è il Dio della croce che si è consumato per amore, onde schiudere ad ognuno orizzonti di salvezza . E’ solo il dio della convenienza, ma non il Dio della Bibbia e della fede, le cui sorprese confondono e , nello stesso tempo, delineano arcobaleni di grazia, che Lo fanno sentire insieme Padre e Madre.
Categoria: Pensiero del giorno
Il dio della convenienza
Giullari della Parola di Dio
Il filosofo tedesco, il Nietzsche, ateo, un giorno, rivolgendosi ai cristiani, disse:” Se la buona novella della vostra Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere…… le vostre opere dovrebbero rendere quasi superflua la Bibbia, perché voi stessi dovreste essere la Bibbia viva”.
Purtroppo, nell’impatto con la realtà, molto spesso, più che essere pagine evangeliche viventi, specchio dell’agire stesso di Dio, siamo soltanto cembali sonori, vibranti per noi stessi e per le nostre esigenze di protagonismo. Predichiamo Cristo con le labbra, ma il cuore percorre strade diverse. Gridiamo con enfasi la carità da farsi con le tasche altrui, ma diventiamo sordi e ciechi al grido di povertà di coloro che tendono verso di noi le mani. Ricordiamo con autocompiacimento la logica del Cristo Crocifisso, che dalla debolezza della Croce fa scaturire la più grande luce d’amore, ma dimentichiamo facilmente di vivere e testimoniare questo amore.
Così facendo, non saremo mai uomini di fede, ma solo insoddisfatti giullari della parola di Dio.
Un respiro di sincerità
È difficile per chi parla, guardare gli occhi di chi ascolta, quando sa che le sue parole non hanno sapore di coerenza o non rispondono alla verità.
Solo chi crede in ciò che dice e sa di dire il vero, ha il coraggio di entrare nell’altro, toccando le corde del cuore, che gli vibrano nuove emozioni.
Troppe sono oggi le parole, che addormentano; poche sono quelle che veicolano pensieri solenni e nobili, che scendono nell’ intimo e squarciano ogni fuliggine di assuefazione.
Mille parole di falsa dolcezza non valgono un respiro di sinceritá, che giunge, come una flebile ebbrezza, sul volto di chi ascolta, segnandogli orme di vera fiducia.
A volte mi domando…
A volte mi domando: perché agitarsi per qualcosa o per qualcuno, quando tutto é di passaggio e nulla é definitivamente appagante?
Perché tormentarsi per ricerche fittizie e far passare inosservato l’ essenziale, che induce ad andare oltre il visibile?
È veramente una tristezza vivere nel vincolo dell’effimero, senza mai alzare gli occhi al di là dell’ oblò, dove é possibile incontrare non la maschera di qualcosa, ma il volto vero di Qualcuno, che potrebbe mutare l’orientamento della vita.
Non è l’ intruglio delle cose, che il mondo offre, a dare basi solide allo scorrere della vita e a renderla degna di attrazione, ma la trasparenza del cuore, che porta a cercare sempre quegli orizzonti di cielo, dove ogni colore e suono hanno il sapore della bellezza di Dio.
Quanto vale un gesto d’amore!
Quanti hanno il coraggio di stringere la tua mano, di darti un abbraccio, un sorriso di amore o di dirti una parola di solidarietà, quando sei sotto il peso della sventura? Non è forse vero che nella sfortuna tutti si allontanano, come se non ti avessero mai visto o conosciuto?
È triste provare i graffi strazianti del dolore, delle offese e vedere l’ indifferenza di chi poco prima ti osannava e condivideva ogni tuo comportamento.
L’uomo, purtroppo, non cambia mai.
Nella baldoria esalta facilmente la sua e l’ umanità degli altri.
Nella sofferenza dimentica e fugge via, senza donare neppure un respiro d’amore.
Però, anche se la visione del vissuto spesso non è incoraggiante, non bisogna soccombere, perché, all’improvviso, potrebbe sbocciare un fiore.
Qui penso allo sguardo stranito di Gesù lungo il Calvario.
Abbandonato da tutti, persino dagli amici più intimi, riceve un gesto d’amore, unico, dalla Veronica, donna senza identitá, che gli asciuga il viso con un panno.
E Gesù, pur non avendo nulla per ricompensarla, le dona in cambio Se stesso, imprimendo nel panno l’ immagine del suo volto sanguinante.
Troppo ti amo
Più anni o più vita agli anni?
Tutti si preoccupano di aggiungere più anni alla vita; pochi, invece, pensano di dare più vita ai loro anni, che bruciano come fuscelli secchi.Il desiderio, spesso angosciante, di allungare il tempo che resta, non si accompagna quasi mai alla volontà di rendere più ricco il senso della vita.Oggi si guarda ad essa non per immergersi nel suo mistero, non per gustarla nella varietà della bellezza, ma solo per cogliere grappoli di interessi.E se appare vuota, benchè annosa e piena di tante cose, la causa é da cercarsi nella stima errata: non un dono da custodire ed arricchire, ma solo un accumulo di anni da sperperare.Finché tutti cercano di accrescere il tempo della vita con nuovi anni, senza peró dare ad essi più vita, non sentiranno mai il vero gusto di vivere.
Sognare per sopravvivere
Un uomo che non sa sognare, non spinge lo sguardo oltre la barriera di resistenza di ciò che vede e possiede, è solo uno senza storia, un destinato a svilirsi nel cerchio della mediocrità. La bellezza della vita non sta tanto nella custodia di ciò che si ha, ma nella visione di mete sempre nuove, che le danno fascino e la rendono ricca di prospettive.
Guai a lasciarsi imprigionare dal vivere quieto, inerte, senza ideale e senza meta!
Si rischia di essere poveri amministratori di cose scontate, pronti a soffocare ogni anelito dello spirito, che tende a volare alto, a vestire di realtà qualsiasi sogno vero.
Approccio alla Chiesa
Uno degli errori, che segna l’ approccio alla chiesa, è quella di pensarla o come una pertinenza esclusiva dei preti e vescovi; o come una immagine rappresentativa del Vaticano.
Restrizioni queste che la rendono una semplice creazione umana, una istituzione centrata su se stessa, e le rubano quel divino nascosto e, nello stesso tempo visibile, che allarga gli orizzonti della sua storia, che va aldilà di qualsiasi improvvisazione temporale.
La chiesa, invece,non è dei preti o vescovi e tanto meno del Vaticano:essi sono solo parti di un immenso popolo,che ha Dio come padre e madre insieme, ossia di una grande famiglia, che siamo tutti noi.
Ebbene, questo popolo ha una storia, che affonda le radici molto prima di Cristo, quando Dio chiama Abramo e lo invita a mettersi in cammino verso la terra promessa.
Una volta in cammino,incomincia la chiesa a camminare.
È un popolo che Dio accarezza con le sue benedizioni, benché lungo il percorso non mancheranno infedeltà.
Ma Dio è sempre accanto ad esso, e non si stanca mai di irradiare la sua misericordia.
Anzi, come un padre gli insegna a camminare, così come Gesù fa con la sua Chiesa, da Lui voluta e fondata.
La riempie della sua misericordia e del suo amore: Egli, infatti, ci perdona amandoci e ci ama perdonandoci.
Ed è proprio questo, e non la nostra bravura, che ci fa crescere come popolo di Dio e come Chiesa.
Perciò, quanto più sentiamo il profumo dell’amore e del perdono di Dio, quanto più ci sentiamo presenti nel suo cuore e Lui nel nostro, tanto più ci sentiamo Chiesa e la vediamo Madre nostra.
Involucro di indifferenza
Il mondo giace in un involucro di indifferenza.
Tutto scorre senza emozioni, come se nulla avesse un alito di vita.
Nessuno si avvede delle lacrime e neppure si ferma per condividere un pó di gioia.
Sia la vita che la morte giocano sulla stessa scacchiera: vincono o perdono, non generano mai pensieri diversi.
Sono solo un tema,dove l’una si conclude con la morte, l’altra chiude la vita.
È veramente drammatico vedersi lentamente assorbito dal tempo,senza gustarne neppure briciole di bellezza,che nascono dalla sua varietà.
E questo è il mondo privo di speranza e, soprattutto, senza umanità, la cui perdita oscura persino la visibilità di Dio.