Santità, come é difficile farsi amare dal suo mondo!
Quel mondo che, pur chiamato ad essere il megafono della sua voce,
si rivela spesso stridente e non familiare ad essa.
Non così per la gente, che si apre alla semplicità delle sue parole,
trovando in esse la gioia di rivarcare la soglia della Chiesa,
dove riscopre la bellezza della sua fede.
Ed é proprio questa gente, oggi, il suo vero megafono,
le cui vibrazioni,arrivando ovunque, sciolgono sinfonie d’ amore,
che tutti, anche i cuori attorcigliati,non possono non ascoltare.
Categoria: Pensiero del giorno
Lo strano mondo di Papa Francesco
Il barbone
A volte mi domando che cosa ha nel cuore e nella mente un barbone,
attorcigliato in sé, senza lasciare uno spiraglio rivelativo della sua persona.
Scoprire la sua identitá é una vera impresa: gli occhi e il volto sono spenti,
le labbra e le mani ferme in una morsa di indifferenza.
Il corpo non é dissimile da un fagotto abbandonato, impregnato di sudiciume,
il cui aspetto lo rende quasi un lebbroso: sembra un invisibile.
Eppure, in lui si nasconde il grido di una storia, fatta di umanità tradita,
di povertà imposta, di amore mai ricevuto e sempre desiderato.
Un cristiano vero non può sottrarsi al calvario
A volte mi chiedo perchè tanti Ti abbandonano,appena il dolore bussa alla porta della vita.
Sembra che l’assenza delle difficoltà sia per essi l’unico collante della fede,quasi un corrispettivo dovuto.
Dimenticano che chi si pone alla tua sequela ha davanti a sé una sola porta,quella stretta della sofferenza,
per la quale sei passato per primo: passaggio obbligato, per raggiungere la gloria del Padre.
Dimenticano che chi diventa tuo amico,non può sottrarsi al calvario,che non mancherá mai nello scorrere della vita.
Anzi,se vuole conoscere se stesso e diventare grande ai tuoi occhi,deve vivere il suo dolore come un dono del Tuo amore.
Solo così sublimerá le croci che l’affliggono e le vedrá come carezze a cospetto della Croce,che gli apre la porta dell’Eternità.
Come banderuole
Una delle note più stonate, che svilisce la dignità delle persone, è comportarsi come povere banderuole, che girano ad ogni vento.
E questo è un po’ il tempo odierno, dove risulta più facile adattarsi alle sottili forme di compromesso o di opportunismo,che lasciarsi sollecitare dalle spinte interiori di coerenza, che resistono ad ogni meschino contrabbando.
Così, per pizzichi di occasioni vantaggiose, spesso persino per fragili tornaconti di comodo, l’ uomo baratta se stesso, svendendosi come un qualsiasi oggetto di ricambio.
E neppure disdegna di mettere in gioco le sue idee religiose, pur di cavalcare l’ arcobaleno dei propri sogni.
Purtroppo, molti sono coloro che si piegano ai venti cangianti del potere o alle semplici sollecitazioni delle mode.
Pochi, invece, sono quelli che preferiscono andare controcorrente, pur di non macchiare il fascino della loro coscienza.
Il tempo della vita
La finzione ha cento facce
Non so chi é più finto se colui che finge o chi accetta volentieri tale comportamento.
Certo, non ci vuole troppa intelligenza nel riconoscere una persona, che gioca con la finzione
Eppure, c’é sempre qualcuno che si lascia sedurre dall’ascolto delle sue parole.
Forse trova in esse sapori di adulazione o il fascino della compiacenza.
Però, é veramente incredibile farsi ammaliare dalle moine di chi finge,fino a lasciarsi intrappolare dalla rete dei suoi desideri.
Purtroppo, l’incenso di chi conosce l’arte della finzione, vale piu della sincerità di chi cerca di parlare con il cuore.
E questo perchè ?
Perchè la sincerità non si piega, al contrario della finzione, che ha sempre cento facce.
E mi inchino
E mi inchino non per adularti, ma per dire che ti amo.
Sono come mi vedi libero e senza finzione, una pagina
pulita,dove scrivo solo ciò che penso e posso donarti.
Davanti a te mi vibra il cuore che quasi si trasforma
in una conchiglia,in cui ogni sfumatura di suoni apre
il suo scrigno e tu contempli e ascolti quanto ti amo.
E persevero
E persevero sempre, anche se trafitto dalle croci,
che non mancano nel mio vissuto,spesso impregnato
di spine, vibranti ovunque persino in chi mi vive
accanto e dice di amarmi: io vado avanti e scopro
aldilà dello stelo il profumo che le rende vivaci.
Non mi lamento, ben sapendo che l’ immediato cede
alla voglia di futuro,che traccia linee parallele,
sulle quali misuro ciò che perdo e ciò che prendo,
constatando alla fine della corsa di essere nuovo,
provato maturato da ciò che le spine hanno creato.
E non sbaglio
E non sbaglio, se penso che in te tutto è cambiato,
gli occhi sembrano fari spenti e le labbra ritrovo
di parole di convenienza e non più di affetto vero,
il volto non cornice di serenità ma di chiaroscuro,
dove ti leggo ti ascolto ti vedo troppo differente.
Ieri eri ben altro, una musica di sorrisi delicati,
parole dolci sguardi limpidi che dipingevano moine
di amore ed io senza nulla chiedere ricevevo tutto,
persino gesti impensati, con cui mi davi la verità
del tuo cuore, che ti faceva una crisalide di vita.
E scendo
E scendo sempre dal balcone dei miei sogni,
non amo adagiarmi sui cuscini, quando vedo
giù un po’ lontano da me lacrime di dolore,
che mi raccontano quanto sia amara la vita
nella periferia, dove esistono solo scarti.
Vado e non passo oltre, mi fermo e dialogo,
ascolto e penso, abbraccio e dò ciò che ho,
trafitto dall’odore della povertà spiegata
in parole e gesti che gli sguardi lanciano
e come frecce senza ritorno vanno al cuore.