Il poeta contemporaneo, Giorgio Caproni, scrive:” Tutti riceviamo un dono. Poi non ricordiamo più né da chi né che sia. Soltanto ne conserviamo, pungente e senza condono, la spina della nostalgia”.
La storia di ognuno è un intarsio di doni ricevuti e presto dimenticati . Nemmeno il tempo per dire grazie che subito si accende la speranza di chiedere qualcos’altra.
E’ un circuito senza sosta, dove non esiste ingratitudine del sorpasso: ciò che conta è avere qualcosa, che solo quando manca, accende il ricordo e, quindi, la spina della nostalgia. Non tanto della presenza di chi ha donato , quanto dell’assenza della cosa ricevuta.
Purtroppo, viviamo in un mondo strano, dove la riconoscenza è solo un arco di tempo, che va da un piacere all’altro. E in questo frattempo così breve, nonostante tutto, ognuno potrebbe sperimentare una grande verità: la bellezza di donare indipendentemente da ogni genere di grazie.
E quando nel cuore di chi dona c’è la consapevolezza che la vera gratitudine non viene dall’uomo, ma da Dio, perché ogni gesto è fatto in nome e per conto suo, allora ogni dono, anche il più insignificante, diventa effluvio di gioia e di felicità.
Pertanto, aldilà della non riconoscenza o della spina di nostalgia che potrebbe motivare un dono, è sempre piu bello dare che ricevere: il cuore si allarga di tenerezza e vola nel cielo del vero Amore.