Categoria: Generale

Cristiani e Musulmani

La fuga dei musulmani dai loro Paesi, oppressi da guerre fratricide, che giungono e non tutti vivi, sulle coste mediterranee, è una grande occasione per i cristiani, i quali, più di ieri, sono chiamati a testimoniare concretamente il vangelo di Cristo: amore verso Dio ed amore verso il prossimo.
Un amore non di semplice e passeggera accoglienza di coloro che sono costretti ad essere raminghi, ma di serena volontà a sapere un giorno coabitare con essi come fratelli in reciproca accettazione dei propri valori.
Non sono le espressioni di rito nè le emozioni nella visione di tante tragedie, che possono segnare reciproche inversioni di comportamenti, ma solo la consapevolezza che in ognuno, aldilá della fede, c’è l’impronta di Dio, si leggono i lineamenti del volto di Cristo.
E per i musulmani un tale atteggiamento d’amore potrebbe significare la caduta di ogni pregiudizio verso i cristiani. Non più visti come nemici da odiare, ma come fratelli da amare. Non solo, ma potrebbe porre anche le basi per la fine di ogni fondamentalismo, fonte di assurde atrocità.

Pertanto, non è più sufficiente dire o gridare: bisogna imparare a vivere insieme, ma occorre, con determinazione, tradurre queste aspirazioni in atti concreti, mirati a realizzare contesti umani, che favoriscono lo sviluppo della persona e, soprattutto, della  dignità umana.

XIV DOMENCA (A)

Il brano del Vangelo di Matteo, proposto dalla liturgia della Parola odierna, ci presenta una delle preghiere più belle pronunciate da Gesù. Una preghiera di grande intensità, di profonda intimità con Dio, nella quale Gesù dichiara esplicitamente l’orizzonte del suo amore preferenziale: i poveri, i semplici, gli emarginati. Gli unici che riescono a vedere nella sua Persona l’azione di Dio. Per comprendere tale brano, che si compone di tre strofe perfettamente integrate, dobbiamo penetrare il contesto di rifiuto e di ostilità che circonda Gesù. Farisei e scribi, ed un po’ tutte le classi dell’intellighenzia ebraica oppongono una netta chiusura a tutto ciò che è nuovo. Soddisfatti della loro dottrina, orgogliosi delle conoscenze bibliche, non si rendono conto che Dio sta realizzando il suo progetto di salvezza sotto i loro occhi in Cristo Gesù, l’umile uomo di Nazaret. La loro è un’ottusità di mente e di cuore che preclude ogni apertura al mistero. Pertanto, immensa è la gioia di Gesù nello scoprire che “i piccoli” hanno intuito qualcosa del suo mistero, a differenza dei primi, presunti “sapienti ed intelligenti”. Quella di Gesù è la gioia di chi finalmente si sente compreso dagli altri. E la gioia è talmente intensa che si trasforma, nella prima strofa, in un inno di giubilo, di ringraziamento al Padre che ha  aperto il cuore dei “piccoli” alla comprensione del suo  mistero:”Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”.  I piccoli, ai quali viene rivelato il mistero di Dio, sono i semplici, i trasparenti, coloro che riconoscono i propri limiti e la propria fragilità. Sono coloro che si pongono in un atteggiamento di umiltà e di disponibilità al suo messaggio, il cui contenuto è sempre oltre la saggezza e l’intelligenza umana. Anzi, davanti a Dio non vale la sapienza umana, ma la semplicità del cuore.  Quella di Dio è una logica che capovolge ogni parametro di giudizio e di rapporto; tende a rovesciare ogni schema precostituito, ogni presuntuosa sicurezza. E’ una logica che non si ferma alle grandi cose, ma, come dice San Paolo ai cristiani di Corinto, sceglie “ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti”; sceglie “ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”. Gesù si pone in questa preghiera di lode in perfetta armonia con il Padre; e si compiace con Lui, perché ha voluto rivelare se stesso a gente semplice, umile e negarsi alla superbia dei sapienti.

      Nella seconda strofa, Gesù apre uno spiraglio di luce sul suo mistero, mostrando la coscienza della propria natura divina, la consapevolezza della sua trascendenza. E lo fa sottolineando il rapporto unico ed esclusivo che ha con il Padre:”tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Sono espressioni cariche di mistero nelle quali Gesù dichiara di essere l’unico che conosce totalmente Dio sino al punto di possedere tutto quello che è di Dio. Anzi, dopo aver rivelato che tra Lui ed il Padre c’è piena e reciproca donazione di conoscenza e di amore, abolisce ogni distanza tra Dio e noi, aprendoci alla bellezza della sua divinità, e dando a tutti noi credenti la possibilità di penetrare, attraverso la sua persona di Figlio, nel mistero di luce abbagliante del Padre. Naturalmente, questa bellezza misteriosa di Dio, rivelata ai semplici e agli umili, è possibile afferrarla soltanto se viviamo secondo lo Spirito, se agiamo secondo la mentalità di Dio e non secondo quella del mondo.

     Nella terza strofa, la preghiera di Gesù diventa un invito ai “piccoli” a mettersi sulla sua strada, unica guida per entrare nel progetto d’amore del Padre ed aderire alla sua volontà:”venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò”. Pertanto, mettersi al seguito di Gesù significa sentirsi liberi dal giogo pesante delle prescrizioni, delle formalità culturali con cui Farisei e Scribi imprigionano i loro contemporanei, ed entrare nel giogo dell’amore. Un giogo non più pesante, ma dolce e delicato, che certamente dischiude sentieri di speranza e di vita per tutti gli oppressi ed affaticati, che trovano in Cristo sicuro ristoro e porto di tranquillità.

      “Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”. Con queste parole Gesù, oltre a lasciarci squarci informativi della sua personalità, del suo carattere intimo e del suo atteggiamento concreto, si pone anche come modello da imitare per apprendere come servire Dio e l’uomo nell’amore. In questa civiltà, dove tutto, cose e persone, vengono misurate con il metro della opportunità, della superbia e dell’arroganza, dove altri tipi di “giogo”, più assurdi e pesanti, opprimono le nostre coscienze, rendendole incapaci di gustare lo stupore della semplicità, Gesù ci invita ad essere trasparenti, a ridiventare  “piccoli”, per conquistare la sua familiarità, condizione indispensabile per vivere la ricchezza dell’amore verso Dio ed i fratelli.

 

La società guarda solo chi produce

La nostra è una societá senza respiri di amore.
Non trova più in sè la sua memoria, intarsio di umanità impresso nel  cuore di Dio.
Nè pone al centro delle sue attenzioni chi vive nella precarietà.
Guarda solo chi produce e fa ricchezza, nella indisponibilità all’ascolto di chi non ha voce o non ha forza, per gridare il suo dolore.
La cultura dello scarto è diventata la sua carta di identità.
Scarta tutto ciò che non serve.
Ed oggi, più di ieri, molti vengono abbandonati come fagotti di rifiuto, perchè considerati improduttivi o frenanti per la ricchezza.
Così,i bambini sono visti come un optional, possibilmente da evitare, per non rallentare il ritmo del proprio benessere.
Gli anziani vengono isolati e spesso costretti a spegnersi, senza affetto, in una forma di eutanasia nascosta.
E gli stessi giovani, un tempo immagine reale di futuro, vengono messi da parte, perchè non sono nè studio nè lavoro.
E che dire dei poveri morenti di fame, sparsi lungo le vie, nell’indifferenza dei ricchi?
Come è desolante e tenebroso lo specchio della vecchia Europa, che, avendo smarrito le radici cristiane e rimasta attratta solo dal dio denaro, è scivolata nel disincanto di ogni solidarietà!
Eppure, un giorno saranno proprio costoro, ossia, i bambini, gli anziani, i giovani, i poveri la nuova pietra d’angolo del Vangelo, essenziale per la costruzione di una societá più umana e più cristiana.

Prime Comunioni 29 Giugno 2014: ultimo turno

in 1in 2Gli ultimi 16 bambini: Giulia, Michelangelo, Ilaria, Gaetano, Daniel ,Iuri, Cristian, Simone, Daniele, Antonio, Maria Francesca, Giovanni, Cristiana, Benedetta, Martina, Marco, in una cornice di gioia, per la prima volta, hanno ricevuto l’Eucaristia.

Quanta commozione sul volto dei loro genitori!

 

Quanta attenzione da parte di tutti i fedeli, che, in un atteggiamento di religioso ascolto, certamente hanno potuto ricordare, osservando la semplicità dei bambini, le parole di Gesù:” Se non diventerete semplici come loro, non entrerete nel Regno di Dio”.

 

Una semplicità che i bambini hanno saputo rivelare persino nelle loro brevi preghiere,dove invocavano la benedizione e la protezione del Signore per tutti,senza alcuna distinzione.

in 4In ogni Turno i genitori sono stati protagonisti con i loro figli, facendosi esempio e testimone di fede, portando all’ altare ricchi cesti di concreta carità da condividere con i poveri.

Il Signore vi benedica, conservi ed alimenti sempre nei vostri cuori la fiamma dell’amore.

Povera insoddisfazione

 

Ognuno ogni giorno sperimenta sensazioni diverse, dipinte di multiformi colori, che mascherano barlumi di felicità.

Così, nel momento in cui pensa di essere appagato, di vivere nella provetta della sicurezza, dove ogni desiderio si mostra realizzabile, all’improvviso crolla ogni aspirazione e tutto si veste di illusione.

Anzi, fermandosi e guardandosi dentro, nelle pieghe più nascoste, scopre solo finte vie senza indicazioni di ritorno.

Sono le vie che altri tracciano con girotondi di emozioni, foriere di vuote speranze, per chi cerca ogni soddisfazione  solo nei preparati artefatti e non nella presenza dell’ amore di Dio.

Chi sogna di conquistare la vera felicità lontano da Dio, fidandosi solo di se stesso o mettendosi al guinzaglio degli altri, è destinato a scivolare nei reticoli di una povera insoddisfazione.

Il dubbio: sinonimo di tristezza o di superbia?

Il dubbio non è  sinonimo di tristezza né  di superbia.

Chi dubita è  solo uno che cerca, rincorre la bellezza della verità,  e  mai si chiude alla sconfitta.

Ama rischiare, scommettere su se stesso, convinto che alla fine troverà la sua perla preziosa.

Egli ha gli occhi in fronte che puntano diritti al cuore di Dio, dove potrà vedere, come in uno specchio, il mercato di pensieri che vanno e vengono nel suo cuore.

Qui egli si riconoscerà, saprà cosa accade in lui e proverà l’ ebbrezza della ricerca, percorrendo la strada di Cristo.

Pertanto, un vero cercatore di Dio non può non essere un uomo di gioia ed un portatore di gioia.

Egli non dubita per chiudere gli occhi, ma per accrescere il raggio di visione della propria fede, discernendo ciò  che le appartiene e quello che è  da essa distante.

Chi dubita non è  neppure superbo.

Anzi, sa  che Dio non si rivela ai sapienti e agli arroganti, ma ai semplici, ai piccoli  anche nelle cose tanto serie come questa.

Perciò, è  un Dio gioioso e chi lo cerca non può non essere altrettanto gioioso.

Da fotomodella a suora di clausura

sposaDio non smette mai di sorprendere.

Sceglie e chiama, sempre e dovunque, spesso soprattutto lá dove sembra impossibile.

Cosi, oggi ha fatto sentire la sua voce  in un mondo di apparenze e di bugie, sospeso ad arcobaleni di sole bellezze esteriori, sordo  ad ogni ascolto.

Proprio qui ha scelto e chiamato per nome Olalla, fotomodella ed attrice, chiedendole di abbandonare tutto e  di mettersi alla sua sequela.

Una chiamata e una risposta senza se e senza ma,immediata ed  in un perfetto gioco d’amore.

Donna di forte  attrazione ed ammirazione, si spoglia di tutto ciò che possiede, per diventare sposa di Cristo.

Incredibile  dictu, sed  verum!

È impossibile resistere  alla  voce chiamante del Signore.

È  come un fuoco che consuma ogni incertezza, affina come in un  crogiuolo  e rende l’ anima pronta a calarsi nell’ orizzonte del vero amore:” ho deciso – dice –  di farmi  suora”.

Sono le parole di Olalla Oliveros  che racchiudono la decisione di cambiare la propria identitá: non più fotomodella da vetrina, ma un vero ” modello ” per la dignità delle donne.

Prime Comunioni: 22 Giugno 2014

chies3Cari genitori,i vostri figli: Alberto Ventrone, Mariarosaria Formisano, Serena Di Monaco, Alessandra  Speranza Severino, Alessandra Santillo, Anna Rosa Rivetti, Valentina Topa, Antonio Canneto, Roberto Rossetti, Angela Nardiello, alcuni anni fa, furono battezzati nel nome del Padre,del Figlio e della Spirito Santo, diventando figli di Dio.

chies2Oggi,grazie alla vostra collaborazione, dopo una preparazione attenta impartita loro dalle catechiste, per la prima volta hanno ricevuto il Pane eucaristico, nel quale Gesù è presente realmente, veramente, sostanzialmente.

Non solo,ma essi,ricevendo Gesù, sono entrati nel cuore della Trinità,nel cui nome furono battezzati.

Infatti, è il Padre che dona il Figlio a noi in forma di convivialitá:” È il Padre mio – dice Gesù – che vi dá il pane dal cielo,quello vero”.

Pertanto, è lo stesso Figlio di Dio, o la sua carne e il suo sangue a costituire l’autentico cibo e la vera bevanda:”La mia carne – dice Gesù – è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”.

Ed è lo Spirito Santo,che la Chiesa invoca quotidianamente,a rendere presente nei segni sacramentali del pane e del vino,il Crocifisso-Risorto.

I vostri figli, cari genitori, hanno ricevuto un dono incomparabile, che, in questo momento, e finchè conservano la loro semplicitá, li rende piccoli templi, dove tutti noi adulti possiamo sentire veramente il profumo di Dio.

L’Eucaristia: struttura portante della vita della Chiesa

La solennità del Corpus Domini trova le sue radici nella venerazione dell’Eucaristia tipica dei secc. XII e successivi. Stabilita dopo le visioni mistiche di Giuliana di Liegi dal suo confessore divenuto papa Urbano IV (Bolla Transiturus del 1264), la festa si svilupperà dopo la pubblicazione delle Decretali (1317) e, soprattutto, per il suo legame con la processione, elemento popolare che vi si inserirà verso la fine del sec. XIII. La solennità del Corpus Domini è da ritenere il culmine della gioia pasquale: nell’Eucaristia Dio sarà con voi fino alla fine del mondo. Il Signore Gesù, dopo l’Ascensione al Cielo, resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita Egli rimane con noi per sempre. Ora noi possiamo incontrare Gesù attraverso la “memoria” di lui, specialmente la “memoria” liturgico-sacramentale (memoriale). Durante la Celebrazione liturgica noi facciamo, infatti, memoria di Gesù, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione, rendendolo in tal modo “presente” in mezzo a noi. Non si tratta, pertanto, di una presenza disincarnata, di una memoria che si affida solo al ricordo psicologico. Si tratta di una memoria che attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla Comunità, rende presente Cristo nella sua realtà e nel mistero che ci vengono comunicati. Poiché Cristo è al centro e al vertice di tutta la Storia della Salvezza, l’Eucaristia, memoriale della sua passione-morte-risurrezione, è ricordo e celebrazione (memoriale) di tutta la Storia della Salvezza: lo è delle vicende di Israele, “popolo di Dio”; della vita di Cristo; della storia e della vita attuale della Chiesa, “nuovo popolo di Dio”. L’Eucaristia è la memoria di cui abbiamo bisogno per essere e rimanere cristiani. L’Eucaristia è la memoria che fa una comunità. H. de Lubac diceva: L’Eucaristia fa la Chiesa. E Benedetto XVI: «È l’Eucaristia che trasforma un semplice gruppo di persone in comunità ecclesiale: l’Eucaristia fa Chiesa». È dunque fondamentale che la celebrazione della Santa Messa sia effettivamente il culmine, la «struttura portante» della vita di ogni comunità parrocchiale.

A cura di don Agostino Porreca

Prime Comunioni 15 Giugno 2014

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La bellezza di qualsiasi liturgia non sta nella ricchezza di ciò che si indossa, ma nella semplicità che l’attraversa.

Ancora una volta i bambini delle prime comunioni – secondo turno – hanno dato una grande testimonianza  di fede, proporzionata alla loro età, nella presenza vera reale e sostanziale di Gesù nell’Eucaristia.

 

Dodici bambini, dodici angeli, sui cui volti tutti i presenti hanno potuto leggere il  desiderio di ricevere per la prima volta Gesù.

Un momento veramente stupendo, vissuto con un atteggiamento di profondo e religioso ascolto, interrotto, dopo la Comunione, da un applauso spontaneo e prolungato.

Un applauso che ha voluto riassumere gli auguri a tutti bambini: Cappucci Carlo, Langella Rikkardo, Gentile Luigi, Auriemma  Bruno, Merola Matteo, Russo Francesco, Santone Antonio, Bernardo Sofia, Scandurra Sabrina, Martusciello Andrea, Palumbo Pierluigi, Marino Claudio.