Categoria: Generale

L’ Italia: una locomotiva arrugginita

Le profezie dell’aurora economica da ben sette anni vengono puntualmente smentite.

Il solito intarsio di dichiarazioni, gridate come foriere di crescita,continua,invece, a scivolare  sulla strada di una  disoccupazione sempre in aumento, di  una disarmante depressione dei consumi, che aprono orizzonti di nuove e malinconiche povertà.

La visione della società attuale offre uno spettacolo in chiaroscuro,dove, al di là delle parole,uniche ad aprire barlumi di speranze che presto muoiono, si constata una forte dose di incapacità a rompere il peso della burocrazia, delle lobbj e di tutto quel coacervo di misteri, che impediscono di pensare e volare alto.

Non c’è una istituzione che non pensa al suo “particolare” o non crea una barriera di resistenza a tutto ciò che scalfisce i propri privilegi. Non c’è un partito che non si muove se non in difesa di se stesso, anche a costo di bruciare le aspettative della collettività.

Che strano Paese è il nostro!

Tutti gridano la necessità delle riforme, ma nessuno realmente le vuole, soprattutto se toccano le tasche dei soliti protagonisti.

Giocano sulle scacchiere dei risparmi della gente, con continui balzelli fiscali, mentre la miseria aumenta, assumendo, spesso, connotazioni di vera disperazione.

E’ uno scenario questo, che certamente genera confusione e, in chi ha ancora briciole di umanità, tanta amarezza, soprattutto quando ci si trova al cospetto di persone, nei cui occhi si vede e si legge l’impossibilità di rispettare l’impegno di una pigione o la stessa gestione quotidiana della propria famiglia.

Così, mentre i Grandi discutono per una poltrona in più o in meno e nulla fanno per decurtare la maestosità dei loro stipendi, che continuano ad essere una grave offesa a chi non ha il necessario, la commedia si fa tragedia per tanti imprenditori, per tante famiglie.

Sette anni di parole, puntualmente tradite dall’ assenza di una vera fantasia politica, economica e comunitaria.

Finchè il germe del “particolare” da tutelare persiste nel cuore dei politici e delle istituzioni e, soprattutto, della burocrazia, la nostra società non sarà mai una vera “Ferrari”, ma solo una locomotiva arrugginita, carica di vecchi e patologici interessi.

 

 

Diventare traino di santità.

 

 

La santità non è una meta che si può conquistare nel disincanto dagli altri.

Chi vuole diventare santo non può limitarsi ad essere tale solo per se stesso, ma deve impegnarsi,  perché  altri diventino simili a lui.

Non è possibile costruirsi e rimanere nella tenda delle proprie aspirazioni, senza mai uscire da sè, per essere specchio, dove chiunque può vedersi e plasmarsi secondo la bellezza di ciò che ammira.

La santità non é uno scrigno pieno di perle da tenere nascoste, ma è un tesoro da rendere visibile a tutti.

Non si riceve per conservare soltanto, ma soprattutto per dare, in modo che, dilatando se stesso negli altri, si diventa vero traino di santità.

Breviario e giornale

Si dice che un buon prete deve avere un breviario ed un giornale.

Il primo, non per stare  nel castello della preghiera, chiudendo la porta di ingresso a chi è  fuori.

Il secondo, non per farsi  assorbire dal terribile quotidiano, senza mai bussare alla porta del castello.

La preghiera vera fa varcare la soglia del mistero, ma non fa dimenticare ciò che sta prima di essa.

Anzi é proprio la coscienza di ció che uno é con sé e con il prossimo, che allarga l’ orizzonte della preghiera

e rende il suo castello un mondo dorato, dove é facile sperimentare il bisogno di Dio di rallegrarsi con ogni uomo.

 

Non bisogna mai farsi irretire dal potere

 

 

Non bisogna mai lasciarsi irretire dal potere.
Obbedire sì e sempre, ma mai sottoporsi a ciò che non é morale.
Spogliarsi di sé per briciole di benevolenza, farsi soggiogare da falsi miraggi di carriera, desistere da ogni stima di quanto comandato, solo per evitare rappresaglie, é gravemente vergognoso per chi comanda e per chi acconsente.
Ed é proprio in questo coacervo di perfide volontà, che pullano spesso omertà, comportamenti  infami, compromessi,  coperture, che, se vengono alla luce, prostrano ogni aspetto istituzionale.
Purtroppo, non sempre chi ha il potere é degno di esercitarlo; come non sempre chi é chiamato ad obbedire, é capace di ribellarsi al contenuto ambiguo dell’ obbedienza.
Si preferisce la connivenza, gettando così alle ortiche la propria coscienza e, soprattutto, quei poveri cristi, piccoli o grandi, scivolati nella loro rete.

Nessuno trasforma il cuore con una magia

Tu non puoi trasformare il cuore con una magia. I giochi di fantasia fanno ridere per pochi istanti.
Alleviano il peso dei problemi, spesso falsando perfino le verità. Ma alla fine tutto resta come prima: non creano un cuore nuovo.
E finché continui a tenere il tuo cuore in una corteccia asfittica, dove nulla trapela, se non immagini di insoddisfazione, mai esso si aprirà alla vera gioia di vivere.
Anzi, rischia di mutarsi in un polipo attorcigliato su se stesso.
Invece, l’unica magia, vera forza trasformante e salvante, è solo la grazia di Dio, che, una volta accolta ed alimentata, crea realmente un cuore trasparente.
Ed é proprio questo cuore, che ti rende un uomo veramente nuovo.

La libertà vera

La libertà non è forse per molti un grido, che si risolve in un semplice rumore?
Non traduce forse il desiderio di offendere o esaltare a seconda dell’antipatia o simpatia?
Chi può dirsi veramente libero, se non sa nemmeno quello per cui parla o si muove?
La libertà non è una invenzione.
È una realtà che nasce e vive nell’anima e nel cuore di ognuno, soprattutto se consapevole di essere depositario di verità e di ideali, per i quali combatte e sa persino sacrificarsi. Pertanto, solo chi ha la verità da gridare o un ideale da perseguire, può dirsi libero.
E nulla fa o dice che possa tradire il contenuto della sua libertà.
Egli agisce liberamente, obbedisce liberamente, si sacrifica liberamente.
E sa lasciare anche liberamente quanto ricevuto o conquistato, sicuro che non c’è libertà più bella che saper riconoscere nell’altro virtù migliori.

L’ arrogante

 

Chi é arrogante verso le persone semplici rivela un sottile odore di cattiveria.

Chi vede,  non può non sentire un profondo disgusto, carico di reazione.

Non c’ è uomo peggiore di chi fa il duro con i deboli e diventa poi nullità con i forti.

Non é facile chiudere gli occhi, quando un povero cristo, non sapendo come difendersi, si lascia incastrare a mò di fagotto,  dal prepotente di turno.

Ed  anche se non é semplice intervenire, non bisogna mai astenersi da un sorriso di umanità, che esprime solidarietà per l’ offeso e rimprovero per chi ha smarrito il senso della propria dignità.

Chi comanda e chi obbedisce

È veramente triste soffocare le ali dell’ intelligenza, per non scontrarsi con l’ idolatria del potere di chi veste ogni rapporto con la perentoria affermazione: ” Qui comando io “.

In realtà, è proprio qui che muore ogni dialogo, ogni tensione di creatività e tutto diventa quasi inanimato, chiuso nelle maglie di una sola mente, che nulla o poco concede all’ altro.

Ci si trova al cospetto non di chi ascolta, ma di chi impone solo il suo ascolto, convinto che quello che dice, vale molto di più di quello che può essere da lui ascoltato.

Invece, come sarebbe bello imparare ad ascoltare, ben sapendo che in ogni parola c’ è sempre un cuore, da cui partono effluvi di novità, che arricchiscono e chi comanda e chi obbedisce!

 

 

 

 

Dono o corrispettivo?

Il mio dovere non è cercare di capire per donare.

È solo quello di guardarmi dentro,  raccogliere ciò che ho e darlo senza se e senza ma.

Non è mai un vero dono di cuore ciò che si dà,  dopo aver valutato i  pro  e  i  contra.

Valutare prima di donare,  spesso,  si riduce ad un semplice atto di scambio,  che non si chiama più dono,  ma corrispettivo,  che potrebbe essere umiliante per chi dá e per chi riceve.

Invece,  è veramente stupendo donare senza porsi alcun problema nè di quantitá nè di qualità,  e  tanto meno di persone.

Dare gratuitamente quanto gratuitamente ricevuto è la gioia più grande,  che può capitare ad un uomo, che sa vedersi e leggersi nella parola di Dio.

Non é facile ascoltare e mettere in pratica

Ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica sono le due uniche condizioni che Gesù pone per chi vuole mettersi alla sua sequela.
Sembra un insegnamento semplice e facile, e lo é nelle parole.
Però nei fatti, troppe sono le difficoltà che rendono stretta la porta per poterlo  vivere.
Così, nell’impatto con la realtà  spesso salta ogni equilibrio, per cui, all’ascolto non segue alcuna attuazione.
La tensione tra obbedienza e disobbedienza alla parola di Dio resta sempre alta.
Anzi, per tanti  vale ciò che  scrive San Paolo nella lettera ai Romani:” …. Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”.
Ed ogni scelta é  tanto grave, quanto maggiore é la coscienza del rifiuto  di Dio.