Le profezie dell’aurora economica da ben sette anni vengono puntualmente smentite.
Il solito intarsio di dichiarazioni, gridate come foriere di crescita,continua,invece, a scivolare sulla strada di una disoccupazione sempre in aumento, di una disarmante depressione dei consumi, che aprono orizzonti di nuove e malinconiche povertà.
La visione della società attuale offre uno spettacolo in chiaroscuro,dove, al di là delle parole,uniche ad aprire barlumi di speranze che presto muoiono, si constata una forte dose di incapacità a rompere il peso della burocrazia, delle lobbj e di tutto quel coacervo di misteri, che impediscono di pensare e volare alto.
Non c’è una istituzione che non pensa al suo “particolare” o non crea una barriera di resistenza a tutto ciò che scalfisce i propri privilegi. Non c’è un partito che non si muove se non in difesa di se stesso, anche a costo di bruciare le aspettative della collettività.
Che strano Paese è il nostro!
Tutti gridano la necessità delle riforme, ma nessuno realmente le vuole, soprattutto se toccano le tasche dei soliti protagonisti.
Giocano sulle scacchiere dei risparmi della gente, con continui balzelli fiscali, mentre la miseria aumenta, assumendo, spesso, connotazioni di vera disperazione.
E’ uno scenario questo, che certamente genera confusione e, in chi ha ancora briciole di umanità, tanta amarezza, soprattutto quando ci si trova al cospetto di persone, nei cui occhi si vede e si legge l’impossibilità di rispettare l’impegno di una pigione o la stessa gestione quotidiana della propria famiglia.
Così, mentre i Grandi discutono per una poltrona in più o in meno e nulla fanno per decurtare la maestosità dei loro stipendi, che continuano ad essere una grave offesa a chi non ha il necessario, la commedia si fa tragedia per tanti imprenditori, per tante famiglie.
Sette anni di parole, puntualmente tradite dall’ assenza di una vera fantasia politica, economica e comunitaria.
Finchè il germe del “particolare” da tutelare persiste nel cuore dei politici e delle istituzioni e, soprattutto, della burocrazia, la nostra società non sarà mai una vera “Ferrari”, ma solo una locomotiva arrugginita, carica di vecchi e patologici interessi.