Si parla troppo e si fa poco, perché chi comanda si bea del crogiuolo delle sue idee e le ostenta come premesse e conclusioni da rispettare.
Tutto ritiene scontato e poco o nulla concede.
E chi ascolta, il più delle volte, dimentica presto, vedendo chiaramente la distanza tra le parole che si dicono e la realtà che si vive.
Purtroppo, ciò che si elabora in una stanza, lontana dalla conoscenza di tante povertà sociali e morali, presenti fuori di essa,
riflette solo ciò che si desidera o piace, ma non considera le reali verità, che chi ascolta, stando in avamposto, ben conosce.
É proprio da queste discrasie tra verità vissute e semplici desideri elaborati che nasce il non ascolto
e spesso la finzione di sorridere positivamente a quanto detto.
Categoria: Generale
Si parla troppo e si fa poco
la voce del Bello
Finchè tu non dissolverai
il velo della polvere che
tiene appannati gli occhi
non vedrai né la bellezza
che freme in te né quella
che vive nel cuore altrui
Solo se avrai ali d’amore
e volerai oltre l’egoismo
che tarpa ogni meraviglia
scoprirai ciò che è in te
e udrai la voce del Bello
che geme sempre in ognuno
Bandiere nelle mani dei ciechi
Troppe sono le bandiere finite nelle mani dei ciechi
e moltissimi sono coloro che li seguono, incuranti del baratro sempre in agguato.
Chi si pone alla loro sequela, si lascia facilmente sedurre più dalle parole gridate, che dalla verità delle idee, che ogni bandiera ha in sé.
Guai a chi va dietro ai ciechi, dopo aver conosciuto la luce della verità.
Il rischio più grande è quello di perdersi nei meandri di una notte senza ritorno.
Alla fine di ogni storia coniugale
Alla fine di ogni storia coniugale, le spine più penetranti, che lacerano il cuore e uccidono ogni rimasuglio di affetto,
sono quelle che nascono dall’ esasperazione delle pretese economiche, che marito e moglie ostentano.
È veramente incredibile esaurire la bellezza di una reciproca condivisione con il pessimo ricordo
di pochi spiccioli in più o in meno, soprattutto se vissuta con sincerità.
Ancora una volta, tutto vince il denaro e nulla resiste al desiderio tormento del possesso.
Anzi, tutto scompare al suo cospetto e persino le banalitá verbali si enfatizzano, per sostenere un chiaroscuro di corrispettivi.
Come sarebbe bello, invece, guardarsi negli occhi e lasciarsi, conservando il rispetto delle proprie giuste esigenze!
Il demone della follia
Il demone della follia non guarda in faccia a niente e a nessuno.
Investe tutto: persone o cose diventano furia di parole ed azioni,
che colpiscono come lame sottili e penetranti.
Il folle si perde tra i meandri dell’inumano e prova gioia
nell’affogare se stesso nella violenza.
Fa paura e, nello stesso tempo, spinge a pensieri di tenerezza.
Sì, proprio di tenerezza, perché la sua visione sottolinea quanto
sia psichicamente fragile e quanta oscurità all’improvviso si cali su di lui, folle,che progetta senza pensare, uccide senza ricordare.
Soffrire e vivere il rischio dell’amore
Un vero cristiano sa bene che l’amore coniugale si esprime con una sola decisione: per sempre, nella buona e nella cattiva sorte.
Pertanto, il tempo limitato non fa parte della storia del matrimonio, concepito e voluto da Dio indissolubile e perpetuo.
Tuttavia, non è facile restare indifferente a cospetto di tanti cristiani, che, avendo subito la fine della loro unione, spesso contro voglia, si sono risposati ed ora vivono il tormento della fede, che implora una maggiore comprensione e, soprattutto, una presa vera di coscienza di tale sacramento,che, pur realizzando ” una sola carne”, lascia inalterate due libertà, non sempre disponibili a soffrire e vivere il rischio dell’amore.
Ed è proprio nel tessuto di tali libertá che la Chiesa è chiamata a riflettere, senza mai perdere di vista il rispetto della salus animarum, che è il bene primario.
Il silenzio che parla
Oggi molti amano stordirsi nelle cose superflue, piuttosto che misurarsi con quelle essenziali.
Aprono facilmente la porta del cuore al chiasso, ma non hanno alcuna voglia di cercare un pò di silenzio,
necessario per rintracciare la loro identitá.
Eppure, pochi minuti di silenzio al giorno potrebbero invertire l’andamento della vita,
facendole gustare quella bellezza, che si trova nella sua profondità.
Solo nel silenzio, che crea attorno il deserto, chiunque può sentirsi padrone di sè
e cogliere quella trascendenza, che il rumore disperde.
Esiste il vero cristiano?
Mi domando ogni giorno: esiste il vero cristiano?
Come un bambino curioso, mi guardo attorno.
Osservo il comportamento di tanti e, perché no, anche il mio,
e resto profondamente deluso.
Troppe apparenze ci truccano e vestono la fede
come un qualsiasi abito da indossare per le circostanze.
Ostentiamo sempre noi stessi, ma nulla o poco facciamo
per essere e spandere il profumo di Gesù.
Anzi, a parole lo confessiamo, ma con la volontà restiamo lontano.
Preferiamo costruirci non sulla sua roccia, ma sulla sabbia,
che si sgretola,appena le onde della tentazione ci invadono.
L’angoscia più grande per un morente
L’ angoscia più grande per un morente è chiudere per sempre gli occhi
senza alcuna speranza di una vita diversa da quella vissuta.
È un mondo che gli precipita addosso nella notte, sigillandolo nei meandri del nulla.
Deve essere una disperazione atroce il sapersi finito, senza neppure una scintilla di luce, che gli sopravvive.
Quell’ onda di tristezza che dipinge il suo volto e ha accompagnato ogni istante di vita, all’improvviso si fa abisso privo di identitá, che ingoia la visione di ciò che è stato.
Non così per chi ha ravvivato il suo tempo nel pensiero dell’ eternità.
Per lui ogni momento che passa, anche se è pieno di tormento e speranza,
non è visto come nemico, ma come amico, perchè, una volta esaurita la clessidra,
gli apre la porta delle sorprese, ossia la bellezza dell’ incontro con Dio.
Il servizio nell’unità
Non c’ é autorità più costruttiva e feconda di quella che si lascia accarezzare dall’ ascolto e dalla condivisione.
Nasce una convergenza di intenti, un’ armonia di pensiero e di azione che spinge chi comanda e chi obbedisce
a cercare solo l’ interesse di ciò che rappresentano.
Anche se i ruoli e le responsabilità sono diversi, entrambi camminano attratti dallo stesso fascio di verità,
che certamente allarga e consolida la stima e l’impegno reciproci.
Non così, quando le vie dell’autorita si configurano diverse e parallele e, sin dall’ inizio,
si ammantano di luce propria ed assoluta.
Rischiano di non riconoscere a chi le deve percorrere neppure piccoli barlumi di coerenza.
E qui nascono le paure, le diffidenze, i contrasti che indeboliscono ogni comunione ed uccidono
la bellezza dell’ autorità e dell’ obbedienza, che perdono il loro respiro di servizio nell’ unità.