Categoria: Generale

La verità, essenziale in una coppia

Una coppia,che decide di gettare le sue fondamenta sulla roccia della verità, è destinata a consolidarsi sempre di più.
Anche se spesso la fedeltà a ciò che è vero, genera sofferenza e può determinare persino vie parallele, la sua forza paga sempre con la serenità e, nello stesso tempo, libera da tutte le maschere, che la menzogna dipinge.
Perciò, nessuno deve aver paura della veritá.
Anzi, ricercare ciò che è vero, parlare con e della verità, e fare sempre ciò che è giusto, costituiscono la linfa, per alimentare la vita di coppia.
Viceversa, una coppia che si costruisce sull’inganno, sulla bugia non solo non può esistere, ma non può neppure resistere.
Essendo senza basi solide, perché i suoi mattoni sono di cartapesta, si sgretola facilmente, al più piccolo urto, anche di barlumi di veritá.
Solo chi dice e fa la veritá, illumina le relazioni umane e dona integrità sincera ad ogni interpersonalitá.

Cristiani anagrafici

Molti sono i cristiani che balbettano la loro appartenenza alla Chiesa senza alcuna convinzione.
Si vestono a festa la domenica, pur vivendo nei giorni feriali, al guinzaglio dei propri interessi, distanti da Dio e dal prossimo.
Il loro è un cristianesimo spento, privo di vitalità, raccolto in un album di semplici ricordi, che affiorano per subito scomparire.
In certe circostanze liturgiche trovano anche spunti di emozioni ed autoesaltazione dello spirito.
Ma il loro vissuto quotidiano mai si libera di quella fuliggine di mediocrità, che resiste ad ogni apertura di fede.
Pensano di essere puliti solo perché sanno chiudersi nel loro perbenismo esteriore.
Credono di essere buoni solo perché ogni tanto donano un po’ del loro superfluo.
Si illudono di essere onesti solo perché non rubano al prossimo, anche se non disdegnano di fregare la cosa pubblica.
E sono proprio costoro che intenebrano la fede e svuotano il cristianesimo, i quali non esigono maschere di bellezza, ma trasparenza di cuori, capaci di sentire e sentirsi nel cuore di Dio.
E’  troppo vero quanto  diceva S. Ignazio di Antiochia:”E’  meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo”.

L’albero della corruzione

L’ eccesso di burocrazia e la mancanza di trasparenza sono gli involucri silenziosi delle pubbliche amministrazioni, le quali, al di là delle procedure e delle regole, che sembrano fatte ad arte per imbastire trappole di compromessi, nulla o poco fanno nel darsi un modello organizzativo più snello e semplificato, che, coniugando garanzie ed efficienza, produca risultati in tempi brevi.

Molto spesso è proprio la necessità dei tempi brevi a generare rapporti oscuri, che quasi sempre si traducono in dazione di denaro.

Neppure bisogna sottacere il peso che la politica ha avuto in questo andamento di poteri forti ed ambigui, favorendoli con un coacervo normativo, che dà l’ impressione di essersi mutato in una pianta carnivora, con foglie sempre modificate e pronte a nutrirsi di quanto proveniente dai poveri malcapitati, snervati dalla proliferazione di formalità burocratiche.

Oggi nessuno si meraviglia più della corruzione.

Sembra quasi un comportamento lecito, tanta è pregnante l’ assuefazione alla richiesta di tangenti.

E finchè  l’ albero della burocrazia non viene sfoltito di tutti gli intralci giuridici inutili, che rendono pesante ogni legittima richiesta, non mancheranno mai sorrisi di intrallazzi, che, una volta saldati, danno alla luce i corrotti e i corruttori.

Pertanto, solo una presenza equilibrata di norme indicanti tempi brevi e certi, sempre nel rispetto della giustizia e della legalità, può sconfiggere la corruzione, che alligna facilmente nelle pieghe oscure e velenose della burocrazia.

Giano bifronte

Le parole che si spendono ogni giorno per rinnovare il tessuto sociale  sono tantissime, ma le testimonianze sono poche. Infatti, è  più facile ascoltare discorsi innovativi, che osservare vite esemplari, che imprimono orme di sequela. A molti, del resto,  non costa niente o poco gridare il rinnovamento, soprattutto quando riguarda gli altri e non se stessi. Come per tanti, predicare la trasparenza è  il  colore preferito in pubblico, mentre in privato e nell’esercizio delle proprie mansioni , il compromesso è  la linfa vitale di ogni rapporto.  Oggi, sul palcoscenico politico si notano solo maschere parlanti, che ondeggiano  e si piegano facilmente  al cospetto di chi favorisce  vie di facile guadagno. E sono proprio  questi  soggetti, che, come Giano bifronte, ostentano un  volto di trasparenza, che  cercano  di attribuirsi, spesso infangando gli altri con lo squallido pennello della cattiveria gratuita, ed una  mente  di intrallazzi , che  perseguono senza alcuna dignità.

Il valore di ciò che sei

scomodoFare, sempre fare, soltanto fare, per affogarti nelle cose,
senza sentire il respiro di varcare la loro  soglia.
Ti immergi in esse, provi contezza di ciò che hai,
ma sul tuo volto è incisa la ruga dell’infelicitá.
Invece se ti fermi e bussi alla porta del pensare,
essa, aprendosi, può farti capire, aldilá delle cose,
il valore di ciò che sei.

 

 

L’ assenza della Bibbia nelle famiglie cristiane

In molte famiglie, che pur si dichiarano cristiane, la Sacra Scrittura è  un libro così dimenticato, che in esse è  quasi raro trovarla; e quando si trova, funziona spesso  come un semplice soprammobile.
Purtroppo, oggi la conoscenza di Dio e di Cristo,  nonchè  la stessa vita cristiana non si nutrono né  sono regolate dalla Sacra Scrittura, ma tante volte solo da riviste o dalla visione di film religiosi, che suscitano fugaci sentimentalismi, ma non fanno vibrare il cuore del vero mistero di Dio, che soltanto la sua Parola può illuminare.
In tale contesto di povertà, i cristiani facilmente si lasciano sopraffare dalle sette, come i Testimoni di Geova, che usano la Bibbia come duro grimaldello di ambiguità interpretativa, per colpire la vera Chiesa di Dio. Come sarebbe salutare, invece, per i cristiani gustare il contenuto della Bibbia, onde cogliere le sorprese di Dio e la bellezza del suo Amore, Cristo !

La forza del silenzio

L’uomo moderno, con le sue problematiche sempre in crescendo, è diventato una povera “appendice – dice Max Picard – del rumore”.
Parla come un cembalo scordato, librandosi in un circuito di parole a vanvera, inessenziali, che fanno da cornice alla fiera delle chiacchiere.
Le sue, purtroppo, sono parole che vengono dal chiasso e non dal silenzio, che è una precondizione del vero parlare.
Una parola che non riposa su di un fondo di silenzio non è mai autentica, perché  non nasce dal cuore;  è  solo un fatto palatale, ossia di parole non pensate, di parole parlate, ma non parlanti, capaci di interrogare il cuore di chi ascolta.
Chi vive solo di chiasso, perché ha disimparato il silenzio, possiede ” solo una lingua kitsch”.
E ciò si sperimenta ogni giorno nell’ ascolto televisivo o in  certi convegni, dove alcuni parlano per non dire niente,  a differenza di altri, per i quali il silenzio, in ascolto di sé,  è  segno di pensiero ed è più significativo delle stesse parole.

Gli scialacquatori del denaro pubblico

denaroNon c’è solo la povertà visibile che, senza parlare o chiedere, ma solo con gli occhi, bussa alla porta del cuore per pizzichi di considerazione:  il dramma degli ultimi, che affollano le strade  e campano con gli scarti, che spesso ricevono. Esiste  un’altra povertà, quella che si vive all’interno di tante famiglie nell’angoscia del lavoro perduto, che ha infranto l’unica  risorsa economica.

E se la prima è il frutto della ingordigia umana, mai stanca di accumulare per sé, senza alcun sentimento di condivisione; la seconda è il pessimo risultato di una gestione del potere, che ha pensato troppo agli interessi di parte senza garantire il futuro delle nuove generazioni.

Quest’ultima  povertà, che si consuma nelle mura domestiche e si rivela in un andirivieni di richieste ai vecchi genitori se ci sono, o alle strutture della Caritas parrocchiale,  potrebbe esplodere, in breve tempo, in maniera eclatante, se lo Stato non inizia a movimentarsi con una vera fantasia di iniziative valide e concrete  a favore delle famiglie cadute in disgrazia.

E’  il futuro della società che è in gioco. E finchè tale futuro resta imprigionato in un presente senza idee e prospettive, ma solo intarsiato da una ridicola e chiassosa rissosità tra i  detentori del potere, il calice del benessere sarà bevuto soltanto da pochi fortunati, che, nemmeno a farla a posta, sono sempre gli stessi: gli scialacquatori del denaro pubblico.

All’ombra della gola

Quando mangi non trasformare la fame in un rito celebrativo della gola, la quale più che gustare veramente il cibo, diventa solo uno strumento di eccesso, che non ha niente a che vedere con una seria nutrizione.
Una bocca schiava di abusi, prigioniera della tavola sempre da imbandire, non solo inquina il corpo, ma obnubila anche la mente.

E poi in un mondo affamato a volte senza nemmeno il superfluo, è triste vivere solo per il gusto di mangiare, al cospetto di tanti che si accontentano di poche briciole.

Non sembra, oggi, di grande attualità la parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro? Forse alcuni non si muovono sulla stessa lunghezza d’onda degli antichi ricchi Romani, in riferimento ai quali, Seneca scriveva:”edunt ut vomitent, vomitant ut edant”,cioè, mangiano per vomitare e vomitano per mangiare?

Artigli giornalistici

artigliOggi c’è un giornalismo che crede di essere depositario di ogni verità, non importa se poi il suo orizzonte  venga abbagliato quasi sempre da notizie semplificate extrapolate,  distorte, forzate,  amplificate,  addirittura false, che avvolgono i malcapitati in una ragnatela di denigrazioni orripilanti.

Non solo, ma ci sono anche tanti giornalisti che parlano di tutto: scienza, religione, fede,  Dio,  Cristo… senza le dovute conoscenze, riducendo così i valori umani e religiosi ad una fictio mentis, impregnata di strumentalizzazione e cattiveria dissacrante.

E non si avvedono della mole di danno che causano ai lettori, che si fanno ammaliare dalle loro elucubrazioni, che traducono una fiera di idee in un artefatto chiaroscuro.

Purtroppo, in gran parte del giornalismo e tra molti giornalisti  vige il principio dello scoop: più clamore, più vendite, più denaro in un circuito perverso, che corrode la base della stessa dignità umana.

La mania della bomba mediatica, che mira a far passare come vero il falso, come legale  l’ illegale, come morale l’ immorale, come giusto l’ ingiusto, al di la della durata temporale, è  il quadro di un giornalismo inumano, pervertito ai costumi di una certa moda: auri sacra fames!