Categoria: Generale

Pensieri segregati

Per dare sfogo ai tanti pensieri segregati, scrivo su pagine bianche linee e cerchi concentrici,

arcobaleni strani quasi incolori, che si coinvolgono e si intersecano con  intarsi sconnessi.

A primo impatto, non mi  dicono nulla.

Poi, fissandoli, impregnano gli occhi di immagini, che sembrano dare un volto a quel mondo

che insorge e mi regala  fragili fantasie.

Sono istanti liberi, che mi donano visione di sguardi e sorrisi, ricordi di dolcezza ed amarezza,

pensati e mai espressi, perché chiusi in un castello di pietra, dove il cuore aveva paura di rivelarsi.

Oltre il tempo

soloNel tempo verrai certamente ricordato
fino a quando la coltre della polvere
non avvolgerà il tuo nome nei meandri
del passato,dove ognuno si fa mistero
Qui nessuno,per quanto si sforzi,avrà
possibilità di sentire vecchi sospiri
o decifrare sembianze di nomi o volti
è uno scrigno che sembra vuoto,invece
è vivo,accarezzato dal mistero di Dio
che non dimentica nulla,tutto ricorda
persino il tuo nome scritto da sempre
nel Suo cuore,in cui già qui tu trovi
la speranza che vivrai oltre il tempo
ed anche se dimenticato quaggiù,sarai
lassù bello come un angelo,che semina
anonimi profumi del cielo sulla terra

Innamorarsi dell’amore

Tu non sarai mai innamorato dell’amore, se continui a sciupare gli istanti della vita solo per le cose che hai o vuoi,  e non per la bellezza del cuore.

Forse parleresti meno e non spenderesti troppo tempo, se avessi contezza che ti resta solo qualche pezzo di vita,  e nessuna tra le cose che ti guardano, può regalarti un respiro.

Ti ameresti certamente molto di più e daresti valore alle cose non per quello che valgono, ma essenzialmente per quello che significano.

Scioglieresti i tanti legami sbagliati che intenebrano il cuore, soffocandolo nella morsa del fittizio, e ti sveglieresti felice al canto dell’amore, che fa dire a chiunque incontri:” io ti amo”.

Il cuore di Papa Francesco

Non basta sostituire la metodica dell’annuncio per auspicare cambiamenti di vita in chi ascolta.
Ciò che è importante non è come parlare all’altro, ma  avere un cuore per poter entrare nell’altro.
E’ vero che la semplicità delle parole e dei gesti, oggi tanto di moda, crea fascino e simpatia, ma essa può sciogliersi facilmente, se non si fonda sulla ricchezza del cuore, le cui vibrazioni rilevano la bellezza dell’anima di chi parla.
Così non sono le parole facili di Papa Francesco né i suoi comportamenti da plauso a dargli tanto successo, ma il cuore, che impregna di novità ogni sua parola e gesto.
Perché molti pur essendo semplici non riscaldano l’interesse di chi ascolta?
Purtroppo, parlano senza cuore e solo guidati dalla mente,che, per quanto possa brillare ed ostentare cultura,non genera mai in chi ascolta domande di verità.
E’ solo il cuore, plasmato dallo Spirito, che trasforma ogni parola in forza penetrante ed apre l’esistenza allo stupore di Dio e del prossimo.

Il racconto di Emmaus

I due discepoli di Emmaus sono lo specchio di molti giovani di oggi, che, dopo aver accarezzato nello scrigno del cuore tanti sogni, sperimentano il loro naufragio.

E nella sconfitta, invece di cercare nuove spinte, si abbandonano, facendosi sopraffare dalla delusione.

Invece di credere ancora in quello che sarà il ” dopo “, si chiudono nel malinconico ” speravamo “, scendendo verso il villaggio del loro piccolo mondo, per vivere il ritorno alla normalità.

Ma Qualcuno non la pensa così.

Silenziosamente ed invisibilmente tesse un’ altra storia, quella del ” dopo ” la delusione, che apre orizzonti di una nuova luce.
E questo Qualcuno si fa compagno di viaggio, sussurrando parole di vita, che fanno comprendere che alla fine del terzo giorno c’ è  ” un dopo ” di gloria.

Papa Francesco: esempio da imitare

Ne quid nimis: stare nei limiti, al di là o al di qua dei quali ogni comportamento potrebbe subire uno svilimento nella sua verità.

papaCiò vale per tutte le azioni, anche per quelle religiose, spesso trascinate in enfasi con ingredienti fortemente marcati, che chiudono il Mistero alle sorprese di Dio.

Oggi, più di ieri, molti hanno smarrito le vie del semplice e dell’ essenziale, per addentrarsi nell’ ampolloso e nello sfarzo, come se tutto dipendesse da esso.

Certamente crea non poco stupore, all’ interno delle chiese, la visione persino delle piccole cose e degli stessi movimenti, che, a tutti i costi, si vogliono vestire di solenni liturgie, facendo cosi cadere da essi ogni spontaneità.

Ed anche se non si può  negare che tutto crea bellezza esteriore, è altrettanto vero che non tutti sentono il profumo della presenza di Dio.

Anzi, è più facile percepire l’ uomo nei suoi apparati sacri, che il Mistero, il quale si rivela solo mediante lo Spirito, nel cuore di chi vede ed ascolta.

Quanta attrazione genera Papa Francesco con la sua semplicità e, soprattutto, con l’assenza delle esteriorità, che quasi sempre tarpano le sorprese dello Spirito?

Perché ancora molti, di vertice e di base, non si lasciano plasmare da tali comportamenti, che sprigionano  l’ odore di Dio?

Perché abbrutire il creato?

Il creato, pur rivelando ancora tante meraviglie, che allargano cuore e mente a percorrere le vie dell’Oltre,  presenta  non pochi tratti di sfruttamento e di trascuratezza, compiuti sistematicamente dall’uomo, che, sentendosi incontrastato padrone, lo abbrutisce, trasformandolo non in una aiuola abitabile, ma in una pattumiera di veleni.
Coltivare, custodire la terra che un tempo era la passione di ogni agricoltore ed apriva enormi distese verdeggianti o ampi spazi di frutteti, oggi sembra solo un sogno, tanto si è  fatto cattivo l’ uomo verso il proprio ambiente, che tradisce ed avvelena per semplice ingordigia.
Ed è  proprio questa idolatria del denaro, che lo spinge a sacrificare tutto ciò che di bello e di valido Dio ha creato, incurante della dignità e sacralità della vita, sempre più prigioniera dei veleni nascosti e manifesti, sparsi ovunque, come squallidi trofei, in un mondo che si avvia al disastro.
Che vergogna tradire la vita propria e quella degli altri per l’ esecranda fame del denaro!

il sigillo della rinascita

cielo terraFinchè avrò un respiro, potrò sempre rinascere alla bellezza della vita.
Non basta lo sguardo o il sorriso, tantomeno la parola o il gesto,
perché  tutto, in un istante, potrebbe farsi fluido e scivolare  nell’oblio.
Non così, invece, se un giorno riesco a racchiudere, sopratutto  nell’ultimo respiro,
il desiderio  di vedermi nuovo.
Ed essendo l’ultimo,  diventerà il sigillo della mia vera rinascita.

Cosa non è la fede

Amico mio, la fede non è un repertorio di belle parole nè di comportamenti abitudinari, ma è tensione costante a vedersi nel cuore di Dio e a sentire Dio nel proprio cuore.
Ed è proprio questa stupenda inabitazione, che genera la voglia di essere più uomo nella ricerca del suo Mistero.
Tu credi che quanto più sai, quanto più ti documenti, tanto più hai fede.
Non è affatto così.
La fede non si misura dalla ricchezza del semplice sapere o dal numero dei libri letti.
Essa è nel cuore e quanto più il tuo cuore si abbandona incondizionatamente a Dio, tanto più si consolida ed ancora di più cresce in te il desiderio di chiederGli:”Signore aumenta la mia fede”.
Neppure la trovi nel carosello delle esteriorità così di moda oggi, dove il sembrare ha soppiantato l’ essere.
Tu se vuoi gustare la vera fede, che ti permette di entrare nell’intimo di Dio, dove Lo puoi conoscere, contemplare e vedere così come è, nella sua identità personale, nella sua realtà della vita eterna e nella sua situazione di comunione trinitaria di amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, devi fare deserto nel tuo cuore, metterti in ascolto e lasciarti guidare dallo Spirito Santo, che ti aprirà alle sue sorprese.
Sorprese che non sono troppo lontane da te, ma sono accanto a te, lungo la strada, dove c’ è un prossimo ultimo, che ha gli stessi occhi, le stesse mani, gli stessi piedi di Gesù.

Prediche senza palpiti

Ha veramente ragione chi dice che troppe omelie nelle domeniche ” sono prediche noiose, che scivolano via da pulpiti senza palpiti “.
Infatti, in ogni parola si constata spesso una vera assenza di cuore, si sente il peso di un eloquio da ostentare e non l’annuncio della bellezza di Cristo e del Vangelo da seguire con fedeltà.
Ci si trova ad ascoltare parole preconfezionate, senza il calore dello spirito; prediche improvvisate, che volano senza farsi interpreti del messaggio della liturgia della Parola.
O addirittura prediche disincantate dal contesto biblico ed imbevute di rivoli verbali, che muoiono nel mare di incerte considerazioni sociali.
Purtroppo, si parla poco di Cristo e troppo di cose inutili: anzi, a volte la parola di Dio viene oscurata da quella di chi predica, preso solo dal presunto fascino delle sue parole.
Credo che oggi, più di ieri, urge una riflessione attenta sul modo di predicare; una rimessa a punto del linguaggio da avere davanti all’ assemblea in ascolto.
Un linguaggio non prigioniero della propria cultura, ma animato dallo Spirito Santo, le cui vibrazioni certamente plasmano nel cuore un vero effluvio di parole, che, una volta proclamate, lasciano profonde orme di sequela. Pertanto, chi predica, deve svuotarsi della sua verbosita e deve riempirsi solo di Cristo e del Vangelo.
Solo così un’ omelia sarà efficace e toccherà il cuore dell’assemblea, pronta a gustare ogni parola che esce dalle sue labbra.