Categoria: Generale

La Diocesi di Capua in preparazione al Convegno di Firenze.

9 e 10 ottobre 2015 ORE 17.00
BASILICA CATTEDRALE

uomo indSono rimasto affascinato dalla fantasia degli organizzatori del nostro sinodo, per l’immagine impressa sul depliant. Anche se carica di profondo realismo,per il riferimento alle comunità parrocchiali, fa trasparire come sottofondo un uomo indifferenziato, senza una vera identità. Un uomo che rivela il dissolvimento di ciò che è umano, inchiodato nella miseria delle periferie, nei crocicchi delle strade; violentato dalla spirale del potere, calpestato dai costanti circuiti di egoismo.
Questo dissolvimento dell’umano, che scorre nell’indifferenza e nella sordità di tanti, affonda le radici nello svilimento del divino che l’uomo sta perpetrando con il suo modo di pensare ed agire.
Ha smarrito lo sguardo di Dio e ha finito di scivolare nel labirinto nero della sua umanità. Ecco, allora, che la Chiesa, consapevole di tanta povertà, cerca di tracciare i lineamenti di un nuovo umanesimo, che trova e vive nell’incontro con Cristo, uomo nuovo.
Tale umanesimo, impresso nel volto di Cristo, non ha bisogno di scrivanie per impararlo o insegnarlo, ma di strade, e, precisamente di quella periferia esistenziale ” presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo”. Considerando l’umanità di Gesù, si individuano cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Cinque vie ed azioni che si coinvolgono reciprocamente e se vissute alla luce del Vangelo, si inscrivono tutte nel volto di Cristo, che conduce al vero umanesimo. Solo l’uomo che sente il respiro di Cristo, non passa oltre di fronte al fratello in difficoltà. Anzi lo accoglie e nella condivisione della sofferenza , assapora la bellezza del divino che si rivela.

Coraggio…Non abbiate paura

coraggio                                       Non abbiate paura…Coraggio .

Non sono forse inviti a varcare la soglia del limite , che ci imprigiona in quello che possediamo, la  cui visione determina una netta separazione fra ciò che è tuo e ciò che è mio? Ad andare oltre quegli isolamenti culturali, morali, sociali che schiudono steccati , al di qua o al di là , ognuno crede di essere il migliore? Non sono forse esortazioni  ad essere avvento di   amore e di solidarietà per l’altro? A rompere, quindi, quel confine sottile che, a parole si condanna , ma nella realtà si mantiene tra la condivisione e il vivere egoistico?Stare nei confini del proprio mondo, attento a tutelare l’arcobaleno di se stesso , aperto soltanto agli interessi particolari con l’esclusione di quanto è motivo di disturbo o di potenziali richieste di aiuto, è espressione di  un profondo svilimento  dell’umanità, creata per essere dono  e non barriera di chiusura  all’altro. Tuttavia, è sempre valido il quid nimis, cioè, stare nei limiti, il cui oltre, perseguito in maniera irrazionale, potrebbe essere fonte di incertezza e di disagio. E la storia insegna che ogni volta che l’uomo ha voluto superare il confine, senza rispetto alcuno verso la sua e la dignità altrui,  ha generato solo un andirivieni di guai. Pertanto, è da uomo vero  varcare la barriera del sé, per porsi a servizio della giustizia, della verità, della gratuità, dell’uguaglianza , della fraternità. Invece, è da folle trasbordare dai limiti, allo scopo di depredare, calpestare, violentare, uccidere.

 

Qui nasce l’amore vero

nerQuando vesti il dare con l’abito dell’apparenza e vai là dove credi di trovare un prossimo,
che applaude il tuo gesto, sei lontano dal vero amore.
A nulla serve  l’osanna, quando nel cuore hai il vuoto, che cerchi di riempire con le finzioni.
Tu quando decidi di dare, non guardare a chi né alla gratitudine che potresti ricevere.
Fermati, invece, davanti a colui che chiede, osserva i suoi occhi e lasciati penetrare dal suo cuore.
Qui e solo qui può nascere l’amore vero, che non conosce  identità.

 

 

La Chiesa finirà?

flebile La Chiesa ha poco da dire agli uomini del presente e del futuro, se non ribadisce antiche logiche di potere. Esaurite le idee, quello che si ascolta è un salmo di fine secolo, un flebile canto destinato a spegnersi” (Curzio Maltese).

Sono gli artigli del giornalista di turno che, pur destinati a spuntarsi e lentamente a spezzarsi nel tempo, non possono non inquietare la coscienza cristiana, che spesso si trova avvolta da una coltre di incoerenza, impregnata di apparenza e di un coacervo di parole fredde e senza cuore.Certo, non si può sottacere che, oggi più di ieri, si riscontra una forte disaffezione dalla Chiesa sia  per alcuni  comportamenti indegni, spesso con molta leggerezza tollerati, sia per la poca credibilità degli stessi  cristiani , che “dicono e non fanno”, riducendo la fede a semplice ed esteriore etichetta di appartenenza sociale. Però,  neppure si può negare quella vivacità e freschezza che  Essa  sempre rivela in ogni momento e circostanza, dove chiunque, anche il non credente, vede il respiro del Mistero. Pertanto, anche se molti  cristiani ancora non hanno incominciato seriamente ad essere tali, cioè ad essere credibili; anche se all’interno della Chiesa tanti apparati hanno più il sapore della burocrazia che della Verità da vivere e donare, sulla Chiesa  brilla sempre la  luce dello Spirito Santo, per cui ogni auspicio invocato di requiem è  solo il ” flebile canto”  di chi non ha mai gustato il senso vero  di Dio.

Al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia

famNon trasformate il Sinodo sulla famiglia in un contenitore di reciproche contraddizioni o di posizioni stereotipate. Non imprigionate il fremito dello Spirito nel guscio di una fiera verbale, appesa ai soli principi, che vi allontanano sempre di più dall’odore della sofferenza umana. Spalancate,almeno per una volta, le finestre del vostro cuore. Affacciatevi sulle periferie  esistenziali, dove potete conoscere il dramma della miseria, ma anche la tristezza di tante persone, divorziate e risposate, che vivono la loro fede come in un limbo, nel gioco di povere e generiche attenzioni ecclesiali. Avvicinate, dialogate con queste famiglie, che si reputano di seconda classe, e scoprirete quanto sia celestiale  la bellezza della loro accettazione e donazione. Non vi chiedono di abdicare alla verità dell’indissolubilità, ma solo di trovare anche per esse spazi evangelici, che le aprono ai  respiri di accoglienza e di misericordia.

 

Visione anemica della fede

senza fedeLa visione anemica della fede di tanti cristiani nasce dall’ assenza del desiderio di cercare Dio per trovarlo; e di trovarlo, per cercarlo ancora e sempre.

Purtroppo, il loro cuore non è più in tensione, alla ricerca inquieta di Dio, ma preferisce adagiarsi, chiudersi in se stesso, scivolando nel guscio della sterilità.

Un cristiano che non ha il desiderio di Dio, è solo ” un numero “, che si fa coinvolgere  dalle apparenze o dalla capacità organizzativa dei capi, ma non dalla forza misteriosa della Chiesa, che ” si nasconde nelle acque profonde di Dio… acque che agitano il desiderio ed allargano il cuore”.

Un cristiano senza il desiderio di Dio non sa pregare, anzi se prega, intreccia solo parole senza cuore e senza ascolto.

Dice Sant’Agostino:” pregare per desiderare e desiderare per allargare il cuore”.

Il che significa che un  cuore incentrato dal desiderio di dilatarsi in Dio, diventa veramente inquieto, finchè non si svuota per riempirsi di Lui.

Del resto, non bisogna  dimenticare che il cuore di Cristo è il cuore di un Dio che, per amore,  si è svuotato, segnando orme di sequela, sulla cui lunghezza  ogni cristiano potesse  completamente centrarsi in Lui.

La Messa: moda o scelta di vita?

assemblea eucaristicaL’ ascolto della  Messa non è una moda, ma è la conseguenza di una scelta di vita.

Un vero cristiano non può non sapere che la Messa è il momento centrale della vita cristiana; è la memoria dell’istituzione dell’Eucaristia; è  la partecipazione alla Cena del Signore; è la risposta a quanto comandato da Gesù :” Fate questo in memoria di me”.

E se essere cristiano significa diventare  seguace di Cristo, può una persona mettersi alla sequela di Cristo, se non ascolta e vive ciò che Lui vuole?  Non è forse vero che per molti cristiani la Messa si è ridotta ad un optional,  preferendo spesso più  una  preghiera personale da fare a Dio, ritenuta più libera e sincera, che un ascolto  noioso e stereotipato, non sempre di facile comprensione, anche per l’incapacità di  chi celebra il Mistero?

A tale proposito, non si può negare che spesso l’indisponibilità all’ ascolto della Messa domenicale presenta  delle motivazioni, che affondano le radici proprio  nella leggerezza degli stessi preti,  poco rispettosi dell’intelligenza dell’assemblea, alla quale offrono una fiera di parole non sempre utili e non sempre idonee a rendere viva e penetrante la parola di Dio.

Neppure però  è  possibile  accettare l’atteggiamento di chi si astiene dall’ascolto, ritenendo che la Messa è sempre uguale. Cosa sbagliata, se si consideri che ogni domenica non  è mai  uguale all’altra sia per le letture bibliche, sia per la varietà e il numero dei  fedeli, sia per il cuore di ognuno, a cui basta una parola, un sorriso o un gesto di accoglienza, per rivedersi  una creatura nuova, più aperta alle sorprese di Cristo, che ha voluto perpetuare  la Sua presenza  vera, reale e sostanziale  nell’ Eucaristia, in mezzo a noi.

Ebbene, al di là dell’aspetto obbligatorio di ogni  cristiano di andare alla messa, non si può sottacere che essa  è l’unica occasione per partecipare alla cena di Dio stesso, morto e risorto  per la  nostra salvezza

Quella del Monsignore gay Krzysztof fu vera vocazione?

“La Chiesa – diceva don Alberione – non ha bisogno di molte vocazioni, ma di vocazioni autentiche”.
Non è il ” numero” che qualifica la vitalità della Chiesa, ma la bellezza della vera chiamata e della risposta sincera in un dialogo tra un ” Io ” che chiede e un tu che grida ” eccomi “.
La necessita del” numero ” banalizza a volte la verifica dell’ autenticità vocazionale e fa guardare non più a Colui che chiama, ma solo a chi si presenta quale ipotetico chiamato.
Ed è un grave errore che facilita accoglienze in chiaroscuro, certamente di sola iniziativa umana e senza quella Voce dall’ alto che la preghiera muove e piega a chiamare.
Oggi, più che mai, è necessario da parte della Chiesa un serio ed adeguato discernimento nella scelta sacerdotale, onde evitare che soggetti psico-affettivamente immaturi cerchino riparo in Essa, per appropriarsi di un ruolo, che l’impatto con la realtà potrebbe farlo esplodere in comportamenti rovinosi per la Sua stessa immagine.
Cosa che purtroppo si sta verificando in questi ultimi tempi, dove alcuni accadimenti, come quello di Mons. Krzysztof, che grida il suo amore omosessuale, infastidiscono la mente e il cuore di molti cristiani, i quali, al di là del perdono da non negare mai a nessuno e senza mai  perdere la fiducia nei veri sacerdoti, auspicano dalla Chiesa decisioni in materia più severe.

Le parole che creano ascolto

Ho l’impressione che chi non sa ascoltare, non ha imparato ancora a parlare.
Anzi, può anche parlare, ma spreca solo le sue parole.
Non conoscendo la bellezza del silenzio, non sa neppure misurare  quando basta un gesto o uno sguardo, piuttosto che una parola .
Se oggi molti si perdono in girotondi verbali, é perchè non hanno mai attinto alle  fonti dell’ascolto, dove il silenzio parla e  veste la vita di verità  e sincerità.
E queste sono le uniche parole che creano l’ ascolto e plasmano chiunque le fa sue.

 

Nei chiari

Molti misteri ci camminano accanto

troppe cose sono senza spiegazione

neiviviamo nel cuore della notte nera

ove le stelle sono solo nei chiari

Spesso ci alleniamo per capire ciò

che non parla o appare,ci fermiamo

ci muoviamo stupiti,ma non andiamo

oltre,dove possiamo vedere il vero

Gli occhi osservano si dimenano,ma

non vanno aldilà,più che penetrare

il cuore dei misteri,amano restare

sulla soglia,giocando con le fiabe

Eppure in tutto quello che vediamo

e ci passa vicino,vibrando misteri

le corde dell’anima possono aprire

la nostra mente alla luce del vero