Categoria: Generale

Guadare oltre

Non credere che sia facile guardare oltre, al di là  di ciò che vedi o pensi.

Forse, con la tua intelligenza, puoi comprendere il contenuto ed ammirare la bellezza delle cose, ma mai puoi leggere dentro di esse, per scrutarne e capirne la profondità.

Invece, se tu vuoi superare la semplice visione degli accadimenti; se vuoi penetrare le vie e i pensieri di Dio; se vuoi trascendere la corteccia di quanto ti circonda ed andare oltre, devi sapere che non è  sufficiente la sola capacità  intellettuale, ma è  necessario aprirsi allo Spirito Santo, che, con il dono dell’ intelletto, ti farà capire persino le situazioni, le cose umane, con l’ intelligenza di Dio.
Naturalmente questo dono è  solo per chi ha fede, per chi si lascia plasmare dallo Spirito Santo, che, proprio mediante tale grazia, se tu hai fede, ti introduce nell’ intimità con Dio e ti fa crescere nella comprensione di quello che Gesù ha detto e ha compiuto.

In  altre parole, ti mette veramente nella condizione di guardare oltre.

Una preghiera tacita

Nell’ora della notte,quando tanti dormono

ponendo in oblio ansie e gioie del giorno

io sprofondo nell’estasi del silenzio,ove

a tenere sveglia la mia anima è la Parola

che si fa immagine dell’Amore e m’avvolge

gemmandomi nella bellezza del Suo mistero

Nell’ascolto io mi apro e sento che anche

le mie parole emettono un profumo diverso

come se fossero effluvi della Sua potenza

La interpello e da Essa attento mi lascio

interpellare,vivendo una tacita preghiera

che fa sibilare le corde del cuore di Dio

 

Capire il cuore di Dio

Quante proteste, quante domande rivolgiamo a Dio, allorché  ci sentiamo schiacciati dal peso degli accadimenti o dalla inspiegabilità  di tanto dolore.

L’ assenza di risposte spesso innervosisce e crea freddezza.

Il suo silenzio appesantisce gli occhi e il cuore.

E’  il momento in cui la sua presenza si colora come una statua, quasi dirimpettaio alla nostra vicenda umana.

Ci sentiamo soli, sedotti ed abbandonati proprio da chi abbiamo invocato prima come Padre.

Abbiamo l’impressione di un Dio nascosto che è  stanco delle nostre lacrime e delle stesse domande, anche se resta ancora un Dio cosi grande, che non ha bisogno di far tacere le proteste, le domande, la nostra libertà.

Eppure, mai ci inginocchiamo, anche se sembra muto ed assente,per sentire il suo respiro; mai apriamo gli occhi, per scoprire le orme da Lui lasciate; mai ci mettiamo ad origliare alla porta del nostro cuore, per sentirlo bussare con la dolcezza di un padre, trafitto dal dalle grida  dei suoi figli.

Sono proprio questi istanti di abbandono, che ci aiutano a capire il cuore di Dio e ci fanno cogliere la bellezza della sua luce, fonte di fede e di amore.

Quando incominciamo ad essere cristiani?

Dopo 2000 anni di cristianesimo ancora non incominciamo ad essere veri cristiani.

Continuiamo ad annacquare la fede di vari  e tanti ingredienti,  che nulla o poco hanno a che vedere con l’ insegnamento autentico di Cristo.

Ed anche se le voci parlanti di Lui sono in costante aumento, non si può sottacere che molte di esse  si riducono  a semplici parole, peraltro incapaci di toccare la profondità del cuore di chi ascolta.

Oggi più di ieri,tutti  gridiamo che la nostra è l’ era cristiana, tutti affermiamo di credere in Dio, tutti  ammiriamo le grandi cattedrali estasiati dalla loro  bellezza artistica, tutti affolliamo  Piazza S. Pietro  sedotti dalla semplicità del Papa, ma nell’ impatto con la realtà  viviamo un cristianesimo all’ acqua di rose, senza alcuna  coerenza.

A volte siamo più trascinati dalle onde dell’emozione e della curiosità, piuttosto che dalla volonta  di una vera sequela a Cristo, che non ci chiede di essere solo credenti, ma credibili in un mondo, che stanco delle fumose apparenze, esige sintonia tra fede e vita, messaggio del Vangelo e  vissuto quotidiano.

Finche noi cristiani non caliamo nella vita il contenuto della nostra fede,possiamo essere anche credenti,ma non saremo mai credibili e coerenti.

 

 

Il dubbio

La vita è  un intarsio mai  finito di esperienze, ognuna delle quali è  un tassello per un vero mosaico, dove è  possibile cogliere la verità  in tutto o in parte.

Il desiderio di fare esperienza quasi sempre nasce dalla ritrosia ad accettare, a scatola chiusa,  quanto gli altri affermano o riportano.

Purtroppo è  la paura dell’ inganno che, generando il dubbio, spinge a cercare, attraverso ciò che si ascolta o si vede, orme di verità, che fanno da cornice alla bellezza della vita.

Oggi troppe sono le idee che avvolgono di fuliggine la coscienza e la mente, per cui altrettante sono le difficoltà a compiere veri atti di fede.

Perciò, è  sempre salutare dubitare per non cadere nella sciocca credulità.

Come dice un proverbio:” Chi non dubita, non cerca; chi non cerca, non vede; chi non vede, resta cieco”.

Dove è il cuore di tanti cristiani?

Non sono pochi i cristiani che hanno le labbra della carità, della giustizia e della pace, mentre il cuore è  chiuso nello scrigno di se stessi, attenti alla visione di ciò che hanno e che li rende incautamente appagati.

Troppe sono le distanze tra ciò che credono e ciò che vivono; tra quello che pensano e quello che testimoniano.

Spesso si illudono di sapere e di vedere tutto, ma il loro è  un sapere e un vedere senza cuore; ritengono di essere i depositari di Cristo, però  sono incapaci di rivelarlo nelle cose che contano.

Infine, a volte, gridano di essere a posto con Dio e con gli uomini, invece, nella realtà sono lontano da Dio e dagli stessi uomini.

Le squame dell’ ipocrisia ancora non cadono dai loro occhi, ancora non prendono atto dei loro limiti, delle loro povertà.

Eppure, oggi più che mai, Dio interpella tutti  sull’ autenticità di se stessi.

E questo è  un invito ad uscire dal sonno della cecità, per aprire gli occhi alla bellezza e semplicità del Vangelo.

E’ una chiamata ad essere trasparenti e luminosi, ben sapendo che ” Dio non guarda l’ apparenza, ma il cuore “, il quale più è  nella luce, più permette di vedere e leggere le cose, le persone e gli avvenimenti con gli occhi di Dio e, quindi, con gli occhi della fede.

Due stili di autorità

favelaDue stili di autorità leggo nelle affermazioni di Papa Francesco: uno, comandare per dominare,  cosa che non gli appartiene; l’ altro, servire gratuitamente, cosa che traduce la sua vita in un costante servizio al popolo di Dio. In questa diversa interpretazione, vedo la lontananza tra il cuore del Papa, che cerca e si annienta come servo in chiunque, e tanta gerarchia, che, non  riuscendo a staccarsi dalle maglie del potere, scivola in una cattiva gestione dell’autorità.

Arrampicatori sulla roccia della Chiesa

E’ proprio vero che nella chiesa  vi sono – come dice Papa Francesco – ” arrampicatori “, che avanzano con un alpinismo felpato e costante; e senza  mai incrinare la sagoma della propria esteriorità spirituale, raggiungono ogni meta.

E sono tanti, che, sin dall’inizio, si preparano nella provetta del potere, spesso ben guidati da maestri, che, prima di loro, hanno fatto lo stesso cammino.

Costoro mai sentono l’ odore delle pecore né  si lasciano  commuovere dalla gente stanca, che bussa alla porta delle sacrestie, per deporre le sue difficoltà.

Preferiscono  la bellezza delle stanze chiuse e dei  corridoi di rappresentanza, guardando  cose e persone attraverso  gli oblò  filtrati da altri.

Ed oggi, molto più di ieri, questa voglia di toccare la vetta del potere occupa il cuore di tanti e circola già  dai seminari, dimenticando come Gesù rimprovera Giacomo e Giovanni,che volevano un posto di potere nel suo regno: ” … Ma voi non sapete cosa chiedete”.
E spesso sono proprio questi arrampicatori, non sempre i piu bravi, che interpretano il potere non come servizio,ma come ostentazione di sé ,facendosi antipatici e rendendo triste la Chiesa.

Come percepire l’odore dell’uomo

Nessuno può percepire l’odore vero dell’uomo, se non ascolta prima i battiti del suo cuore,
impregnati di tante tensioni,che trovano in esso riparo e sono un pò come quelle ore pesanti
che segnano il crepuscolo di un sogno.
Se le apparenze offrono profumi diversi, anche se spesso nascondono profonde tristezze,
solo nella scoperta del deserto interiore silenzioso, dove si annida l’angoscia del quotidiano,
si può conoscere la sua storia.
Qui egli, a tu per tu con la solitudine, rumina passato presente futuro in un intarsio di gioia e tristezza,
di rassegnazione e ribellione, di affetti vivi ed infranti,e rivela lo spessore di ciò che é: un uomo
sempre bisognoso di qualcuno con cui condividere se stesso.

Non sappiamo più meravigliarci

Oggi nulla riscalda più la nostra fantasia.

E poco o niente risveglia la nostra poesia interiore, sopraffatti come siamo dai miti che altri hanno creato per noi.

Se prima un semplice sorriso ricevuto era fonte di stupore, tanto da far germogliare petali di pensieri, adesso ogni gesto, anche il più interessante, passa inosservato, senza neppure bussare alla porta della meraviglia.

Così, pur non mancando tante cose meravigliose,che ravvivano il nostro frattempo, con amarezza dobbiamo denunciare che attualmente, nel cuore dell’uomo, manca la gioia di stupirsi.

Siamo diventati aridi, prigionieri di un deserto, che brucia tutto, anche i barlumi di novità.

Purtroppo, non sappiamo più meravigliarci, perché piu che aspirare alla sapienza, pensiamo solo alla conquista delle cose.

Le quali, a differenza della prima che apre lo scrigno dello stupore, ci massificano nei granai dell’indifferenza e della noia.