Molti mi chiedono se la gioia appartiene al cristiano oppure no
Certo, osservando il comportamento di tanti, che hanno sul volto
rughe di tristezza o mancanza di qualcosa, mi pare proprio di no
Allora, mi domando dove è andata a nascondersi la nostra gioia
E come un bambino la cerco, posando gli occhi su chiunque
Però non trovo nulla, se non risate ridicole e grossolane moine
che creano solo un mondo artefatto, dove ciascuno prova a dipingersi
come un manichino pallido e senz’anima.
All’improvviso, vengo attratto da un chiacchiericcio, mi avvicino e
vedo un uomo, che senza parlare, brilla di gioia e con gli occhi
racconta la sua vita, nella quale io sento il vero profumo di Dio
Non ha nulla, è più povero di un mendicante, ma ha un cuore
pieno di gioia, dicendosi amato, perdonato, ed accolto da Dio
Categoria: Generale
La gioia appartiene ancora al cristiano?
La saracinesca
Nessuno piange per la verità tradita, tutti si commuovono per le maschere trafitte.
È un mondo di false lacrime, prive di dolore, quasi nettare da scene,
senza un alito di vero pianto.
Aldilà della sofferenza, generata dalla malattia, che incide la poesia del corpo,
è difficile trovare chi sa piangere per l’infelicitá altrui.
Ormai ognuno, al di fuori di sè, preferisce calare la saracinesca,
per vedere dal suo oblò solo ciò che gli ritorna comodo.
Alla luna
Sei bella,
sia quando ti mostri
luna piena,
sia quando le nubi
ti giocano intorno,
fasciando il tuo splendore.
Sei sempre bella,
nella diversità delle immagini
che riveli,
nei colori in penombra
che presto muoiono,
nei sogni che regali
a chi ti guarda.
Nella tua solitudine
io rivisito
la bellezza di ciò che sono,
e pur vedendo le mie nubi
che rivestono la vita,
non perdo mai la tua luce,
che illumina il mio cammino.
Dio non ti abbandona mai
Dio non ti abbandona mai.
Ti cerca sempre, anche quando il tuo cuore si lascia conquistare dai soliti arcobaleni di stupide fantasie.
Puoi peccare, puoi toccare il fondo della miseria, ma il cielo di Dio non si chiude mai per te.
Le strade per incontrarlo sono sempre aperte e segnate dalla Sua misericordia.Non pensare di essere un ipocrita solo perché prometti e non mantieni o ti penti per poi ricadere alla prima occasione.
Dio conosce la tua fragilità, ma continua ad amarti così come sei: un mosaico di bellezza, che nessun peccato può abbrutire o renderlo irriconoscibile al Suo cospetto.
In te non c’è nulla di negativo che Egli non possa perdonare, purché ti lasci guidare dall’umiltà, la virtù che schiude il Suo cuore, dal quale partono infiniti raggi di paternità.
E quando subentra la tristezza o il senso di colpa dopo la caduta, non farti vincere dal fascino della commiserazione o dalla rassegnazione alla soccombenza, cosa che genera il sorriso del diavolo, ma esci subito da te, per cercare la Sua misericordia, che ti prende sempre con braccia accoglienti.
La gioia di Dio è il ritorno al Suo cuore, il tuo abbandono senza conversione è la Sua sofferenza.
L’ amicizia
Un’amicizia che non lascia traccia
è uno scrigno vuoto,dove non trovi
odore d’amore o barlumi di affetto
ma solo fuliggine neppure sbiadita
quasi intarsio annerito di polvere
che distrugge anche il suo ricordo
Non così l’amicizia pulita vissuta
come un tesoro che raccoglie tutto
persino i pochi spiccioli di cuore
essendo anch’essi come monete rare
che segnano i passi d’ogni momento
dove leggi passato presente futuro
il passato che ti parla di Eurialo
e Niso,il presente dei vincoli che
ti legano,il futuro che dice amore
e qui navigo io con vele ben salde
trasparenti che il vento scuote,ma
non spezza,perchè tutte d’un pezzo
Cestini d’amore
Infanzia
Tutto
ricordo dell’infanzia,
libro già scritto ove
ancora mi cullo e vedo
quasi in uno specchio
i ponti delle immagini,
tela della mia memoria.
Quadri chiari
senza nei di oscurità ove
ancora transita l’azzurro
spensierato della vita,
che mi rende meno amaro
il pallido involucro
del pensoso presente.
Tutto
era bello sereno allegro
anche l’acquisto di scarpe
usate fatto da mia madre
da una zingara era un dono
per me importante che oggi
ancora rammento con amore.
Pur nel respiro della povertà
per la quale le cose futili
erano straniere ai desideri,
nulla mi facevano mancare
il lavoro di mio padre
la regia di mia madre,per cui
anche con poco ero sorridente
Giorni cari
che il tempo non ammansisce,
ove senza giochi mi divertivo,
rincorrendo nidi di uccelli o
farfalle riposanti sui fiori,
che una volta fatti prigionieri
diventavano trofei di gioia.
Infanzia di semplicità
nuda e senza problemi
felice di respirare
il fresco dell’aria
dopo la pioggia o di contare
le stelle che le nubi velavano
o svelavano nel loro splendore.
Tutto rivivo
nella trasparenza della memoria,
dove ancora scorrono figure
di cose e persone il cui legame
resta come il tralcio alla vite
e lenisce il dolore di ciò che
più non c’è.
Nel cuore della vita
Quando Dio irrompe nel cuore della nostra vita,
aprendo la resistenza delle tenebre alla luce
e noi ci facciamo trovare disponibili all’accoglienza,
abbandonandoci all’ azione del suo Spirito,
diventiamo realmente nuovi.
Non più fasciati dalla coltre della fragilità,
che ci prostra ad ogni tentazione, ma ricreati dal suo amore,
che ci proietta in orizzonti di trasparente umanità,
in aperta linea di adesione alla sua volontà.
E siamo veramente nuovi.
Non ragioniamo ed agiamo più secondo gli schemi,che il mondo offre,
piegandoci al suo spirito,
ma ci muoviamo secondo il pensiero e le vie di Dio,
che ci orientano alle cose di lassù.
Tenerezza di Dio
Io so che Tu
mi vuoi bene;
anche se non Ti vedo,
lo sento,
soprattutto
quando cade la sera
e sto solo
con i miei pensieri.
Tu non parli,
ma io ascolto
il tuo silenzio,
effluvio di parole
indicibili,
che scorre
nel profondo dell’animo.
Come Te
anch’io non parlo,
ma in estasi
mi apro al tuo cuore,
dove trovo
parole d’amore,
che scrivono il nome
con cui Tu
da sempre
mi chiami.
Diventa chi sei davvero
Tutti noi siamo vasi d’argilla,
fragili e poveri,
nei quali c’è il tesoro immenso che portiamo.
Oggi l’uomo è “troppo” impegnato nel confrontare la propria
persona con i soliti “modelli sociali”,
piuttosto, che nel cercare di accrescere il proprio “talento”
assegnatogli da Dio.
Ognuno dovrebbe provare,
o almeno tentare, di RICONOSCERLO.
A cura di Giordano Giulia