Uno degli errori, che segna l’ approccio alla chiesa, è quella di pensarla o come una pertinenza esclusiva dei preti e vescovi; o come una immagine rappresentativa del Vaticano.
Restrizioni queste che la rendono una semplice creazione umana, una istituzione centrata su se stessa, e le rubano quel divino nascosto e, nello stesso tempo visibile, che allarga gli orizzonti della sua storia, che va aldilà di qualsiasi improvvisazione temporale.
La chiesa, invece,non è dei preti o vescovi e tanto meno del Vaticano:essi sono solo parti di un immenso popolo,che ha Dio come padre e madre insieme, ossia di una grande famiglia, che siamo tutti noi.
Ebbene, questo popolo ha una storia, che affonda le radici molto prima di Cristo, quando Dio chiama Abramo e lo invita a mettersi in cammino verso la terra promessa.
Una volta in cammino,incomincia la chiesa a camminare.
È un popolo che Dio accarezza con le sue benedizioni, benché lungo il percorso non mancheranno infedeltà.
Ma Dio è sempre accanto ad esso, e non si stanca mai di irradiare la sua misericordia.
Anzi, come un padre gli insegna a camminare, così come Gesù fa con la sua Chiesa, da Lui voluta e fondata.
La riempie della sua misericordia e del suo amore: Egli, infatti, ci perdona amandoci e ci ama perdonandoci.
Ed è proprio questo, e non la nostra bravura, che ci fa crescere come popolo di Dio e come Chiesa.
Perciò, quanto più sentiamo il profumo dell’amore e del perdono di Dio, quanto più ci sentiamo presenti nel suo cuore e Lui nel nostro, tanto più ci sentiamo Chiesa e la vediamo Madre nostra.
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Approccio alla Chiesa
Involucro di indifferenza
Il mondo giace in un involucro di indifferenza.
Tutto scorre senza emozioni, come se nulla avesse un alito di vita.
Nessuno si avvede delle lacrime e neppure si ferma per condividere un pó di gioia.
Sia la vita che la morte giocano sulla stessa scacchiera: vincono o perdono, non generano mai pensieri diversi.
Sono solo un tema,dove l’una si conclude con la morte, l’altra chiude la vita.
È veramente drammatico vedersi lentamente assorbito dal tempo,senza gustarne neppure briciole di bellezza,che nascono dalla sua varietà.
E questo è il mondo privo di speranza e, soprattutto, senza umanità, la cui perdita oscura persino la visibilità di Dio.
Vedere un papá …..
Vedere un papá che solleva il figlio all’ altezza del suo viso, che lo bacia e lo innalza verso il cielo sotto lo sguardo estasiato della moglie, è l’ espressione più gioiosa della paternità e della maternità.
È un gesto d’amore toccante, che rafforza la fiducia nella famiglia e genera, soprattutto in chi ancora non lo è, il sogno di diventare padre o madre.
Non c’ è un tesoro più prezioso di un figlio, festa di cuore e di mente, che, oltre a tradurre in una cornice vera, la bellezza della vita, dipinge anche l’ immagine della coniugalitá, quale reciproca accettazione e donazione delle proprie persone.
Anche nella Chiesa c’è la gelosia
Ciò che immalinconisce nella Chiesa è la carenza di una vera comunione sacerdotale.
A parole si professa, ma nell’impatto con la realtà, si constata un’ opera strisciante di denigrazione, che nasce dalla gelosia, dalla voglia di farsi spazio, che sfocia, quasi sempre, nell’ accecamento delle capacità degli altri.
A volte certi comportamenti sembrano più ossessionati dall’ idolatria di se stesso, che dalla consapevolezza dei demeriti dell’invidiato, il quale, appesantito da tante disistime, si chiude spesso in sè, cercando altrove ciò che i confratelli gli negano.
Come sarebbe bello, invece, riconoscere i carismi altrui, condividerli, imitarli, in una sintonia di amicizia fraterna, che apre la porta al superamento di ogni tristezza, di ogni incertezza pastorale e, soprattutto, della grande solitudine!
Ciò che dilania i lineamenti del volto di Cristo e deturpa l’ immagine di una Chiesa particolare non è tanto la critica inconsulta di alcuni laici, i quali spesso si divertono a rendere trastullo nei loro discorsi questo o quel sacerdote, proiettando su di lui, il letame dei propri pensieri, ma è l’ agire di certi confratelli, che, non conoscendo la tecnica della difesa sacerdotale, preferiscono trasformare le chiacchiere altrui in mezze verità.
Semplice superficialità o desiderio di umiliare quei carismi, che il Signore dona e con cui rende bella e fresca la sua Chiesa?
Ai posteri l’ ardua sentenza.
unico barcaiolo
Temo di essere un naufrago
anche se passo ogni giorno
per un fiume sempre uguale
Navigo tra sponde tortuose
senza porti ed onde marine
con la bussola poco chiara
Ad ogni miraggio intravedo
l’attimo dell’Infinito che
subito fugge via facendomi
unico barcaiolo della vita
So di essere alla porta ma
nulla mi indica l’ingresso
la barca è ancora non nuda
per entrare cheta in porto
Sono contento
Porta del cuore
Ciò che mi fa un uomo di gioia
è la libertà, che mi rende vivo
e mi dà la forza di gridare sì
o no a chi vuole entrare in me
Non è un trofeo che ostento né
un uscio di facile ingresso, ma
un pregio scaturito dal dolore
che oggi adopero per schiudere
l’unica porta:quella del cuore
Il mistero di Mediugorie
Non c’è nulla di straordinario.
Eppure, tutti, sfidando le dure asperità della montagna, salgono a passi lenti, con gli occhi fissi verso il basso, attenti a cercare spazi di maggiore equilibrio.
Non hanno bisaccia, ma solo un bastone e tanta voce per gridare: Ave, o Maria.
Sono di ogni età.
In ognuno la fatica è straniera.
L’ andamento riflette una profonda freschezza, quella del cuore, che dipinge sui volti la bellezza della felicitá.
Di tanto in tanto si fermano non per sostare, ma solo per alzare lo sguardo, spingersi oltre, attratti dal Mistero nascosto un pò ovunque.
Sembra che in ogni pietra, in ogni pianta, in ogni filo di erba c’ è un divino nascosto, che potrebbe esplodere all’ improvviso.
È il mistero gustato da chi sale la collina dell’apparizione o la montagna della Croce.
È il mistero che fa di tante persone una chiesa in cammino verso Dio, abbracciate dall’ unica fede in Cristo, protette dalla tenerezza di Maria, sua Madre e madre di ogni mendicante del cielo.
I respiri delle lacrime
La voglia di andare oltre
Siamo avvolti da una coltre di mistero, da cui ognuno si sente attratto e dove chiunque cerca di penetrare la bellezza di ciò che il visibile nasconde in sè.
La voglia di andare oltre, di volare al di là della siepe, che segna il limite della visione, è il fascino di ogni cuore, sempre pronto alle sorprese dell’imprevedibilità.
Con gli occhi che navigano in alto, dove silenzio ed armonia dipingono l’inesprimibile, germogliano anche fiori di domande, che ci smagnetizzano dal frattempo che viviamo e ci proiettano nell’ orizzonte di ciò che non muore: Eternita’