
Troppo immersi nella conquista dell’ oggi e di quanto produce,
proviamo fastidio persino ad usare le parole, che potrebbero aprire
la vita oltre la morte.
Uccidiamo l’aldilà, paurosi di sciupare il piacere di vivere
e non ci rendiamo conto che, così facendo, massacriamo ogni istante
in un turbinio, senza il sapore di una speranza vera.
Eppure, non é la morte che incute paura, ma è l’ inutilità della vita
che crea il suo terrore.
Se siamo oggi seriamente poveri nello spirito, non é dovuto alla vita,
che pur conserva straordinari pizzichi di novità, ma all’ assenza
dei pensieri ” ultimi “, che, se insorgessero in ciascuno di noi,
la trasformerebbero in un tempo per amare, per dare, per espiare.
E certamente saremmo felici sia per la vita, che corre verso le cose di lassù,
sia per la morte, che può bussare, quando vuole, alla sua porta,
che troverebbe sempre aperta